martedì 27 dicembre 2022

Martin Edwards: The Locked Cabin . In "The Book of Extraordinary Impossible Crimes and Puzzling Deaths", di Maxim Jakubowski (2020).



 

Qualche giorno fa, Luca Conti mi ha pasato una antologia di cui non sapevo nulla: The Book of Extraordinary Impossible Crimes and Puzzling Deaths, di Maxim Jakubowski (2020).

Maxim Jakubowski è uno scrittore, editore e critico. Nel 2020 ha curato una antologia di storie impossibili, di vari autori, dedicandola alla memoria di uno di essi, John Grant, il cui racconto rieccheggia Carr: The Case of Impossible Suicides, consegnatogli 48 ore prima che Grant fosse stroncato da un infarto. In attesa di finire di leggere questo racconto, oggi comunque voglio accennare ad un altro, che è quello che comincia la raccolta, che comprende:

 
Introduction
Maxim Jakubowski

The Locked Cabin
Martin Edwards
It’s Not What You Know
O’Nel De Noux
Murder in Pelham Wood
Jared Cade
The Last Thing I Do
Amy Myers
By a Thread
Keith Brooke
Goobers
Michael Bracken and Sandra Murphy
Whatever Remains
Ashley Lister
The Golden Hour
Paul Charles
Expiration Date
Bev Vincent
The Window
Deryn Lake
Gorilla Tactics
Eric Brown
The Golden Princess
Jane Finnis
The Case of the Impossible Suicides
John Grant
The Fire Inside
David Quantick

Menace in Venice
Rhys Hughes
The House by the Thames
Christine Poulson
Black’s Last Case
L.C. Tyler
Killing Kiss
Lavie Tidhar


Parlerò di The Locked Cabin , di Martin Edwards, scrittore e critico inglese parecchio conosciuto.

Feargal Breen, turista sulla Queen Mary, una nave traghetto, incontra sul ponte un’affascinante turista italiana, Sophia Vialli e comincia a tampinarla, solo per sapere che non è affatto sola, semmai lo è lì, essendo sposata già. Comunque sia lui comincia a farle da cicisbeo, non sapendo con chi attaccare bottone su quella nave. E ben presto comincia a parlare di tutto quello che accade, e in particolare di una ereditiera che viaggia su quella nave e che diventerà ancora più ricca, quando sposerà il suo fidanzato: Cynthia Wyvern infatti sta consumando le sue ultime energie da nubile in quanto si sposerà col noiosissimo Algy Neville-Ferguson che sta per diventare Baronetto.

I due spettegolano su Cynthia e su un giovane con cui sta cinguettando su quella nave, tale Ellis Hart. Cynthia occupa la stessa cabina suite che occupava Letty Bohannon, l’ereditiera che è morta durante la terza traversata del Queen Mary, trovata morta, sicuramente suicida, nella sua cabina chiusa dall’interno. Erede di una favolosa fortuna, si era uccisa per via di uno scandalo che avrebbe potuto coinvolgerla.

Nei giorni a seguire, mentre Cynthia e il suo accompagnatore amoreggiano, Breen marca stretto la turista italiana. Quale scopo può avere se lei è già sposata? Uno scopo al di là del matrimonio? Però lei non sembra proprio voler rispondere alle avances di Breen, e neanche rispondere alle sue domande, salvo dire che è una fotografa. Tuttavia il lettore si accorge (almeno io me ne sono accorto, che Breen non è solo un turista in cerca di avventure, ma qualcos’altro: quando parla della defunta Letty, delle ombre passano sul suo viso e si incupisce). Deve aver avuto qualche trascorso con l’ereditiera trovata morta nella sua cabina, chiusa dall’interno. Ma dove porta il gioco che sta facendo? I giochi si risolveranno nella cabina di Cynthia, la stessa di Letty, quando qualcuno cercherà di estorcerle dei soldi, e la conclusione sarà tragica, con la morte di due persone, e la creazione di una situazione impossibile.

 

Il racconto di Martin è un divertissement, condotto sul filo dell’istrionismo e del gioco, con mano sicura e penna felice: non si capisce nulla, o quasi (qualcosa si può immaginare) fino alla fine, dove se si trova finalmente pace alla morte di Letty, con la spiegazione della sua morte nella cabina chiusa dall’interno, parimenti per un caso due persone rimangono uccise, e chi rimane inventa su due piedi una situazione impossibile, in sostanza una camera chiusa. Nel suo svolgimento, e soprattutto nel suo finale, cede parecchio al feuelliton, con un ribaltamento di ruoli e anche di parti, che sorprende il lettore: Ellis Hart non è Ellis Hart ma Joel Dyson, Sophia Vialli (Martin non sarà mica un tifoso del Chelsea?) non è Vialli ma Maria Mancini (guarda caso il cognome di altro giocatore/allenatore che ha allenato in Inghilterra), Breen non è nato a Dublino ma invece è inglesissimo e si chiama Henry Bohannon, e Cynthia non è Cynthia ma Winnie.

E’ la prima volta che mi capita di leggere di una inverted story, in cui la camera chiusa non viene risolta con un ragionamento deduttivo, ma costruita con uno induttivo. In questo è la genialità di questo piccolo racconto, in cui tutte le tessere combaciano e le azioni sono svolte e spiegate bene. Ovviamente ci sono delle cose che avvengono solo in un racconto nato dalla fantasia di qualcuno: come fa qualcuno a creare una chiave da uno stampo, su una nave, senza destare sospetti, e soprattutto con cosa? Tuttavia il fascino della storia, ricopre questa inezia e incanta con la sua semplicità. Solo una cosa ci disturba un po’: ma perché proprio un personaggio italiano e non belga o tedesco? Mah, lo chiederemo a Martin.

 

Pietro De Palma

venerdì 28 ottobre 2022

Jon L. BREEN: La casa dei lunghi sospiri (The House of Shrill Whispers , originariamente in E.Q.M.M. N.345 dell'Agosto 1972), in Ellery Queen presenta "Estate Gialla 1979"

 


Nato in Alabama nel 1943, Jon L. Breen è uno storico  della letteratura poliziesca. Suo è ad esempio The Fine Art of Murder: The Mystery Reader's Indispensable Companion, scritto con Ed Gorman, Martin H. Greenberg, Larry Segriff, oltre a numerosi romanzi e antologie di racconti, soprattutto apocrifi sherlockiani. Ha scritto anche parodie su Van Dine , Ellery Queen, Agatha Christie e John Dickson Carr. Ha vinto 2 Edgar, con lavori biografici: il primo nel 1982, con What About Murder? A Guide to Books about Mystery and Detective Fiction; il secondo nel 1985, con Novel Verdicts: A Guide to Courtroom Fiction.

La parodia che presentiamo si chiama The House of Shrill Whispers, e già dal titolo denuncia di chi è una parodia.

Non solo. Il protagonista principale, il detective che dovrebbe risolvere il puzzle, si chiama Sir Gideon Merrimac, un detective privato, il cui nominativo è un mix di Gideon Fell ed Henry Merrivale, che ha una tendenza nel nome e nel modo di presentarsi del protagonista, a rimandare allo sbruffare tipico dei guasconi. Non a caso, Merrimac non risolverà il caso.

Millard Carstairs è seduto in treno e guarda le gambe di una bella giovane seduta davanti a lui. Quando viene a sapere, dopo aver rotto il ghiaccio con la giovane donna, che ella è Nancy Williston, di cui il suo amico Bill Clifton gli ha parlato, è tutto contento. E quindi la ragazza, saputolo, gli racconta una cosa: cioè che lo zio Margrove, che ha quattro figli tra cui Bill e lei che è figlia adottiva, ha disposto che il suo patrimonio venga diviso tra Bill e la ragazza, mentre gli altri tre fratelli, dissoluti e avidi, Cavendish, Jessica e Franklyn, sono stati esclusi. Ora lei ha paura che uno dei tre voglia ucciderlo; eppure Zio Margrove non teme che lo assassini uno dei tre, ma un tale che pare che possa entrare in una casa con le finestre e le porte sprangate dal di dentro, senza lasciare tracce. Per questo Bill ha chiamato Millard, così come Milalrd vorrebbe che quel caso lo gestisse il vecchio Giddy, cioè Gideon Merrimac, il più grande investigatore del mondo, non sapendo che a sua volta Clifton Margrove, proprio Merrimac ha chiamato perché faccia luce sul caso e lo salvi. E infatti di lì a poco fa la sua apparizione, sul treno, in modo bombastico e surreale, incastrato tra due carrozze del treno, proprio Merrimac, che da come è vestito e da come si presenta, sembra la fotocopia di un altro Gideon ben più noto.

Proprio Merrimac afferma di essere stato chiamato da  Clifton Margrove per risolvere il caso di un seducente assassino invisibile che è pronto ad ucciderlo. Perciò zio Clifton non solo si è barricato in un cottage al centro del giardino, ma ha fatto cospargere per tutto lo spazio che circonda la casa, neve finta, mettere 4 grandi proiettori che illuminano tutto dal tramonto all’alba, e ha assoldato numerosi agenti della Pinkerton per rendere la zona ancora più sicura. Eppure quando Answorth, il vecchio ottantaseienne maggiordomo, l’unica persona che Margrove ammette alla sua presenza, li vede per accompagnarli con il calesse alla magione, li informa che il vecchio zio è stato assassinato. Il fatto è che le sole impronte presenti nella neve finta son quelle del maggiordomo e di nessun altro. Pertanto è logico concludere che ad assassinare il vecchio sia stato il fantasma dell’Ammiraglio Wilburforce Cogsby, che visita la Casa dei lunghi sospiri alla ricerca dello spirito della sua donna amata, morta l’11 luglio 1870, le notti del 12 luglio.  Dico notti perché l’ammiraglio aveva creato un calendario di famiglia in cui l’11 luglio era stato soppresso e c’erano invece due 12 luglio. E proprio in una delle due notti consecutive del 12, è stato compiuto il delitto, con una pistola antica  che è scomparsa.

Gli agenti della Pinkerton non sanno spiegare come l’assassino sia entrato, tant’è vero che quando Answorth andava dal suo padrone, loro cancellavano le impronte del vecchio in maniera tale che altre impronte sarebbero state visibili. Chi è stato dei 4 figli ad uccidere il padre? Perché un fantasma passa attraverso i muri ma non impugna una pistola.

Mentre Merrimac sta elaborando una teoria, anche Carstairs si mette all’opera. Interrogando i presenti troverà che il vecchio maggiordomo aveva portato dal suo padrone un elefantino, quello del padrone,  perché si sentiva solo. Ma dal cottage oltre che l’assassino è scomparso l’elefante. Carstairs troverà dove sia finito l’animale, eviterà un secondo assassinio e inchioderà l’assassino, questa volta bonaccione che alla fine rinuncia pure ad uccidere Carstairs oltre che il maggiordomo ed è pronto a consegnarsi alla polizia, sapendo che ci saranno ben pochi carceri in cui lui potrà stare.

Il racconto è una delle più gustose parodie che abbia letto su Carr (ricordo anche quella di Brittain, ma Breen la supera alla grande). Non c’è solo la tendenza a prendere per il sedere il detective (e anche Carr), ma anche creare un piccolo racconto che avrebbe tutte le caratteristiche e le premesse base di una Camera Chiusa la più pazzesca mai creata,  e risolverla poi con un bluff, che in un certo senso delude le premesse e le aspettative, ma poi ripensandoci, neanche tanto, perché basandosi sui dati inseriti, crea una soluzione adeguata anche se surreale.

 


Innanzitutto la parodia tratteggia sarcasticamente il protagonista che da come si veste e si atteggia sembra la copia peggiore di Gideon Fell. A pag. 136 leggiamo: "...Chi, se non lui, aveva quelle guance grasse, molli e rubiconde? Chi portava due monocoli, uno per occhio, sovrastanti un naso bitorzoluto? Chi sfoggiava una dentiera tutta d'ro e aveva una barbetta caprina giallastra? E chi avrebbe mai indossato in pieno luglio, un domino nero e un paio di calzoni a scacchi, porpora e zafferano, da una delle cui tasche sporgeva un fazzoletto a fiori? Un fazzoletto che il suo proprietario usava aregolari intervalli per soffiarsi il naso con un fragore assordante, tra sussulti che facevano ondeggiare la cappa, rivelando un'antica pistola da duello appes ain precario equilibrio sopra una pancia di proporzioni strabilianti..".

In più la satira  prende in giro la tipica soluzione carriana tratteggiando una soluzione che pur essendo rigorosamente in linea con gli indizi, è una clamorosa caduta. Roland Lacourbe, commentando il racconto presente nella sua antologia "Les meilleures histoires de chambres closes" (Minerve,1990), dice: "..Naturellement, appelé sur les lieux, le célèbre Sir Gideon Merrimac, mélange savoureux de Gideon Fell et de Sir Henry Merrivale, apportera la conclusion la plus inattendue à ce qui restera sans doute le clou de sa prestigieuse carrière. La chute pourra sembler décevante à certains lecteurs. Jon L. Breen, lucide et modeste, s’en déclarait insatisfait. Mais les vrais amateurs de JohnDickson Carr, qui gardent en mémoire la rigueur scrupuleuse de leur auteur favori en matière de résolution d’intrigue, ne manqueront pas d’apprécier la dérision avec laquelle Jon L. Breen introduit sa pirouette finale. Le bonheur avec lequel il retrouve à la fois le style et l’art de la création d’atmosphère de son modèle et aussi son humour, laissent percer, sous le respectueux hommage, un regard des plus malicieux".

Non si limita tuttavia ad una satira generale, poichè Breen si diverte a storpiare anche nomi di personaggi carriani. Oltre che Sir Gideon Merrimac, che è il mix dei nomi dei due personaggi più famosi di Carr, troviamo per es. l’avvocato Butterick Parattler che a me subito ha riportato alla mente un altro avvocato, presente in due avventure di Gideon Fell (Below Suspicion e Patrick Butler for the Defense) , l’avvocato Patrick Butler.  il racconto comincia con un uomo e una donna seduti nello scompartimento di un treno (che poi si innamorano),  e c’è anche  The Constant Suicides che comincia con un uomo e una donna seduti nello scompartimento di un treno che si innamorano. Ci sarebbe anche un Carstairs che  ha una parte in The Red Widow Murders, ma vabbè può essere un caso. Poi c’è l’elefantino, che in realtà non è un elefantino, o meglio è un uomo con il costume di un elefantino, che cammina quattro zampe, condotto da Answorth a Margrove Clifton.

Poi c’è la Camera Chiusa, che sembrerebbe essere una quintessenza delle camere chiuse ma in realtà non lo è, e proprio la caratteristica che nega la Camera Chiusa e che è quel particolare che Carr ci teneva che non ci fosse mai nei suoi romanzi, qui c’è. Quindi..che razza di Camera Chiusa è ? Appunto, proprio quello che pensate voi. Che poi è anche la ragione del movente, un movente a dir poco surreale anche questo, alla base dell’assassinio di zio Clifton.

E poi c’è infine un’altra scena surreale se non grottesca: Millard Carstairs, investigando, finisce per abbattere uno scaffale pieno di libri nella camera della servitù, al piano interrato della Villa dei Lunghi Sospiri, e chi trova seppellito da una montagna di vecchi libri? Answorth. Il bello è che i vecchi libri sono vecchi libri gialli di vecchi autori, passati e datati: Hume, Wells e Hanshew. Come a dire che il vecchio Answorth aveva rischiato di crepare, travolto non almeno da libri di pregio, ma da vecchio ciarpame, che nessuno quasi leggeva più.

Fin qui potremmo parlare di un ottimo racconto parodistico di Breen, surreale e anche abbastanza spassoso. Quello tuttavia che eleva questo racconto e ne fa una perla, è altro: è il dialogo che ad un certo punto intercorre tra Sir Gideon, Nancy Wilston e Millard Carstairs. Stanno parlando della possibilità che un assassino alato più leggero dell’aria (così da non lasciare impronte) passi attraverso i muri senza lasciare tracce. Nancy sottolinea che nessuno ha ipotizzato che il killer sia alato, Merrimac afferma che non dovrebbe escludere una tale possibilità e Millard spiega alla ragazza che proprio questa tendenza a non scartare nessuna ipotesi è il segreto del successo di Sir Gideon.

“-E il successo è il sogno americano, proclamò il vecchio Giddy….Ma voi siete inglese o americano, gli domandò Nancy…Che differenza fa? Dopotutto sono solo il protagonista di una storia poliziesca, come voi…Sentite, protestò Millard, voi sarete il protagonista di un giallo, vecchio Giddy, ma io sono un uomo in carne ed ossa. Provate a pungermi con uno spillo e vedrete se non sanguino…Il protagonista di un giallo ha il preciso dovere di sanguinare, figliolo. Altrimenti che giallo sarebbe? Se fossimo i protagonisti di un romanzo anziché di un racconto, io discetterei ampiamente con voi dell’assurda vanità di quei personaggi fantastici che pretendono di essere reali. Vi terrei una conferenza sulla caratterizzazione, sulla verosimiglianza, e su altri elementi essenziali in un’opera letteraria..” pag.138

In altre parole ad un certo punto, questo racconto parodistico diventa fantastico. E il momento è proprio questo dialogo, che non c’entrerebbe nulla con la storia, e che provoca lo sbigottimento del lettore e quindi anche il mio, perché Merrimac nel momento in cui opera,  che coincide con il breve momento in cui qualcuno legge la sua storia, sa benissimo di essere opera di fantasia e non pretende di essere reale. E questa è una situazione che mai e poi mai si è vista affrontata in una storia poliziesca, poichè nel momento in cui si scrive una certa storia, chiunque inserisce dei personaggi, li caratterizza, e descrive una certa atmosfera affinchè ci si possa immergere nella lettura e immaginare di vivere quell’esperienza, in cui i personaggi vivono in funzione della storia. Mai si era visto prima un personaggio, che nel momento in cui vive sa di non essere reale. In un certo senso questa situazione è l’opposto di quella che talvolta si vede in certi romanzi (mi viene in mente Nove volte Nove di Anthony Boucher) in cui il protagonista fa riferimento al Dottor Fell di Carr affermando di averlo conosciuto e che in sostanza Carr si è rifatto ad un soggetto reale, romanzando la sua vita, o o il primo romanzo di Derek Smith, dove si leggeva: “Do you remember the Case of the Dead Magicians? A spark of interest showed on the Inspector’s rugged face. “You mean that odd affair in America, round about 1938? Yes, I remember. Homer Gavigan handled that for the New York Police Department. Though I believe most of the credit went to a man calling himself”-the Inspector’s voice held a high pitch of unbelief-“the Great Merlini.”.“That’s it. Merlini solved the mystery, then wrote up the case as a novel, calling it Death From a Top Hat. He collaborated with Ross Harte-they used ‘Clayton Rawson’ as a pseudonym.” Lawrence digressed slightly. ” There have been four Rawson books to date, though only three have been published in England. More’s the pity. Every one is first rate” (Derek Smith, Whistle Up The Devil, chap. V pag.108) .

Un racconto da leggere, per divertirsi ma anche per meditare

 

Pietro De Palma

 

P.S. 

Il mio grande amico Luca Conti,  già grande traduttore italiano di harboiled americano contemporaneo, e lo scrittore ed editore Arthur Vidro, mi hanno aiutato, dandomi consigli su come reperire le fonti originali, molto difficili da trovare a meno che tu non si possieda EQMM dell'agosto 1972, ovvero il volume "Hair of the Sleuthhound" in cui Breen ha inserito diversi suoi racconti comprese le parodie, di cui mi ha parlato Arthur, e poi Luca mi ha indicato dove trovarlo. Questo perché oramai, a meno che non conosca il traduttore italiano, vado sempre a verificare la bontà della traduzione, leggendo dall’originale

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