sabato 19 novembre 2016

Christianna Brand: Cockrill perde la testa (Heads You Lose,1941) – trad. Marilena Caselli – I Classici del Giallo Mondadori N.890 del 2001




Il primo romanzo di Christianna Brand, con l’Ispettore Cockrill fu Heads You Lose, scritto nel 1941. Prima di esso, nello stesso anno, Christianna aveva però esordito con “La morte ha i tacchi alti” (Death in High Heels), romanzo che le aveva riservato un’ottima accoglienza e che le era servito di sprone, quando ancora lavorava come commessa, convincendola a continuare la sua carriera di scrittrice. E’ un romanzo con dei delitti impossibili e che ha una vena sottilmente macabra, venata dal velo della pazzia e comunque dalla bizzarria, che dona al romanzo un suo fascino particolare
Stephen Pendock è lo squire del villaggio. Grace Morland è una pittrice, che ora gli sta parlando nella terrazza della sua casa. Di lui è innamorata, forse sì forse no, ma certamente le farebbe piacere vivere il resto della sua vita con lui a Pigeonsford. Il fatto è che Stephen, così misurato, così sobrio, e anche così maturo, ama segretamente Fran, una delle nipoti di Lady Hart che lui sta ospitando nella sua magione. Fran è però così giovane, così sbarazzina, che Stephen è in dubbio se veramente lui, cinquantenne, possa interessarle: il suo al momento è un amore platonico e non sa se riuscirà mai a diventare altro.
Grace dipinge nei vari momenti della giornata i paesaggi che più la attirano: dalla terrazza di Stephen può dipingere godendosi il paesaggio migliore, però sa di essere tollerata; nonostante ciò ha imposto la sua presenza, che per gentilezza non è stata rifiutata. Si accorge subito che Stephen non ha occhi che per Fran, nonostante le faccia gli occhi dolci anche James Nicholl, giovane e ricco scapolo. E siccome è gelosa di Stephen, pensa bene di disprezzare l’unica cosa per cui Fran si sia dimostrata entusiasta, un cappellino vezzoso, che fà vedere a tutti: a sua nonna, Lady Hart; a sua sorella Venetia e a suo cognato Henry Gold, ricco ebreo; a Stephen; e a Grace, che si trova lì per dipingere, che esclama: “..neanche morta in un fosso, vorrei farmi vedere con un cappello del genere!” (pag.19).
Fatto sta che quella notte viene trovato il suo cadavere, nella proprietà di pertinenza della magione, proprio in un fosso, con il cappellino di Fran calcato sulla testa, dal vecchio maggiordomo Bunsen, che è andato a trovare la sorella in bicicletta, ed era di ritorno a Pigeonsford. Il fatto sconvolgente, che lascia tutti inorriditi, a partire da Bunsen stesso, da Lady Hart, Pendock e gli altri è che Grace Morlan non è stata solo uccisa, ma anche decapitata; e che sulla testa, a mò di sfregio, è stato calcato il cappellino da lei vituperato. E’ evidente che solo alcune persone erano a conoscenza di quanto aveva detto Grace, e sempre solo le stesse persone sapevano dove il cappellino fosse stato riposto, cioè in quale posto della casa: quindi è evidente che se un colpevole deve ricercarsi, lo si deve trovare nella casa.
Di questo è soprattutto convinto l’Ispettore Cockrill, detto familiarmente Cockie, dagli occupanti della casa, perché abitante da quelle parti: è rimasto profondamente turbato alla vista del cadavere, anche perché lui Grace Morlan l’aveva conosciuta in gioventù: “una capra sentimentale” era per lui, e quindi non aveva mai avuto alcuno stimolo affettivo nei suoi confronti nonostante ella avesse in più occasioni tentato di farsi sedurre. Triste il destino di Grace: nonostante avesse cercato di non restare “zitella” per il resto della sua esistenza, nessuno le aveva mai dimostrato sentimenti affettuosi. Forse anche per l’acidità che ella dimostrava alla prima occasione. Fatto sta che ora è morta. E anche male.
Il primo campanello di allarme per Cockie, è la telefonata che arriva in centrale, e che proviene dalla casa di Pendrock : a parlare è una donna, che dice di essere l’assassina, e che di lì a poco anche Fran morirà. Cockrill deve trovare l’assassino prima che uccida di nuovo; e siccome anche l’estate prima, una sguattera, dopo aver salutato il suo innamorato, era stata trovata nel boschetto della tenuta, con le mani legate dietro la schiena e la testa staccata dal corpo mediante un’affilatissima falce, lasciata lì dappresso, la cosa diventa maledettamente urgente.. E’ ben strano che a distanza di un anno vengano trovati ben due cadaveri decapitati nella stessa tenuta. E di questo è certo Cockie.
Un altro personaggio fa capolino, alla morte di Grace: è la sua sorellastra Pippy Le May, attrice.
Pippy Le May odiava sottilmente la sorellastra. Quando è avvenuto il delitto era lontana e quindi a ben donde non può essere coinvolta. Tuttavia, trova ben presto come incunearsi nella vicenda. Pippy che è sveglia, ha visto qualcosa in quella casa, e pensa bene di approfittarne. Ha intenzione di ricattare qualcuno? M anche lei viene ben presto uccisa, in un modo atroce: anche lei decapitata.  Vicino ai binari. E’ come se qualcuno, dotato di una forza enorme, le avesse strappato il collo dal tronco, non lasciando impronte nella neve. E riservando di nuovo alla vittima delle attenzioni a dir poco strane: se sulla testa mozza di Grace era stato messo il cappellino di Fran, ora attorno al collo maciullato di Pippy l’assassino ha messo la sciarpa della donna. Insomma, tre persone decapitate, in meno di un anno. Tutto gira attorno a questa casa, una casa maledetta.
Cockrill indaga ma ben presto si trova contro un muro di omertà: dev’essere stato qualcuno della casa, sicuramente, ad uccidere Grace Morland, e forse anche Pippy Le May, e forse anche la sguattera l’anno prima. Certo che è strano che accadano tre delitti, tutti con le stesse caratteristiche, nello stesso posto! Cockrill ci pensa e fa le sue congetture, ma rimuovere il muro che hanno creato gli stessi appartenenti della casa attorno a loro, vicendevolmente, non è poca cosa. Tutti sembrano, o meglio, vogliono credere, che il responsabile sia venuto dall’esterno, ma neanche loro ne sono certi. Infatti, come l’omicidio di Grace è quantomeno strano, per il particolare del cappellino, che una mano beffarda e nello stesso tempo folle, ha calcato sulla testa mozza della pittrice, segno che per forza qualcuno, nonostante tutti neghino, e nessuno abbia visto nulla, deve essere rientrato a casa, aver sottratto il cappellino dalla scatola dove era risposto, e averlo portato via, anche l’omicidio di Pippy non si può dire che non sia curioso: Pippy è rientrata a casa sua, ma si è scordata gli occhiali a casa di Pendrock e quindi ha riferito alla sua domestica che vi sarebbe ritornata per riprenderseli; ma non è più ritornata. La qual cosa collega nuovamente un delitto a casa Pendrock. In questo caso però, il particolare che rende il tutto più difficile, è che intorno al corpo non vi siano orme ma una distesa di neve intatta: come avrà fatto l’assassino ad uccidere Pippy?
In una girandola di colpi, Cockrill inchioderà l’assassino, meno colpevole di quanto gli stessi delitti avrebbero fatto pensare, per il delitto delle due sorellastre, ma non per quello della sguattera, di cui sarà incolpata altra persona.. Non prima che sia stato fatto il nome per l’assassino: di Trotty, la cameriera; di Pippy (per Grace); del vero assassino; di Lady Hart. Perché, se è stato fatto il nome dell’assassino (da Cockrill, che lo ritiene responsabile, e ne spiega le azioni e la colpevolezza), poi viene fatto quello di altra persona? Perché qui la Brand ricorre ad un artificio che userà altre volte, per es. in Tour de Force: indicare il vero assassino, per poi inventare un’altra soluzione che lo metta in ombra, e ritornare infine sulla colpevolezza di quello.
Ancora una volta Christianna Brand stupisce e ammalia. E ancora una volta, un segno distintivo del suo stile narrativo, sono le multiple soluzioni, che si succedono l’un l’altro, e i molteplici colpevoli indicati e scartati volta per volta; ma anche le molteplici identità delle stesse persone, come abbiamo visto già in altri romanzi, per esempio in Tour de Force. Ma siccome questo è il primo romanzo, la cosa è ancora più particolare.
L’identificazione dell’assassino giunge quasi inaspettata. Dico quasi, perché il lettore attento ( che avesse letto altri romanzi in cui un certo particolare ricorre) potrebbe essersi insospettito, per una certa cosa ( cui non accenno, altrimenti è come se facessi il nome dell’assassino). Questa cosa però ricorre in altri romanzi: mi ha ricordato Helen McCloy, circa il suo capolavoro sul Doppelganger; e soprattutto, nella stessa modalità, in uno dei capolavori di Paul Halter, Le Brouillard Rouge. In altre parole, l’assassino non è pienamente responsabile, perché è pazzo, e dopo aver ucciso, non si ricorda nulla: è come se avesse agito in stato di trance, perché epilettico. Ora, di assassini folli nei romanzi di Halter, ve ne sono parecchi, ma, in quel romanzo, l’assassino ed il suo modus operandi sono indicati due volte: prima si accenna ad una certa cosa che fa, e poi, in altro passo del romanzo, riprende quest’azione nel particolare frangente che ha descritto prima, però spiegandola in tutta la sua orribile valenza. Qui accade la stessa cosa.
Altra cosa interessante, perché verrà usata anche successivamente, è la presenza di un prologo: vedremo una cosa simile per esempio in Death of Jezebel.
Infine, vi è il ricorso a soluzioni che contemplino le Camere Chiuse: in questo caso, essa è spiegata facendo riferimento alle qualità ginniche dell’assassino (già Carr vi si era cimentato, per esempio in The Footprint in the Sky ), in un modo particolare, che sarà pari pari ripreso da Joseph Comming in un suo racconto; e molto dopo, anche in un romanzo di William De Andrea: Killed on the Rocks. Ma la cosa veramente interessante è che in questo romanzo, vi sono tre vittime e due distinti assassini. Cosa significa? Che Christianna Brand propende per l’estrema originalità, e per il non legarsi al carro di chicchessia, già nella sua opera prima. Il che rivela anche una grande sicurezza di sè. Per di più l’escamotage, diciamolo pure, è il vero “coup de theatre” del romanzo. L’avevamo detto a proposito di Agatha Christie, perché lei in due occasioni aveva dato  una spallata al Whodunnit classico, così come l’aveva impostato con le sue Venti regole S.S. Van Dine, ma nel caso di Christianna Brand, la cosa è ancor più straordinaria, perché viene compiuta in occasione del suo esordio: mentre Van Dine, per non disorientare il lettore aveva proibito che vi fosse in un romanzo poliziesco ad enigma più di un assassino, qui ve ne sono due!
Mi vien da sottolineare, ancora, il ricorso della Brand a delle messinscene spettacolari: in questo romanzo, sia nel caso dell’omicidio della sguattera, sia nel caso dell’omicidio di Grace e di Pippy. Ma la cosa avviene anche negli altri suoi romanzi, e in alcuni suoi racconti.
Infine, un dato caratteristico: se si fà caso, in alcuni romanzi, le vittime di Christianna Brand vengono decapitate. Non accade solo in questo suo primo divertissement macabro, ma anche in Death of Jezebel. Io ritengo che probabilmente questo possa essere messo in relazione anche col fatto che la Brand era nata in Malesia, nel Borneo, dove i dajachi praticavano la decapitazione dei nemici: questa orribile pratica può esser rimasta impressa e poi riprodotta nei suoi “delitti di carta”.

Pietro De Palma

1 commento:

  1. Piero, a proposito della Brand ho visto che in alcuni dei suoi racconti, come Quella cara persona, Occhio per occhio e Qui giace, sembra molto orientata sul modello del thriller e del noir, come mai ci fu questo cambiamento stilistico nella sua narrativa?

    P.S: Hai letto il mio messaggio su Anobii a proposito di Colpo di grazia di Ellery Queen?

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