mercoledì 29 agosto 2018

Charles Daly King : Morirai a mezzogiorno (Obelists Fly High, 1935) - trad. Mauro Boncompagni - I Classici del Giallo Mondadori, 1995, numero 738. Altra edizione con stesso traduttore: Delitto in cielo, I Bassotti, Polillo, n°118 del 2012


Obelists Fly High di Charles Daly King, nell’opinione comune, è considerato il miglior romanzo dello scrittore americano. Mike Grost, uno dei critici americani più apprezzati ne parla così:  Obelists Fly High (1935) is the most admired of King's six published mystery novels. It has a clever impossible crime plot, and surprises in its murder mystery that completely fooled me. So maybe I should be recommending it - or at least its plot. Il bello è che viene anche compreso nelle liste dei migliori romanzi con delitto impossibile: per esempio è presente nella lista delle 99 camere di Roland Lacourbe, visionabile al link: 


Perché dico questo? Perché è la prima volta che mi trovo in una situazione limite: non riesco cioè ad esser sicuro che sia un romanzo con delitto impossibile oppure no. Questo perché l’epilogo rimette in discussione tutto quanto affermato prima.
Intanto il prologo è legato alla fine della storia: il romanzo comincia con la scena finale: con l’assassino che ha sparato e ferito Lord e poi uno degli spari ha depressurizzato l’aereo che comincia a cadere nel vuoto avvitandosi su se stesso. E mentre ciò accade, Lord ripensa a come si è svolta fino a quel momento la storia.
Amos Cutter è un famoso chirurgo, e per di più suo fratello è il Segretario di Stato, ed è in pericolo di vita. Solo tre uomini possono operarlo e siccome due sono indisposti, Amos è l’unico. Tuttavia qualcuno gli ha inviato una lettera minatoria, minacciando di ucciderlo alle 12 del giorno in cui lui si recherà al capezzale del fratello.
La cosa viene denunciata alle autorità, e, ritenuta credibile, il capo della polizia affida Amos Cutter alla sorveglianza di uno dei suoi uomini migliori, Micheal Lord. Egli sorveglierà il chirurgo durante tutto il tragitto in aereo (perché è in aereo che si sposterà per arrivare prima all’ospedale) dalla partenza fino a destinazione. A fargli compagnia, una schiera di persone: Isa e Fonda, le due nipoti di Cutter; il dottor Trinkham, assistente di Cutter; il Rev. Bellowes; Hugh Craven, famoso scrittore; il filosofo Didenot; e il dottor Pons, amico di Lord, che non sa tuttavia dell’incarico dell’amico. Più il personale di viaggio: i due piloti e Majorie, l’hostess.
Il viaggio comincia tranquillo e tutto procede bene finchè l’aereo non incontra dei vuoti d’aria che ne mettono in dubbio la resistenza: in sostanza l’aereo comincia a sussultare e per evitare che i passeggeri abbiano episodi di vomito, si fanno passare delle fiale aromatiche da aspirare. Tutte le assumono, anche Lord. Poi lui ne passa una a Cutter, e lui dopo averla aspirata, cade rattrappito a terra. Avvelenato.
Nessuno avrebbe potuto. Perché la fiala gliel’ha data Lord, e si potrebbe mai sospettare che l’abbia potuto uccidere chi doveva proteggerlo e non lo conosceva neanche prima? Fatto sta che Trinkham vorrebbe visitarlo ma Lord non vuole che nessuno alteri il cadavere prima che venga sottoposto ad autopsia. Temporaneamente il cadavere viene messo nel bagagliaio, in attesa che a Reno destinazione finale, possa essere esaminato. Lord, trovata una siringa ipodermica nella borsa di Trinkham, se ne appropria e la invia, al primo scalo, ad un laboratorio di analisi. Non vuole lasciare nulla al caso.
Lord si imbarca in tutta una serie di teorie, supportato anche dai suoi compagni di viaggio, tra cui Craven. Lo fa tuttavia con un tono dimesso. L’analisi dei fatti, fa sì che venga concluso che nessuno può aver alterato la situazione dando a Cutter la fiala senza che Lord se ne accorgesse. E siccome in ultima analisi solo Lord può avergliela data, Lord che gli è stato messo a protezione, se ne desume che….
Si desume che Cutter non può esser morto.
La teoria di Craven non è esposta solo a Lord, ma in pubblico cosicchè l’attentatore, che non è riuscito a colpire perché la fiala a Cutter gliel’ha data effettivamente Lord ( ma è una fiala contenente un sonnifero, che aveva lo scopo di mettere fuori combattimento Cutter e nello stesso modo fare in modo che arrivasse sano e salvo a Reno), approfitta del primo scalo, e mentre Lord è andato a verificare le condizioni di Cutter, lo segue nella neve, lo tramortisce e pugnala alla gola Cutter.
A questo punto, viene imbastita una vera e propria caccia all’assassino e Lord per acciuffarlo, sottopone ad interrogatorio tutti, e stila una tabella dei loro movimenti, dei tempi di uscita dall’aereo e di arrivo alla casa del guardiano del piccolo aeroporto nel quale l’aereo è stato costretto a scendere dalla tormenta di neve.
Analizzate le varie posizioni, si desume che solo alcune persone possono aver materialmente ucciso Cutter: Trinkham, Craven, Fonda e Isa.
Si intrecciano a queste constatazioni, poi, varie storie che riguardano la famiglia di Cutter. Amos è geloso della sorella Anne, e ha concepito per lei sempre un amore morboso quasi incestuoso. Anne è un tipo debole, assai debole caratterialmente, e quando si è innamorata di qualcuno, Amos ha sempre fatto in modo che il suo legame si spezzasse. Così ha eliminato i tre pretendenti della sorella anche ricorrendo alla violenza fisica, persino all’omicidio, pur non provato. Il solo contro cui non è riuscito a far nulla è Wotan Mann, un medico tedesco, molto forte caratterialmente che gli ha tenuto testa; ecco perché Amos  ha insinuato il seme della discordia tra i due sposi, facendo leva sulle presunte scappatelle extraconiugali di Mann. E ora Anne sta per divorziare dal marito. Ci potrebbero essere quindi almeno tre possibili omicidi a bordo, che potrebbero essere per esempio Craven, Didenot e Bellowes, proprio chi dovrebbe essere tenuto fuori dai sospettabili, proprio perché assolutamente fuori dalla cerchia di conoscenti dei Cutter.
Un’altra storia, sempre legata all’amore incestuoso di Amos per la sorella (amore platonico si badi bene, senza alcuna relazione sessuale), è quella dell’interessamento delle due sorelle, alla vicenda: Fonda, seducente, è innamorata del padre, e quindi odia lo zio che sta provocando il divorzio dei genitori; Isa, è innamorata della madre, perché lesbica. E anche lei odia Cutter, perché ama la madre. Quindi altre due potenziali omicide.
Ci troviamo in una strana condizione , che ci porta ad un altro celebre romanzo di quegli anni:  Murder on the Orient Express, di Agatha Christie.
Sappiamo benissimo che l’assassinio nel romanzo di Agatha Christie è una vendetta nei confronti di chi aveva rapito e ucciso una bambina: in un vagone ferroviario si vengono a trovare delle persone che avevano avuto a che fare con quella bambina, e che quindi erano dei potenziali vendicatori.
FINE SPOILER
Così la situazione a bordo dell’aereo viene a ricalcare quella su un treno. Faccio presente che il famosissimo romanzo di Agatha Christie è del 1934, mentre quello di C. D. King è del 1935. Inoltre la scelta dell’aereo, e la sua transvolata può essere il ricordo di quella di Lindbergh, e Lindbergh e il rapimento e uccisione di suo figlio influenzò pesantemente non solo Agatha Christie (pensiamo a Van Dine per esempio, o all'ultimo dei romanzi di Daly King: Bermuda Burial.).
La situazione è quantomeno complicata. Per di più, ad un certo punto i sospetti sembrerebbero convergere su Fonda, perché la sua spilla, una spilla con zaffiri, di oltre di 10 cm di grandezza, viene riconosciuta come l’arma del delitto : i due agli sono incrostati di sangue e la spilla trattiene ancora un pezzettino di pelle. Non è comunque la prova conclusiva, perché Fonda dice di averla persa e chiunque avrebbe potuto raccoglierla e usarla per sgozzare Cutter.
Lord che è un po’ innamorato di Fonda, per salvarla, analizza ancora una volta le varie deposizioni, trovando delle incongruenze che ne provano l’estraneità. A quel punto i sospetti convergono solo verso Isa (dal carattere violento), Trinkham (assistente di Cutter ma diviso da lui da una del tutto opposta considerazione della vivisezione, di cui lui è assolutamente favorevole mentre Cutter è contrario), e Craven (dal passato assolutamente sconosciuto salvo che fosse durante la guerra un agente segreto britannico e quindi un assassino legale, che ha ammesso che aveva una pistola piccola ma letale addosso, e che ora a suo dire gli è stata sottratta, e che è l’unico che avesse scoperto il gioco di Lord). Tra questi tre l’assassino. Lord lo scopre, capendo che una cosa detta non poteva essere assolutamente vera.
Ci ritroviamo a questo punto all’inizio del romanzo. L’assassino tiene sotto tiro gli altri viaggiatori in attesa che l’aereo atterri. Cercherà di farla franca, ma poi sarà ucciso da chi non si aspetta che possa farlo.
L’epilogo, nelle ultime pagine, poi rimette tutto in discussione: se l’assassinio è stato perpetrato da uno, gli altri non erano meno colpevoli:  una delle due sorelle aveva portato con sé un’arma letale ma sconosciuta per uccidere Cutter,  Craven aveva in mente di ucciderlo con la pistola dotata di silenziatore (visto che durante la guerra, da nemico, Mann gli aveva salvato al vita), e uno dei tre pretendenti di Anne aveva fornito a Lord una fiala che avrebbe dovuto contenere solo un gas sonnifero ma che invece avrebbe ucciso alla lunga Cutter. Quindi Lord sarebbe stato strumento di un omicidio senza volerlo.
Ecco perché non sono sicuro se questo si possa definire un romanzo con delitto impossibile o no. Più ancora, se possa definirsi una Camera Chiusa oppure no. Dipende cioè dal considerare tangibile ed esclusivo il secondo tentativo di omicidio, oppure un aggravamento di qualcosa che ci sarebbe comunque stato: nel primo caso non lo è, perché il delitto avviene fuori e chiunque avrebbe potuto commetterlo; nel secondo caso lo diventa, proprio per l’esclusione di Lord dal novero degli assassini di Cutter e dall’impossibilità che il veleno potesse essere stato propinato in altro modo.
Ci troviamo in ogni caso davanti ad uno stupefacente romanzo, uno dei migliori degli anni trenta. Con una serie di caratteristiche che ne definiscono l’eccezionalità:
innanzitutto la prima scena, che poi è l’ultima: l’assassino ha ferito Lord e tiene sotto scacco tutti gli altri viaggiatori. Questa inadeguatezza del detective che si è fatto sorprendere dall’assassino invece che il contrario, può essere visto, come altre caratteristiche del romanzo, come un rimando ad altro romanzo precedente, da cui King avrebbe potuto trarre ispirazione. Mike Grost , cita Trent's Last Case (1913), di E. C. Bentley. Da quel romanzo Daly King avrebbe preso:
-l’inadeguatezza del detective a gestire la situazione
-l’aver esaminato delle soluzioni multiple
-l’innamoramento del detective con uno dei sospetti
Altra caratteristica, propria di Daly King, è il luogo del dramma. Notiamo come in altri romanzi, anche qui, invece che esserci la iper-classica casa o dimora o villa o castello (fa eccezione per es. Arrogant Alibi), il luogo del dramma è un mezzo in movimento:
in Obelists at Sea, è una nave
in Obelists en Route, è un treno
in Obelists Fly High è un aereo
in Careless Corpse: A Thanatophony, il primo omicidio è su un motoscafo.
Il  romanzo a voler vedere bene non è un romanzo vero e proprio, ma un romanzo finto: infatti come ben afferma Grost, togliendo parecchio di non utile, per es. le differenze tra religione e scienza, e il taglio dei vari subplots, si sarebbe potuto trasformare in una novella, senza perdere sezioni importanti. In questo allungamento del brodo del plot, la presenza di Pons ha la sua importanza: infatti la psicologia messa al servizio dell’investigazione fa sì che vengano definite una serie di caratteristiche base sulle quali impostare la ricerca dell’assassino. Un po’ quello che vediamo in serial televisivi tipo Bones: prima di trovare l’assassino vero e proprio, viene delineata la sua personalità tale che si possa orientare l’indagine. Oltre a delineare la personalità dell’assassino, Pons si getta in una luna disquisizione sulle perversioni dell’istinto amoroso, prima toccando l’incesto e poi le devianze omosessuali. Il romanzo è quindi un crogiuolo di diverse istanze.
L’assassino non è per nulla caduto dal cielo. E’ uno dei sospettabili, e l’indizio che in un baleno fa capire a Lord chi possa essere, è una bugia dell’assassino: l’assassino avrebbe dovuto accorgersi di qualcosa, di cui invece a parole non si è accorto.
Finale cinematografico, seguito da un doppio finale pirotecnico e sorprendente, con la rivelazione che l’assassino era solo uno di coloro che avrebbero potuto uccidere il chirurgo, avendo l’arma con sé per farlo.
Romanzo straordinario.

Pietro De Palma


martedì 14 agosto 2018

Cinque enigmi per Max Carrados, di Ernest Bramah - I Bassotti, Polillo, 2018


Una delle ultime uscite di Polillo è stata “5 enigmi per Max Carrados”, di Ernest Bramah.

Devo dire che quando uscì, Igor Longo, uno dei miei più grandi amici, perso per nove anni e ritrovato grazie a John Pugmire che mi disse che gli risultava che fosse presente su Facebook, mi implorò di non comprarlo, ma piuttosto di prendere le tre o quattro serie di storie di Calvados in inglese, dato che già così le avrei avute tutte e avrei pure pagato una bazzecola. Detto, fatto. 
Non lo comprai. Ma poi il caso ha voluto che lo avessi in regalo. E cosa dici quando uno ti regala una cosa? Grazie. E quindi giacchè l’ho avuto in mano , l’ho letto.

Ora, devo dire che il giudizio di Igor, ancora una volta, mi è sembrato che abbia centrato il bersaglio: lui parlava di un’operazione assolutamente priva di un benchè minimo requisito di cultura ( a che serve pubblicare cinque casi pescati tra tre serie, di anni poi diversi? Sarebbe stato meglio che magari fossero stati pubblicati tutti i casi di una serie, e così almeno avremmo avuto un’antologia completa, magari la prima, anche se in inglese si trova. Ma non tutti sanno l’inglese e quindi…) e io devo a questo punto dargli completamente ragione. Tanto più che con questa uscita mi sembra che si sia toccato il fondo. Ho detto altre volte e ho parlato tante volte bene di Polillo, del suo fiuto etc etc, ma stavolta non posso affermarlo, anzi devo parlare di mera operazione commerciale e non invece culturale della collana

Che sia stata un’operazione commerciale priva di qualsiasi requisito culturale, lo si apprezza non solo visionando le origini degli enigmi proposti, ma anche accorgendosi leggendo sul risvolto, che addirittura la traduttrice impiegata qui, Sara Caraffini, ha tradotto solo tre dei racconti proposti, mentre gli altri due sono stati tradotti da Fernando Rocca: questo perché, tre anni fa già la Valsecchi aveva pubblicato al costo di 12,50 euro un libro con quattro storie di Max Calvados, libro che a me risulta essere fuori catalogo, visto che sul sito l’autore non risulta essere presente. La Valsecchi ha ceduto quindi (temporaneamente?) i diritti a Polillo. Ora una domanda emerge chiara: visto e considerato che il volume di Polillo un costo ce l’ha (euro 15,90, non 22 ma neanche 8) perché non pubblicare tutti e quattro (cioè tre visto che anche lì La moneta di Dionigi, veniva proposto come battistrada per gli altri racconti) i racconti proposti, invece di utilizzarne tre? A questo punto mi sembra che la considerazione precedente sia abbastanza avvalorata: perché allora non pubblicare tutte le storie di un’annata invece di fare queste figure? Tanto più che con quest’uscita si sia voluto puntare solo ad un mero successo commerciale. Ma il consumatore italiano non è fesso. Non sono il solo che l’abbia notato. Alberto Minazzi in un suo commento su Anobii aveva già espresso la sua delusione. 
Delusione? No. Rammarico piuttosto perché non avrei mai pensato che anche Polillo potesse mettersi a fare cose che da qualche anno fa Mondadori. In questa sede esamino solo il racconto con situazione impossibile. Posso capire che abbia sbalestrato il buon Alberto. Questo perché oramai quando si dibatte di situazioni impossibili, in un romanzo, si parla sempre di delitti. Ora, in THE GHOST AT MASSINGHAM MANSIONS, di delitti manco a parlarne. Si tratta di un caso sottoposto a Max Calvados, il detective cieco, protagonista delle serie di Bramah: in un certo appartamento di un complesso, disabitato da molti anni, e in cui non c’è acqua né gas, parecchie testimonianze narrano di aver visto luci e il gorgoglio dell’acqua nella vasca. Eppure gas non ne passa e acqua pure. Eppure quando Calvados fa il sopralluogo, si accorge che il beccuccio del lume a gas è caldo, e nella vasca c’è umidità. La soluzione del raccontino, ben fatta, è in un trucco: il rubinetto del gas è stato limato, per cui anche se la chiave è chiusa, il gas passa lo stesso, e all’apice del beccuccio c’è una pallina di Nero platino, un composto chimico che a contatto con l’idrogeno del gas accende, funzionando da catalizzatore. Il mistero dell’acqua è invece spiegato con un sistema di pompe che spingono l’acqua nella vasca direttamente dallo scarico, intercettando la tubatura. Qui il responsabile è il meno probabile, cala dal cielo: è un simpaticone, che è stato danneggiato nel contratto di affitto dell’appartamento dall’aver constatato che il rubinetto della cucina non era stato riparato a dovere prima della sua entrata in casa e ora lui si è trovato a far fronte ad una situazione che sarebbe dovuta essere sanata all’origine, prima che lui entrasse in casa. E’ UNA VENDETTA contro il proprietario dello stabile, affinchè la proprietà si deprezzi ed egli sia costretto ad abbassare i fitti delle case e quindi anche  quello del sabotatore, che così rientrebbe nelle spese sostenute. La vicenda del passato che si connette alle manifestazioni del presunto fantasma (la morte di una cameriera che usava il gas per leggere fino a tarda sera, e il suicidio del padrone di casa, il tutto spiegato dalla gente come un tentativo di suicidio omicidio-omicidio omicidio, suicidio della donna travolta dalla vergogna per esser rimasta incinta oppure omicidio del padrone di casa di un tempo per mascherare alla moglie la scappatella con la cameriera, e omicidio del padrone di casa affogato nella vasca da bagno, probabilmente dalla moglie, ipotizzo io. Il racconto non lo dice. Come è molto vago sulla spiegazione dei due trucchi. C’è chi ha messo in dubbio la qualità della traduzione. La traduzione è buona, perché il racconto ce l’ho in inglese: è proprio il tipo di scrittura che non è molto precisa.

Racconto simpatico, ma niente di più. Non c’è mordente, è tutto così slavato. Risente dell’atmosfera, anni venti. Bisogna capire che Max Calvados non è altro che un clone di Sherlock Holmes, come l’agente investigativo Carlyle che appare in “La moneta di Dionigi”, il primo dei racconti, che presenta il detective cieco, sembra il dottor Watson. Non scordiamoci che negli stessi anni Meirs ci consegnava il celebre poliziotto Tharps col suo fido asssistente, e Matthew Phipps Shiel il Principe Zaleski. Sono tanti cloni di Sherlock Holmes, e come le storie di S.H. non tutte hanno a che fare con delitti: ci sono sparizioni di oggetti, situazioni impossibili, deduzioni impossibili (anche se qui ci sono anche altre tre storie con delitti). Come qui in cui non vedendo, Max Carrados spiega all’attonito Carlyle gli antefatti di una moneta.

Quindi non aspettiamoci più altro. 
Posso capire che uno, avendo letto qualcosa di Baynard H. Kendrick, si aspetti un detective cieco come il suo. Ma qui il detective cieco, non mette in uso i suoi sensi rimasti, come avrebeb fatto Devil. Si comporta da detective dilettante, punto e basta.
Se uno leggendo questo libro si aspetta che possano essere delle storie alla Carr, acquisti dell’altro. Se invece si vuol trovare qualcosa che assomigli alle storie di Conan Doyle, scritte da un altro, allora è il caso di prenderle. Ma forse sarebbe meglio acquistarle su Amazon nell’edizione completa in inglese e leggersele in santa pace.

Consiglio personale.

P. De Palma