martedì 26 dicembre 2023

Per una perfetta (o quasi) doppia lista di Camere chiuse e Delitti Impossibili in racconti e romanzi

 

 


Tempo fa approntai una mia selezione possibile dei 20 migliori romanzi con Delitti Impossibili e Camere Chiuse. Stimolato dall'approntamento di una lista - comprendente 10 tra Camere Chiuse e Delitti Impossibili sia in romanzi che racconti - da parte di Jim Noy, blogger e scrittore americano, sul suo blog, oggi ne stilerò due, in quanto ho rilevato una pecca piuttosto evidente in essa, cioè il fatto che siano inseriti sia romanzi che racconti, che differiscono ovviamente per lunghezza, ma anche per sintesi, e per struttura degli stessi. Oltretutto, nonostante si scelga una tra due possibili soluzioni stilistiche, nell'approntamento di una selezione di titoli di autori diversi ( tra stilare una lista comprendente i romanzi di Carr o invece, approntarne una senza Carr, viene scelta la seconda soluzione ), l'inserimento di troppi titoli di Paul Halter, mi sembra assolutamente spropositato, e anche tenendo conto del fatto che Halter è indubbiamente il maggior scrittore contemporaneo di delitti impossibili, tuttavia questo non toglie che ve ne siano stati altri di autori importanti che abbiano scritto degli autentici capolavori, offuscati dalla presenza ingombrante di Halter.

La lista di Jim Noy è la presente:

Obelists Fly High (1935) by C. Daly King  (romanzo)

Whistle Up the Devil (1953) by Derek Smith  (romanzo)

‘The Impossible Murder of Dr. Satanus’ (1965) by William Krohn (racconto)

Inherit the Stars (1977) by James P. Hogan ( romanzo)

Invisible Green (1977) by John Sladek (romanzo)

‘The Lure of the Green Door’ (1991) by Rintaro Norizuki (racconto)

The Demon of Dartmoor (1993) by Paul Halter (romanzo)

‘The Cleaver’ (2000) by Paul Halter (racconto)

‘The Night of the Wolf’ (2000) by Paul Halter (racconto)

The Gold Watch (2019) by Paul Halter (romanzo)

Oltretutto, c'è un'altra grave pecca che sfugge qualora non si sia letto il romanzo in questione: Inherit the Stars (1977) by James P. Hogan non è affatto una storia di delitto impossibili, ma un romanzo di fanta-archeologia molto vicino a L'astronave degli esseri perduti, terzo dei film sulle avventure del Professoror Quatermass. Quindi la lista è piuttosto una Non-Lista.

IL PROBLEMA CARR

John Dickson Carr è umanamente considerato il massimo ed insuperato Maestro di Camere Chiuse, colui che ha scandagliato il genere inventando i romanzi con le più assurde ed elettrizzanti situazioni. Per cui, gioco forza, chi voglia elaborare una lista delle Camere Chiuse, non potrà non confrontarsi con Carr. Tanto più che egli non è stato solo uno specialista, ma un grande romanziere, con una grande tecnica narrativa, e con descrizioni e atmosfere mozzafiato, che ben si prestavano per di più, proprio per la loro densità, ad essere drammatizzate alla radio. Quindi un grandissimo scrittore, che può dare seri grattacapi.

Per quale motivo? Per uno soprattutto: se la lista comprenderà Carr, naturalmente essa dovrà essere copiosa, superando di gran lunga il numero 50; se invece si volesse approntarne una essenziale, bisognerebbe a mio parere escludere a priori Carr, che costituisce un caso a parte. Infatti, creare una lista, in cui inserire uno-due romanzi di Carr sarebbe non solo riduttivo ma anche ingiusto, perché ciascuna sua grande Camera è un discorso a sé, che merita di essere ricordato. Per di più, è accaduto che nel caso di una lista molto famosa, quella di Lacourbe, per una sorta di sciovinismo nazionale o di orgoglio patrio che lo si voglia definire così, a sei sette romanzi di Carr ne sono stati contrapposti altrettanti di Halter.

IL PROBLEMA HALTER

Ora qui, si tocca un punto controverso, perché Paul Halter è il più grande scrittore di Camere, dopo Carr e Hoch (il più grande nel genere dei racconti), e quindi ben si presta ad essere ricordato e magari confrontato. La cosa mi tocca ancor di più, perché nel passato ho realizzato un’intervista a Paul, della cui amicizia godo, e quindi mi riesce alquanto problematico parlarne: Ma siccome il discorso l’ho già esperito altrove, e ne ho discusso con lui (in francese, è ovvio), non vedo perché non dovrei ribadirlo in questa sede: per me il più grande è Carr, senza ombra di dubbio, ed è insuperato per un aspetto semplicissimo, cioè il fatto che fosse uno scrittore a tutto tondo, i cui romanzi non avevano solo problemi complicatissimi, ma anche grandi atmosfere e grandi assassini, cioè la natura psicologica del colpevole era molto ben analizzata. Nei romanzi di Paul invece, se il virtuosismo in sè per sé raggiunge vette assolutamente inusitate, forse anche superiori a Carr, perde molto nella caratterizzazione dei personaggi, perchè molto spesso i suoi personaggi o sono malati psichicamente oppure sono donne o ragazzi, non vi sono cioè caratterizzazioni di assassini ben curate se non in casi eccezionali, anche se le atmosfere sono anche ben svolte. E’ un po’ lo stesso discorso che si potrebbe fare, ovviamente in ambiti più ristretti, per Clayton Rawson, uno scrittore che da illusionista qual era ha confezionate alcuni esempi straordinari di Camere Chiuse, tra cui lo spacca-cervelli in assoluto migliore secondo me assieme a Le tre bare, cioè Morte dal cappello a cilindro: anche lui infatti, pur essendo un maestro di problemi insolubili, è carente in qualcosa: nel suo caso nelle atmosfere, che sono alquanto fredde.

 

SOLUZIONE LACOURBE

 

Lacourbe invece nella sua lista delle 99 Camere (che sono in realtà di più) appaia i due in una sorta di confronto a sé, limitando la considerazione delle altre, in qualche modo. Nel suo caso, poi, c’è una esorbitante presenza di classici francesi, a discapito di quelli anglosassoni, e assenza o quasi di Camere elaborati da scrittori di altra nazionalità: per es. di italiano non vi è nulla.

Anche questo è un altro punto controverso: infatti in una lista che si rispetti, ed il più possibile imparziale, sia la letteratura francese che quella anglosassone dovrebbero essere presenti, perché i francesi negli anni ’30 hanno confezionato alcuni straordinari esempi che sono tuttavia assai poco considerati nel mondo anglosassone a causa della carenza di traduzioni, a cui sta provvedendo poco alla volta John Pugmire, caso però isolato. E così se la lista di Hoch, non ne presenta neanche una, la lista di Lacourbe ne presenta parecchie, anche troppe forse.

Bisognerebbe poi esaminare un ulteriore punto: è giusto stilarne una che contenga tutte le Camere migliori in assoluto, oppure solo quelle migliori tradotte in italiano (come fatto da Lacourbe)?

Beh, io sarei propenso a indicare per sommi capi una che lo sia in assoluto, e in cui i romanzi siano citati non in base ad una graduatoria che sarebbe inopportuna per la presenza di romanzi di Carr nei confronti di quelli meno numerosi altri scrittori, romanzi di Carr che finirebbero con il riportare inevitabilmente votazioni superiori a quella di altri, ma ad una lista di titoli, tutti parimenti importanti.

Un ulteriore motivo di ragionamento riguarda cosa si intenda per Camere Chiuse: comunemente, per Camere Chiuse si intende talora anche il cosiddetto Delitto Impossibile. Infatti molti autori considerano i due termini, in sostanza assimilabili. Per me, invece, si tratta di due cose distinte, in ragione degli elementi che contengono: il delitto impossibile in sé stesso, pur configurandosi spesso come un gioco di prestigio o una illusione (vedasi La Tabacchiera dell’Imperatore per esempio, o La lampada di Bronzo), non è una camera chiusa vera e propria: Infatti perché si possa parlare a ragione di Camera Chiusa, è necessario che vi sia non solo un elemento temporale ben contraddistinto (che magari può esistere da solo nel Delitto Impossibile: per es. Tour de Force di Christianna Brand) ma anche spaziale: direi quasi soprattutto spaziale. Cioè è necessario che vi sia uno spazio ben definito, nel quale si è svolto un omicidio o una sparizione di qualcosa, senza che esistano i presupposti per i quali qualcuno sia potuto uscire: perciò avremo una stanza chiusa da porta e finestre, con camini inaccessibili e senza botole e porte segrete; oppure una casa circondata da neve intatta, oppure un delitto avvenuto in una spiaggia con attorno sabbia senza impronte. Oppure deve essere avvenuto all’esterno davanti agli occhi dei presenti senza che nessuno abbia visto l’assassino (Occhiali neri). Oppure è avvenuto addirittura sotto la pioggia, senza che vi siano impronte bagnate (in un romanzo di De Angelis).

Seguendo la falsa riga di Lacourbe, che si badi bene io rispetto profondamente, fors’anche per aver pubblicato in francese tutti i radiodrammi di Carr, io potrei stilare una mia lista in cui comprendere anche romanzi italiani; però, come la lista di Lacourbe, anche la mia finirebbe per essere sciovinista, in quanto andrebbe a finire che una lista italiana, con romanzi anche italiani, finirebbe per escludere romanzi di altra nazionalità magari più meritevoli.

Nel recente passato, ho stilato una lista comprendente Carr e Halter. Stavolta, mi comporto più radicalmente, ma sempre rispettando la presenza nell'ombra di Carr: escluderò dalla lista, romanzi di Carr, e vi inserirò solo uno di Halter.

Qiuindi sottoporrò due di liste , distinte: la prima di 20 racconti, la seconda di 20 romanzi.

LISTA DI 25 RACCONTI DI DELITTI IMPOSSIBILI



Gilbert Keith Chesterton: The Wrong Shape, 1910

Melville Davisson Post : The Doomdorf Mystery, 1914

Maurice Leblanc: Thérèse et Germaine, 1923

C. Daly KING : The Episode of the Vanishing Harp,1935

Agatha Christie : Dead Man’s Mirror, 1936

Cornell Woolrich: The Murder in Room 913, 1938

Craig Rice : His Heart Could Break, 1943

Joel Townsley Rogers : The Hanging Rope, 1946

Clayton Rawson : From Another World, 1948

Ellery Queen : The Adventure of the Dauphin's Doll, 1948

Joseph Commings : Ghost in the Gallery, 1949

Anthony Boucher : The Smoke-Filled Locked Room, 1950

Edmund Crispin: Beware of the Trains, 1953

William Heidenfeld: The Unpleasantness at the Stooges Club , 1953  

August Derleth : The Adventure of the Devil's Footprints, 1958 

William Brittain:  The Man Who Read John Dickson Carr, 1965

Stephen Barr : The Locked Room to End Locked Rooms, 1965 aka The Locked House, 1966 

William Krohn: The Impossible Murder of Dr. Satanus, 1965

Christianna Brand : The Gemminy Cricket Case, 1968

John Sladek : By An Unknown Hand, 1973

Edward D. Hoch: The Impossible Murder, 1976

Rintaro Norizuki : The Lure of the Green Door, 1991

Paul Halter : The Night of the Wolf, 2000

Soji Shimada: The Running Dead, 2017

Martin Edwards: The Locked Cabin, 2020

 

LISTA  DI 25 ROMANZI DI DELITTI IMPOSSIBILI

 

Edgar WALLACE: The Clue of the New Pin, 1923

Anthony BERKELEY : The Layton Court Mystery, 1930

Noel Vindry : La Maison qui tue, 1931

S.S. Van DINE : The Kennel Murder Case, 1933

Anthony WYNNE: The Case of the Gold Coins, 1934

Franco Vailati: Il mistero dell’Idrovolante, 1935

Clayton Rawson: Death from a Top Hat, 1938

Agatha ChristieTen Little Niggers, 1939

Anthony Boucher: Nine Times Nine, 1940

Georgette Heyer : Envious Casca, 1941  

Hake Talbot : Hangman's Handyman, 1942

Alexis Gensoul & Charles Grenier: La Mort vient de nulle part, 1945

Pierre Boileau : L’assassin vient les mains vides, 1945

Edmund Crispin: The Moving Toyshop, 1946

Seishi YOKOMIZO: Honjin Satsujin Jiken, 1946

Leo BRUCE: Case for Three Detectives, 1947

Charles ASHTON: Dance for A Dead Uncle, 1948

Christianna Brand : Death of Jezebel, 1948

Alan GREEN: What a Body!, 1949

Peter Anthony: The Woman in the Wardrobe, 1951

Derek Smith : Whistle Up The Devil, 1953

Ngaio Marsh : Off with his Head, 1956

Keigo HIGASHINO: Hakuba Sansō Satsujin Jiken, 1986

Paul Halter : La Quatriéme Porte, 1987 

Paul Doherty : The Nightingale Gallery, 1991


Ovviamente la lista è suscettibile di miglioramenti. Come pure tante altre cose si sarebbe potuto inserire e non lo si è fatto. Ad es. qualcuno potrebbe obbiettare circa The lamp of God di Ellery Queen, che c'entra sì con la trattazione (fa parte degli appartamenti o case che scompaiono o non esistono), ma è troppo lungo per essere un semplice racconto, e troppo breve per essere un romanzo. Ed Envious Casca, entra in questa lista, solo perchè si è optato di non inserire i romanzi di Carr, perchè in quel caso, a essere prescelto sarebbe stato He Who Whispers del 1946, che ricorre allo stesso identico espediente, anche se Heyer precede Carr di cinque anni.

Pietro De Palma

 


 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 22 agosto 2023

John Sladek: By An Unknown Hand (in The Times of London Anthology of Detective Stories), 1972

 By An Unknown Hand

(da una mano sconosciuta)


 


 

Nella primavera del 1972, la British publishing company Jonathan Cape Ltd assieme a The Times di Londra bandirono un concorso letterario, incentrato su un racconto giallo inedito: il vincitore avrebbe vinto la pubblicazione di un romanzo. La giuria era di tutto rispetto: Agatha Christie presidente, il drammaturgo e sceneggiatore (Sir) Tom Stoppard, John Higgins del Times, Tom Maschler del Cape, Lord Butler, Presidente della Royal Society of Literature and Preside del Trinity College di Cambridge. Su più di 1000 racconti inviati ne furono scelti una decina, e tra questi il vincitore fu By An Unknown Hand di John Sladek che superò The Tale of Jeremy Fischer di Don Carleton e The Scapegoat di Michael Freeman. Il premio, come previsto, consistette nella pubblicazione del primo dei due suoi romanzi con Camera Chiusa, Black Aura, e nella pubblicazione del racconto accanto agli altri prescelti, in The Times Anthology of Detective Stories (1972).

Il racconto, che Mauro Boncompagni citò in uno Speciale dedicato alle Camere Chiuse, è uno dei vertici assoluti tra i puzzles incentrati su un mistero della camera chiusa, tanto più che la soluzione non è concettualmente difficile ma al contrario molto semplice, una volta che si è compreso come è stata attuata.

Thackeray Phin, investigatore privato abbastanza quotato, viene contattato dal gallerista Anthony Moon, in merito a minacce di morte che hanno raggiunto l’artista più quotato della sua galleria di arte contemporanea, Aaron Wallis: una delle due minacce specifica che proprio quel giorno, alle 9 di sera, Wallis morirà.  Quando faceva parte di un gruppo di avanguardia chiamato Aggressives, Wallis aveva creato un’opera molto rappresentativa, Kitchen Shrapnel (Scheggia da cucina), assemblando a un vecchio lavandino di ferro  tutta una serie di strumenti taglienti, come aghi, spille, coltelli, forbici, rasoi grazie a del cemento. L’opera, inserita in un cubo di vetro, era il pezzo più pregiato della Galleria Moon. Tuttavia l’attribuzione era stata contestata da un altro degli Aggressives, Bob Price, che aveva rivendicato la vera paternità dell’opera. Quest’ultimo oltre che essere irato per questo, aveva dovuto subire anche l’abbandono da parte della sua ragazza, l’attrice Polly Bradbury, che aveva preferito Aaron a lui. Costui è pertanto uno dei potenziali estensori delle minacce, a cui non crede però la fidanzata di Aaaron, Polly, che chiede a Thackeray Phin di non accettare di fare da guardia del corpo a Aaron perché questi già preoccupato, potrebbe peggiorare nella sua psicosi.

Va da sé tuttavia che Phin accetta, e Moon lo conduce in un palazzo lussuoso: Aaron vive all’undicesimo piano. Prendono l’ascensore e mentre parte, Moon gli porge un depliant e parlano in merito. Quando arrivano all’undicesimo piano, Moon gli mostra la porta dell’appartamento che è unico a quel piano: complessivamente sono 12 i piani: fino al nono sono abitati da più famiglie, mentre il decimo undicesimo e dodicesimo hanno appartamenti unici. L’unico ad essere abitato in quel giorno è quello di Aaron, mentre gli occupanti degli altri due piani sono temporaneamente assenti.

Phin dovrà aspettare che arrivi Wallis e poi montare la guardia. Alle 20,15 infatti arriva Aaron, con una gran zazzera di capelli e degli occhiali da sole, che apre la porta e poi gli passa una sedia arancione su cui Phin monterà la guardia.

Circa mezzora dopo ritorna Moon con dei sandwiches e una tazza di caffè per Phin: i due restano a parlare per un po’ di arte. Alle 22, Moon va via, chiedendo nel contempo a Phin di rimanere fino a mezzanotte per stare sicuri. A mezzanotte, Moon ricompare e chiede per maggior sicurezza di aspettare fino all’una. Phin monta sempre la guardia davanti alla porta. Ad un certo punto compare Moon e i due vanno via: Moon si scusa per i suoi ingiustificati timori, ma del resto Phin è stato pagato e quindi..

Scesi nell’atrio del piano terra, assistono ad un litigio del portiere con un motociclista: è arrivato Price. Costui è arrabbiato perché ha ricevuto una telefonata in cui lo si pregava di recarsi al palazzo, ma pare che nessuno ne sappia nulla e Wallis non risponde al telefono. In realtà pare che sia stato il solito scherzo cretino e Price va via. Moon tuttavia ricomincia a preoccuparsi perché Wallis non abbia risposto, e arrivata Polly, i tre risalgono all’undicesimo piano, dove fuori della porta c’è la sedia arancione di Phin.

Siccome sono trascorse delle ore, bussano e chiedono a Aaron di dire come stia, ma non ottengono risposta. Bussano, gridano e alla fine i due uomini sfondano la porta, chiusa dall’interno, trovandosi davanti Aaron morto strangolato con un tubo di gomma. L’appartamento, le cui finestre e la cui portafinestra che da sulle scale di sicurezza sono state murate per volontà di Aaron che soffriva di una malattia dovuta all’esposizione alla luce solare, non ha altre aperture, se non la porta, e una piccola finestrella, molto piccola, da cui non passerebbe forse neanche un gatto, per la presa d’aria.

La situazione impossibile è paradossale: un uomo è entrato in quell’appartamento davanti agli occhi di Phin, eppure è stato strangolato, e l’assassino non può essere uscito che dalla porta, ma questo è assolutamente impossibile, tanto più che la porta era chiusa dall’interno, e l’appartamento è privo di finestre e aperture atte a far passarvi attraverso un uomo.

La polizia arriva e dopo i rilievi, l’Ispettore sente l’unico testimone oculare cioè Phin; tuttavia l’Ispettore Gaylord dissente e non crede alla versione dei fatti raccontata dall’investigatore: “There are only three possibilities, Mr Phin. Either Aaron Wallis killed himself—which I cannot believe—or you killed him, or else you helped someone else kill him”.

In sostanza Phin oltre ad essere stato fregato, subisce un’ulteriore beffa, in quanto è accusato dell’ assassinio di Wallis. Per salvare se stesso, dovrà appellarsi a tutte le sue risorse e al suo acume per venirne a capo, salvarsi dall’accusa di assassinio e inchiodare il vero colpevole.

Il racconto rappresenta veramente una delle vette più alte del puzzle del delitto impossibile, perché riunisce nello stesso racconto alcuni dei presupposti seguiti in tante opere precedenti:

l’uscita sorvegliata da un testimone assolutamente veritiero (lo stesso Phin)

l’assassinio in uno spazio ermeticamente chiuso

la porta chiusa dall’interno mediante un catenaccio

l’assassino svanito nell’aria.

E la soluzione assolutamente perfetta, si basa su pochi elementi: una sedia arancione, una targa e due chiavi, un pezzo di spago e un fil di ferro, cui Phin riesce a dare l’importanza specifica spiegando così come è stato commesso l’omicidio, il cui movente è l’interesse, i soldi.

Non sarebbe bastata probabilmente però la soluzione immaginifica a spiegare il delitto e soddisfare i quattro punti su citati, per ottenere la vittoria, ritengo: anche il racconto piazzatosi secondo aveva infatti una soluzione molto ingegnosa per spiegare il delitto su cui si basava. E quindi, il racconto di Sladek, dovette soddisfare i quattro giurati e la presidente Agatha Christie, per qualcosa in più che aveva rispetto alle altre opere presentate.

Questo ingrediente in più è l’ironia, che Sladek usa per soppesare le proprie facoltà deduttive e nel rapportarle ad altri. Assolutamente delizioso è per esempio quando ricorda illustri scrittori famosi e chiede a loro una mano, leggendo le loro opere:” A man is killed inside a locked, watched room, he thought, adding a mental groan. The killer vanishes. The sleuth gives up and commits dishonourable suicide ... or else is arrested for the crime. Sherlock Holmes wasn’t going to be any help at all. Phin hurried home to read some locked-room mysteries. If Dr Fell could not cure this devil case, then perhaps Father Brown could exorcize it.” 

Pessato che non sia mai stato tradotto in italiano!

Pietro De Palma

mercoledì 25 gennaio 2023

Tom Mead : Death and the Conjuror (La Morte e il Mago) - The Mysterious Press, New York, 2022

 


Tom Mead è un caro amico. Ci conosciamo da qualche anno.

Amicizia nata su Facebook, ma non come tante: approfondita e scandita da letture e discussioni.

Lui si ricordava di me perché anni fa in una antologia di John Pugmire & Brian Supkin era apparso un mio racconto con una classica camera chiusa, mi disse che gli era molto piaciuta e mi chiese se avessi scritto dell’altro. Io gli dissi che avevo scritto molti racconti, alcuni pubblicati nel passato e molti inediti, e che anche avevo scritto un romanzo, che probabilmente non sarebbe mai stato pubblicato, con due camere chiuse e un delitto impossibile. Da lì, varie discussioni su ambiti concomitanti, e riflessioni su autori anche francesi del passato, Steeman per esempio (di cui lui mi disse aveva in mente di far pubblicare dei romanzi nella sua traduzione dal francese). Poi la richiesta di leggere i miei racconti (alcuni li avevo anche tradotti in un inglese accettabile) e l’offerta di tradurne alcuni di sua scelta. Ovviamente mi lusingò, anche perché era l’unica persona che potesse farlo, in quanto nell’italiano si arrabattava: Sergio Angelini che conoscevo anni fa anche per il suo splendido blog poi chiuso, aveva fatto capire di non essere disponibile a tradurli in un inglese fluente per problemi suoi, e come si sa Igor Longo, splendido traduttore e amico un tempo, è scomparso dalle scene circa due anni fa, e non si sa quando e se ritornerà.

Oltretutto, uno dei tre racconti che ha tradotto meglio di quanto avessi fatto io, è stato poi pubblicato sulla prestigiosa rivista americana di Arthur Vidro, e di questo ho ringraziato lui per la traduzione e Mike Grost per l’imbeccatura.

Tom circa due anni fa mi ha detto che aveva scritto un romanzo, e l’aveva tra gli altri fatto leggere a Gabriele Crescenzi. Poi mi disse tutto contento che aveva inviato il romanzo a Otto Penzler, che lo aveva apprezzato molto tanto da volerlo pubblicare. Va detto che Tom tuttavia non è un nome del tutto nuovo: ha pubblicato già alcuni racconti sia su Ellery Queen Mystery Magazine sia su Alfred Hitchcock Mystery Magazine, per di più incentrati sulle avventure dello stesso personaggio, che agisce nel romanzo cioè Joseph Spector, e si è fatto già conoscere per la propensione a inventare delitti impossibili.

Quella dei delitti impossibili e delle camere chiuse è in un certo modo “una distorsione mentale”: non è solo una sottospecie molto particolare e molto elitaria dei mystery, ma anche a mio modo di vedere, “una distorsione mentale”, e lo affermo non solo come lettore e critico ma soprattutto come scrittore di camere chiuse e delitti impossibili. In altre parole, chi scrive inventando questa specie di misfatti, è talmente innamorato e anche ossessionato dal delitto che avviene in circostanze impossibili, che non solo non riesce a trovare soddisfazione nell’inventare una storia basata su un comune delitto, ma è anche legato alla volontà di superarsi in continuazione, inventando sempre nuovi trucchi originali.

Su questo è bene aprire una parentesi: come disse qualcuno, dopo la morte dei grandi scrittori di Camere Chiuse, quelli storici, intendo Carr, Rawson, Crispin, Talbot, Sladek, Commings, Hoch, Wynne e qualche altro, scrittori che abbiano inventato trucchi originali ce ne sono molto pochi, e normalmente i romanzi che vengono scritti sono quasi sempre tributi reali o ideali a questi grandi scrittori del passato.

Anche il romanzo di Tom lo è.

L’azione si svolge nel passato, nel 1936.

Benjamin Teasel è l’impresario di uno spettacolo teatrale che si annuncia di grande successo: Miss Death. La protagonista è Della Cookson, attrice consolidata. A curare gli effetti è stato chiamato Joseph Spector, mago prestigiatore. Lo spettacolo ha grande successo. Teasel organizza un party a casa sua e invita tutti e anche uno psicanalista da poco residente in città, scappato dalla Germania, il dottor Anselm Rees  e sua figlia. Rees però declina l’invito. Ha tra gli altri appuntamento con un misterioso visitatore che gli ha chiesto urgentemente di poterlo vedere.

Questi arriva, con un cappotto rialzato e un cappello a larghe tese che impedisce di poterlo riconoscere, e si dirige verso lo studio di Rees. Dopo un certo tempo, esce sempre dalla porta principale. Sentono il dottore rispondere al telefono. Dopo un po’ la governante va a vedere se il dottore abbia bisogno di qualcosa, ma non riceve risposta; stessa cosa la figlia Lydia, pure lei dottoressa. Per di più la stanza è chiusa dall’interno. Gridano ma non ricevono risposta. Decidono quindi di aprire la stanza dal di fuori col trucco di spingere la chiave facendola cadere e poi recuperandola con un giornale da sotto il battente. Quello che trovano è la visione orribile del dottor Rees ucciso con un profondo squarcio alla base del collo, tanto che lo ha quasi decapitato. Provano la finestra, ma la trovano bloccata, per cui riservano le proprie energie a trovare l’assassino che deve essere per forza lì; e guarda caso c’è una cassa di legno tanto profonda da ricevere un corpo. Ma..è vuota. Eppure il visitatore non può essere stato, perché poi hanno sentito la vittima parlare al telefono. Oppure, se è stato lui, deve aver inventato qualche trucco. Fatto sta che le due donne, scosse e sul punto di uno shock vanno a trovare una bottiglia di liquore per calmarsi e poi chiamare la polizia.

Fuori piove a dirotto. E la cosa avrà la sua importanza per determinare dalle impronte, cosa sia stata fatta e cosa no.

Entrano in scena l’Ispettore Flint e il suo amico il mago Joseph Spector. E da qui comincia una indagine che innanzitutto tende a conoscere più a fondo la figura di Rees, e i suoi pazienti. Ben presto si viene a sapere che i casi su cui aveva riversato le sue energie erano tre: Floyd Stenhouse, violinista internazionale, che aveva sogni orribili ricorrenti (Paziente A); l’attrice Della Cookson, che soffre di cleptomania (Paziene B); Claude Weaver, scrittore , che soffre di buchi di memoria (Paziene C). E tutti e tre avranno in un modo o nell’altro delle incidenze sulla storia.

Se gli investigatori devono svolgere indagini al fine di trovare prove per fermare l’omicida, ben presto si trovano dinanzi anche un problema accessorio: qualcuno, la notte del party a casa Teasel, ha rubato senza che si possa capire come lo abbia fatto, la tela “El Nacimiento” di Manolito Espina, il pittore pazzo. C’entra per caso Della nel furto? E guarda caso Della Cookson era anche presente sulla scena del delitto. Ma lei è arrivata dopo che il misterioso visitatore era andato via.

Si viene a sapere che la telefonata alla quale avevano sentito rispondere dal Dottor Rees era partita dalla casa di Steenhouse.

A questo punto parte una serrata indagine, che si appunta su altre personalità che di volta in volta appaiono e scompaiono: Der Schangenmann (L’uomo serpente), Frieda Tanzer, l’attore Edgar Simmons. Finchè avviene un  secondo delitto, anche questo in circostanze impossibili: un giovane viene trovato in un ascensore, strangolato, senza che nessuno sia stato visto avvicinarvisi, o aprirlo. 

Da qui l’azione diventa più veloce, accadono altre cose finchè durante una riunione coi i sospettati, l’assassino viene incastrato. E Spector dimostrerà come abbia fatto ad uccidere in entrambe le occasioni.

Il romanzo è bellissimo. E come ho detto altre volte, le Grandi Camere hanno sempre grandi messinscene. Qui però la messinscena non è il frutto dell'azione solo dell'omicida di perpetrare il crimine e farla franca, ma anche dell'azione combinata ma non calcolata, di interventi di altri soggetti che la rendono complessa: il misterioso visitatore, seguito da un altro che proviene dal giardino della villa e che lo segue; la presenza di Della Cookson; la stanza che sembra chiusa dall'interno, porta e finestre, solo che le finestre prima chiuse dall'interno, vengono aperte e sbarrate dall'esterno e poi richiuse dall'interno; la presenza di un impostore che determina una situazione particolare nella storia, che avrà conseguenze all'atto dell'omicidio.

Pochi sanno tuttavia che la genesi del titolo non è stata immediata: infatti la prima stesura ne aveva uno differente Occam’s Razor. Ora è evidente che se fosse stato scelto questo primo titolo, la ragione sarebbe stata duplice: innanzitutto il rasoio è l’arma utilizzata per il primo delitto, quello che è alla base del romanzo; e come si sa comunemente “Il rasoio di Occam” è anche un procedimento metodologico che consiste nel dare ad un problema la sua soluzione più semplice scelta tra alcune ugualmente valide. Ma Tom Mead ha preferito cambiarlo in Death and the Conjuror, La Morte e il Prestigiatore, perchè come mi ha rivelato lui "Otto Penzler didn't like the original title, which is why I changed it".

E' diviso in tre parti: il racconto del ladro, il racconto del bugiardo, il racconto dell'impostore e ciascuna delel tre parti riporta una frase dedicata ad un grande scrittore del passato. A significare quanto il romanzo sia concepito, come accaduto tante altre volte, come un omaggio ai grandi del passato, e in particolar modo a John Dickson Carr. E non a caso  la dedica immancabile ai genitori, è seguita da quella a Carr. Tom però non guarda a Carr solo in quanto nume tutelare del sottogenere, ma anche quando vi si rifa direttamente nella storia: infatti non solo l'apparire di un misterioso visitatore nascosto da un pastrano e da un cappello che lo nasconde, ci riporta a  The Hollow Man, dove c'è un misterioso visitatore che fa visita al Dottor Grimaud, che verrà  ucciso; ma anche i riferimenti a Vampiri (The Vampire Trap) non sono fini a se stessi, ma tendono sempre a collegarsi all'opera più significativa di Carr. Come se non bastasse, nella seconda parte, c'è anche una disquisizione della Camera Chiusa, come accade in The Hollow Man.

Quando qualcuno scrive un'opera, del genere Camera Chiuse, tende di solito non solo a mettere tutto quello che d'impossibile sia capace, ma anche a inserirvi talvolta un elemento caratterizzante, che è, per antonomasia, la Conferenza delle Camere Chiuse. E quando ciò accade, significa che per l'autore il romanzo ha un'importanza particolare.  Tuttavia, nel caso di Tom, la disquisizione viene affrontata in modo diverso che nel romanzo di Carr e in genere nei romanzi che la contengono. Infatti in Death and the Conjuror, non assistiamo ad una conferenza dotta qual è quella del Dottor Fell che snocciola tutta la casistica fino a quel momento, bensì la disquisizione viene affrontata adattandola strettamente ai problemi del caso in fieri, eliminando tutto ciò che non può adattarsi ed invece soffermandosi solo su ciò che è materia del caso.

Nella terza parte, invece, prima della soluzione, ecco un altro omaggio ad un altro Grande del genere: ad Ellery Queen. Perchè, anche se brevemente, Tom si ferma e lancia una vera e propria Sfida al Lettore, che dovrebbe anticipare la soluzione di Spector, individuando l'omicida. Io l'ho individuato, prima che Spector lo faccia, e devo dire che se sempre difficile, se proprio ci si applica, e si sta molto attenti leggendo il romanzo, una qualche supposizione su chi possa essere il responsabile, può non essere proprio peregrina. Il punto cruciale per l'individuazione del colpevole è il secondo omicidio impossibile: perchè eliminati uno ad uno coloro che non potevano essere stati, per improbabile che possa sembrare, l'assassino può essere solo una persona, secondo l'aforisma celebre di Conan Doyle: "Once you eliminate the impossible, whatever remains, no matter how improbable, must be the truth". E siccome il secondo delitto è la diretta conseguenza del primo, ne deriva che l'assassino può essere uno solo.

Ma gli omaggi non finiscono qui: infatti la stessa figura di Joseph Spector è un omaggio ad un altro grande scrittore di storie impossibili: Clayton Rawson. Infatti la specularità di Spector con Merlini è quantomai evidente. Tanto più che come Merlini nelle sue storie spesso fa innocenti giochi di prestigio, cava conigli dai cappelli e propone indovinelli di logica, così fa Spector nel corso del romanzo, e alla fine propone con la gabbia truccata del canarino, una metafora che ben si può adattare al romanzo: cioè che se si vuole, la realtà può essere cambiata a piacimento con un trucco. Gabbia, che a seconda di come viene girata fa sì che l'uccellino ora sia lì e ora no, perché è fatta di specchi, e in questo ricorda ancora una volta Carr: uno dei racconti del Colonnello March, The New Invisible Man in Department of Queer Complaints.

Chi potrebbe pensare che si tratti però solo di un romanzo deduttivo, sarebbe tratto in inganno: la parte deduttiva è preponderante, ma anche quella psicologica ha la sua importanza: per es. capire come sia stato rubato "El Nacimiento" e chi possa averlo fatto e per quale motivo, non è cosa da poco; così pure cosa nascondeva Marcus Bowman, il fidanzato di Lydia Rees, che riguardava altra persona; e infine il ragionamento per spiegare la condotta di Weaver,  e i suoi buchi di memoria, che poi sarà la base su cui Spector fonderà il suo ragionamento finale e spiegherà i delitti.

Il romanzo deve essere letto bene e perciò vuole il suo tempo; però è da dire che al di là del tempo necessario per leggerlo bene e soffermarsi sui vari gradini della scala cognitivaa che porta alla soluzione, il romanzo ha diverse velocità: la prima e la seconda parte sono generalmente lente e il romanzo procede a fatica, anche perchè la disquisizione sulla Camera Chiusa e le disquisizioni sulle turbe dei pazienti del Dottor Rees e quella su The Snakeman, devono essere affrontate con passo fermo e misurato; la terza parte, soprattutto a partire da The Vampire Trap, invece diventa a dir poco frenetica, e le sorprese si susseguono a ritmo serrato, delineando una soluzione che fa intravvedere una realtà assai diversa da quella che si pensava fosse quella pensata in un primo momento.

Pietro De Palma