mercoledì 7 aprile 2021

Edmund Crispin: The Name on the Window, 1953? - in "Beware the Trains", 1953 e in EQMM del Febbraio 1953

 


 

Tra i vari racconti con delitti impossibili di Crispin, citati da Bob Adey, questo è forse il più famoso presso i critici.
E' contenuto nella raccolta "Beware of the Trains" e ha una celebre camera chiusa, in un padiglione di una villa settecentesca. Il racconto, come l'antologia che lo contiene, risale almeno al 1953: infatti, come racconto singolo, fu pubblicato in EQMM del Febbraio 1953.

Durante la festività di Santo Stefano, in pieno Natale, dopo che a casa del professor Gervase Fen c'è stata una festa di bambini, si presenta alla porta il detective-ispettore Humbleby, di New Scotland Yard, che Fen conosce bene, il quale gli chiede ospitalità: c'è neve e ghiaccio sulla strada, le vie di comunicazione sono interrotte e perfino i treni sono bloccati.
L'occasione dell'ospitalità in casa di Fen, diventa occasione per chiedere cosa ci faccia da quelle parti Humbleby: così Fen viene a sapere che il suo caro ispettore è stato costretto ad abbandonare il pranzo di Natale, a causa di una casa infestata.
"Rydalls", disse Humbleby. "La residenza", spiegò laboriosamente, "di Sir Charles Moberley, l'architetto.
Rydalls è una villa settecentesca che dista una quindicina di miglia dalla casa di Fen. E' una di quelle case che si dice siano infestate: la dimora fu nel passato teatro del delitto del padrone di casa, ucciso da una ragazza che lui voleva convincere a cedergli le sue grazie. Tuttavia Humbley specifica che son tutte fesserie, ad uso dei visitatori del posto. In quella villa è stato assassinato non Sir Charles Moberley, ma un altro architetto: Sir Lucas Wels.   

La casa ha un padiglione di caccia che non viene usato da qualche anno, tanto che all'interno tutto è coperto di polvere, tanto più il pavimento. All'interno del padiglione vi è una sola stanza circolare, con due finestre opposte l'una all'altra, inchiodate e non apribili e un camino troppo stretto perchè anche un bambino passi per la sua canna fumaria. Alla stanza circolare vi si arriva tramite un corridoio lungo e stretto che si distacca dal suo perimetro, cosicchè all'esterno visti da lontano, corridoio e stanza circolare possono apparire come la sagoma di una serratura.

Alla vigilia di Natale, quindi due giorni prima che Humbleby e Fen si rivessero, si era tenuta una grande festa in casa a Rydalls, con Sir Lucas Welsh e sua figlia Jane: Sir Lucas aveva deciso di investigare su un fantasma che si dice infestasse quella villa.

A spostare l'attenzione sulla presenza del fantasma pare fosse stato Otto Mörike, un ex pilota della Lutwaffe durante la guerra, trentenne studente brillante di architettura, innamorato della figlia di Lucas, Jane, una bella ragazza di appena diciotto anni. Siccome i due erano inseparabili, la cosa non piaceva al padre della ragazza, vista l'età dello spasimante, considerato che fosse tedesco e per di più ex pilota della Lutwaffe (e durante un raid aereo tedesco era rimasta uccisa la madre di Jane). Il padre pensava che Otto fosse a caccia della dote, visto che la fortuna di Lucas era ben al di sopra di altri suoi colleghi, per es. Charles Moberley; ma la figlia era irremovibile, e quindi per non perdere lei...

Al di là di questo si era giunto alla volontà di Sir Lucas di passare la notte nel padiglione per vedere se davvero si manifestasse il fantasma. Se Sir Lucas che Sir Charles erano stati visti parlare di lavoro fuori del padiglione, Otto Mörike era stato visto allontanarsi tra gli alberi. La testimonianza era di James Wilburn, un funzionario del C.I.D. (e perciò stessa ritenuta più che attendibile), prima che questi ritornasse in casa; poi in seguito era suonata una campanella posta dentro il padiglione, e quando tutti erano accorsi dentro la stanza attraverso il corridoio, benche Jane avesse qualche timore e gli altri compreso Wilburn invece pensassero ad uno scherzo, avevano trovato Sir Lucas morente con uno stiletto (prima conservato in casa) conficcato sotto la scapola sinistra. Tra la porta del corridoio e il punto dove era stato trovato, una sola serie di impronte c'era, impronte troppo piccole per essere quelle di altre persone e riconducibili chiaramente a Lucas.

Tuttavia a catturare l'attenzione era stata la vittima, le cui ultime parole prima di morire erano state
Wrote it—on the window.
Very first thing I did when I came round. Did it before I rang the bell or anything else, in case you didn’t get here in time—in time for me to tell you who (L'ho scritta sulla finestra. La prima cosa che ho fatto prima di suonare il campanello o qualsiasi altra cosa, in caso voi non foste arrivati in tempo, in tempo perchè io vi rivelassi chi..). Tutti avevano guardato una delle due finestre, e avevano visto alla luce della luna, ben in vista, la parola OTTO. Una parola che indicava l'assassino. Che si stava allontanando. In tempo aveva fatto Moberley a fermarlo, anche se poi i due lottando avevano sfondato la finestra, distruggendola quasi del tutto, e la lotta si era trasferita all'esterno del padiglione dove lo studente di architettura era stato fermato e arrestato. Tuttavia, se evidente era il nome dell'assassino e anche il movente ( rendere Jane ricca, ereditando subito le sostanze paterne, e al contempo rimuovere l'ostacolo alla loro unione, rappresentato dallo stesso Sir Lucas), non altrettanto lo era come avesse fatto l'assassino ad uccidere la sua vittima, se una sola fila di impronte si stagliava nella polvere del pavimento e nessuno strumento potesse essere stato utilizzato da trampoli, a tricicli o a tappeti srotolati e poi arrotolati.

Gervase Fen, ci pensa, va a fare una telefonata sulla vittima, poi quando torna, elabora davanti allo stupito Ispettore Humbleby la sua teoria, che stravolge tutto, dall' assassino, al movente e al modus agendi del delitto, ridisegnando tutta la spiegazione del delitto.

Ci troviamo dinanzi ad uno dei capolavori di Crispin, un racconto che ha tantissimi spunti interessanti, e che a ben donde sarebbe potuto figurare tra i migliori lavori di Carr. La soluzione è interessante anche perchè complicata: si avvale infatti dell'azione di due persone che agiscono non insieme e nello stesso tempo determinando la situazione impossibile ma non necessariamente d'accordo: il primo uccide, il secondo svia. Inoltre se il primo conosce un determinato documento, che è alla base del suo movente, il secondo non lo sa ancora. E siccome il secondo soggetto ignora l'attività del primo, sbaglia ad attribuire ad un terzo soggetto la paternità di una azione a suo danno.

Innanzitutto, la stessa parola scritta sulla finestra sporca, non identifica per forza una direzione ma anche il suo opposto, essendo una parola palindroma, una parola cioè che può essere letta come in uno specchio. Una volta capito il concetto che sta alla base, Fen non ha più il problema della Camera Chiusa, e non a caso, rivolgendosi al suo conoscente, afferma che :“Locked rooms,” he remarked sourly. “Locked rooms... I’ll tell you what it is, Humbleby: you’ve been reading too much fiction; you’ve got locked rooms on the brain.”Humbleby thought it politic to be meek. “Yes,” he said.“Gideon Fell once gave a very brilliant lecture on The Locked-Room Problem, in connection with that business of the Hollow Man; but there was one category he didn’t include.”“Well?”Fen massaged his forehead resentfully. “He didn’t include the locked-room mystery which isn’t a locked-roommystery: like this one.  In parole  povere Fen rinfaccia a Humbleby di leggere troppa crime fiction e di essersi fissato troppo sulle Camere Chiuse, in quanto in questo caso di Camere Chiuse non vi è traccia: perchè? La risposta è nella parola palindroma. Tuttavia il dialogo è interessante anche per un altro fatto: Gervase Fen si accredita come personaggio reale valutando la Conferenza sulle Camere Chiuse tenuta dal Dott Fell "a riguardo di quella faccenda di The Hollow Man", e così facendo identifica come personaggio reale e non di fiction Gideon Fell. Insomma referenziando si autoreferenzia.

Assieme alla palindromia della parola Otto, un altro elemento  fondamentale è  la mancanza di sangue. Il ricorso allo stiletto (e la conseguente mancanza di sangue) richiamano altri casi celebri: prima di tutto l'assassinio dell'Imperatrice Sissy, poi il delitto in  Thérèse et Germaine di Maurice Leblanc in Le Huit coups del'horloge (1923), quindi il delitto sulla torre del Professor Rigaud in He Who Whispers di Carr, e ancora Envious Casca di Heyer. La mancanza di sangue non è affatto un elemento di secondo piano, anzi..si può dire che assieme alla palindromia della parola Otto, sia l'indizio più caratterizzante del racconto. Infatti è da mettersi in relazione al tempo.

Un terzo elemento importante nella storia è la presenza della neve: qui però non è da mettersi in relazione alla classica presenza di un manto nevoso intatto che determina una situazione impossibile laddove vi sia una serie di impronte: infatti nel nostro caso, l'impossibilità sarebbe data dalla presenza delle impronte nella polvere della stanza. Nel nostro caso la neve ha importanza in quanto elemento atmosferico e per la sua peculiarità principale. Messi insieme, la presenza di neve, l'accoltellamento, la vittima che ignora chi l'abbia accoltellato, il tracciamento della parola sulla finestra, creano una certa armosfera che sta alla base della ricostruzione perfetta di Fen.

Sublime

Pietro De Palma