venerdì 15 luglio 2022

STILANDO UNA LISTA DI CAMERE CHIUSE



Parecchi si sono già cimentati nello stuzzicante gioco di elaborare una lista di Camere Chiuse, le migliori secondo il proprio gusto e la propria conoscenza, e dal confronto tra le varie liste, emergono alcuni punti ben saldi che sarà il caso di vagliare.

Innanzitutto, il problema Carr.

John Dickson Carr è umanamente considerato il massimo ed insuperato Maestro di Camere Chiuse, colui che ha scandagliato il genere inventando i romanzi con le più assurde ed elettrizzanti situazioni. Per cui, gioco forza, chi voglia elaborare una lista delle Camere Chiuse, non potrà non confrontarsi con Carr. Tanto più che egli non è stato solo uno specialista, ma un grande romanziere, con una grande tecnica narrativa, e con descrizioni e atmosfere mozzafiato, che ben si prestavano per di più, proprio per la loro densità, ad essere drammatizzate alla radio. Quindi un grandissimo scrittore, che può dare seri grattacapi.

Per quale motivo? Per uno soprattutto: se la lista comprenderà Carr, naturalmente essa dovrà essere copiosa, superando di gran lunga il numero 50; se invece si volesse approntarne una essenziale, bisognerebbe a mio parere escludere a priori Carr, che costituisce un caso a parte. Infatti, creare una lista, in cui inserire uno-due romanzi di Carr sarebbe non solo riduttivo ma anche ingiusto, perché ciascuna sua grande Camera è un discorso a sé, che merita di essere ricordato. Per di più, è accaduto che nel caso di una lista molto famosa, quella di Lacourbe, per una sorta di sciovinismo nazionale o di orgoglio patrio che lo si voglia definire così, a sei sette romanzi di Carr ne sono stati contrapposti altrettanti di Halter.

Ora qui, si tocca un punto controverso, perché Paul Halter è il più grande scrittore di Camere, dopo Carr e Hoch (il più grande nel genere dei racconti), e quindi ben si presta ad essere ricordato e magari confrontato. La cosa mi tocca ancor di più, perché nel passato ho realizzato un’intervista a Paul, della cui amicizia godo, e quindi mi riesce alquanto problematico parlarne: Ma siccome il discorso l’ho già esperito altrove, e ne ho discusso con lui (in francese, è ovvio), non vedo perché non dovrei ribadirlo in questa sede: per me il più grande è Carr, senza ombra di dubbio, ed è insuperato per un aspetto semplicissimo, cioè il fatto che fosse uno scrittore a tutto tondo, i cui romanzi non avevano solo problemi complicatissimi, ma anche grandi atmosfere e grandi assassini, cioè la natura psicologica del colpevole era molto ben analizzata. Nei romanzi di Paul invece, se il virtuosismo in sè per sé raggiunge vette assolutamente inusitate, forse anche superiori a Carr, perde molto nella caratterizzazione dei personaggi, perchè molto spesso i suoi personaggi o sono malati psichicamente oppure sono donne o ragazzi, non vi sono cioè caratterizzazioni di assassini ben curate se non in casi eccezionali, anche se le atmosfere sono anche ben svolte. E’ un po’ lo stesso discorso che si potrebbe fare, ovviamente in ambiti più ristretti, per Clayton Rawson, uno scrittore che da illusionista qual era ha confezionate alcuni esempi straordinari di Camere Chiuse, tra cui lo spacca-cervelli in assoluto migliore secondo me assieme a Le tre bare, cioè Morte dal cappello a cilindro: anche lui infatti, pur essendo un maestro di problemi insolubili, è carente in qualcosa: nel suo caso nelle atmosfere, che sono alquanto fredde.

Lacourbe invece nella sua lista delle 99 Camere (che sono in realtà di più) appaia i due in una sorta di confronto a sé, limitando la considerazione delle altre, in qualche modo. Nel suo caso, poi, c’è una esorbitante presenza di classici francesi, a discapito di quelli anglosassoni, e assenza o quasi di Camere elaborati da scrittori di altra nazionalità: per es. di italiano non vi è nulla.

Anche questo è un altro punto controverso: infatti in una lista che si rispetti, ed il più possibile imparziale, sia la letteratura francese che quella anglosassone dovrebbero essere presenti, perché i francesi negli anni ’30 hanno confezionato alcuni straordinari esempi che sono tuttavia assai poco considerati nel mondo anglosassone a causa della carenza di traduzioni, a cui sta provvedendo poco alla volta John Pugmire, caso però isolato. E così se la lista di Hoch, non ne presenta neanche una, la lista di Lacourbe ne presenta parecchie, anche troppe forse.

Bisognerebbe poi esaminare un ulteriore punto: è giusto stilarne una che contenga tutte le Camere migliori in assoluto, oppure solo quelle migliori tradotte in italiano (come fatto da Lacourbe)?

Beh, io sarei propenso a indicare per sommi capi una che lo sia in assoluto, e in cui i romanzi siano citati non in base ad una graduatoria che sarebbe inopportuna per la presenza di romanzi di Carr nei confronti di quelli meno numerosi altri scrittori, romanzi di Carr che finirebbero con il riportare inevitabilmente votazioni superiori a quella di altri, ma ad una lista di titoli, tutti parimenti importanti.

Un ulteriore motivo di ragionamento riguarda cosa si intenda per Camere Chiuse: comunemente, per Camere Chiuse si intende talora anche il cosiddetto Delitto Impossibile. Infatti molti autori considerano i due termini, in sostanza assimilabili. Per me, invece, si tratta di due cose distinte, in ragione degli elementi che contengono: il delitto impossibile in sé stesso, pur configurandosi spesso come un gioco di prestigio o una illusione (vedasi La Tabacchiera dell’Imperatore per esempio, o La lampada di Bronzo), non è una camera chiusa vera e propria: Infatti perché si possa parlare a ragione di Camera Chiusa, è necessario che vi sia non solo un elemento temporale ben contraddistinto (che magari può esistere da solo nel Delitto Impossibile: per es. Tour de Force di Christianna Brand) ma anche spaziale: direi quasi soprattutto spaziale. Cioè è necessario che vi sia uno spazio ben definito, nel quale si è svolto un omicidio o una sparizione di qualcosa, senza che esistano i presupposti per i quali qualcuno sia potuto uscire: perciò avremo una stanza chiusa da porta e finestre, con camini inaccessibili e senza botole e porte segrete; oppure una casa circondata da neve intatta, oppure un delitto avvenuto in una spiaggia con attorno sabbia senza impronte. Oppure deve essere avvenuto all’esterno davanti agli occhi dei presenti senza che nessuno abbia visto l’assassino (Occhiali neri). Oppure è avvenuto addirittura sotto la pioggia, senza che vi siano impronte bagnate (in un romanzo di De Angelis).

Seguendo la falsa riga di Lacourbe, che si badi bene io rispetto profondamente, fors’anche per aver pubblicato in francese tutti i radiodrammi di Carr, io potrei stilare una mia lista in cui comprendere anche romanzi italiani; però, come la lista di Lacourbe, anche la mia finirebbe per essere sciovinista, in quanto andrebbe a finire che una lista italiana, con romanzi anche italiani, finirebbe per escludere romanzi di altra nazionalità magari più meritevoli.

Per cui alla fine, non stilando una lista di 100 romanzi, come Lacourbe, ma cercando di ovviare ai suoi nei e puntando ad essere il più super partes possibile, stilerò una mia lista essenziale ed imprescindibile di 25 romanzi, solo con Camere Chiuse, e non invece con Delitti Impossibili, in cui contro-corrente andrò contro molti pensieri comuni, inserendo anche un romanzo italiano (tradotto in inglese da Igor Longo,e pubblicato da Locked Rooms International)

Ritenendo il Maestro, un caso unico e irripetibile, porrò i suoi romanzi in testa, e poi a seguire, distinti a seconda dell’ordine alfabetico, quelli di altri romanzieri

 

 LISTA DELLE MIGLIORI  25 CAMERE CHIUSE IN ASSOLUTO  + 1 

(secondo me):

 

John Dickson CARR : The Hollow Man & The Judas Window

Clayton RAWSON: Death from a Top Hat

Christianna BRAND : Death of Jezebel

Paul HALTER : La Quatriéme Porte

Derek SMITH : Whistle Up The Devil

Pierre BOILEAU : L’assassin vient les mains vides

Edgar WALLACE: The Clue of the New Pin

S.S. Van DINE : The Kennel Murder Case

Leo BRUCE: Case for Three Detectives

Alan GREEN: What a Body!

Charles ASHTON: Dance for A Dead Uncle

Peter SHAFFER : The Woman in the Wardrobe

Seishi YOKOMIZO: Honjin Satsujin Jiken

Keigo HIGASHINO: Hakuba Sansō Satsujin Jiken

Peter LOVESEY : Bloodhounds

Anthony BOUCHER: Nine Times Nine

Anthony WYNNE: The Case of the Gold Coins

John RHODE: Invisible Weapons

Alexis GENSOUL & Charles GRENIER: La Mort vient de nulle part

Edmund CRISPIN: The Moving Toyshop

Anthony BERKELEY : The Layton Court Mystery

Franco VAILATI: Il mistero dell’Idrovolante

Yukito AYATSUJI: Jukkakukan no Satsujin

Randall GARRETT: Too Many Magicians

Ulf  DURLING: Gammal Ost

 

Lo so che ogni lettore che leggerà questa lista avrà da obbiettare e presentare delle proprie inclusioni escludendo al contempo qualche romanzo da me inserito. Però, io ho cercato di essere il più imparziale possibile, e ciononostante devo giustificare qualche clamorosa esclusione:

 

Rim of the Pit di TALBOT : come ho scritto in un mio articolo di parecchi anni fa (ripreso e fatto suo in una sua tesi da uno studioso italiano, senza citarmi), pur essendo bellissimo il romanzo, ha una pecca grandissima: quella di inserire delle cose apparentemente impossibili spiegandole non in maniera esaustiva ed arrampicandosi sovente sugli specchi (come talvolta fa Halter); per il resto rimando al mio articolo.

The Chinese Orange Mystery di Ellery Queen: non è una Camera Chiusa, come sembrerebbe, ma un delitto impossibile: il perché è dato dal fatto che la camera non è chiusa, ma aperta.

Invisible Green di John Sladek, a me personalmente non è piaciuto, perché la soluzione è troppo inverosimile anche se magnifica: le soluzioni migliori sono quelle che sembrano pazzesche e poi si riducono a nulla o quasi e che si possono replicare semplicemente. A me di Sladek è piaciuto Scarabeo, anche se lì la soluzione è troppo complessa. E soprattutto, un capolavoro è il racconto  By an Unknown Hand.

Tom inserisce Mr Splitfoot, di Helen McCloy probabilmente per l’effetto sonoro, non sapendo che tuttavia lo stesso era stato inventato proprio nello stesso modo ( e io quindi parlerei di derivazione) da Charles Ashton (lo scrissi nel relativo articolo). Allo stesso modo non inserisco un romanzo a me piaciuto moltissimo come The Gilded Fly di Edmund Crispin, perché la soluzione deriva (non so se volutamente o no) dal romanzo da me citato di Gensoul & Grenier.

The Tokyo Zodiac Murders di Soji Shimada, non è citato, perché pur essendo uno dei romanzi più belli che abbia letto in assoluto, per la fantasia delirante, la sua camera chiusa non è niente di speciale, rifacendosi a quello inventato da altri autori.

Un’ultima riflessione. Sono stato indeciso se inserire il romanzo di Vailati o quello di De Angelis: quello di De Angelis è molto più romanzo di quello di Vailati che si incentra solo sulla Camera Chiusa, però mentre nell’Albergo delle Tre Rose la Camera Chiusa, pur essendoci, è solo uno dei tre delitti, e non viene neanche citata in quanto tale da De Angelis evidentemente non interessato al delitto impossibile in se stesso, nel romanzo di Vailati sul delitto si basa tutto il romanzo e la soluzione è fantasmagorica, un gioco di prestigio.

 

Pietro De Palma