domenica 7 gennaio 2024

Stuart Palmer : E' morta una formica (Murder on the Blackboard, 1932) - trad- Giorgio Monicelli. I Classici del Giallo Mondadori N.298 del 1978

 

 


 

 

Ho parlato solo una volta di Stuart Palmer, recensendo un suo romanzo senza personaggio fisso, Natale con i tuoi. Questa volta invece, tratterò uno con il suo personaggio principale, Hildegarde Withers, che compare in quattordici romanzi, dal 1931 al 1969.

Murder on the Blackboard, E’ morta una formica (????) è il secondo romanzo con la zitella e fu pubblicato nel 1932.  

Hildegarde Withers, mentre sta ancora nella sua classe nonostante sia suonata la campanella di fine lezione, sente dei passi che identifica in quelli dell’insegnante di musica Annalisa Halloran, anche se la camminata verso il portone principale, le sembra strana. Quando esce va verso il portone sperando di vederla ma non accade. Rientrando e andando verso lo spogliatoio, la trova scalza e morta, uccisa da un colpo d’ascia che le ha fracassato la fronte. Il tempo per andare a chiamare l’Ispettore Piper, e il cadavere scompare. Dalla scuola non è uscito, e pertanto deve essere stato nascosto. Dopo aver guardato in alcune classi, Piper scende in cantina dove trova una fosse nel terreno battuto appena cominciata. Neanche il tempo di voltarsi e viene abbattuto da un colpo di pala che lo tramortisce e quasi lo manda al creatore.

Chiamati i rinforzi, e scandagliati per la scuola, il cadavere viene finalmente trovato per intuizione della Withers nella caldaia, mezzo carbonizzato. Unico indizio interessante, nella cenere, quella che sembra una vera di oro, mezza fusa.

Le indagini partono quindi, con Piper gioco forza fuori gioco e la Withers nominata consulente della polizia, prima dal solo Piper, poi anche dal capo della polizia dopo che il criminologo Pfaffle ha clamorosamente fallito nelle indagini.

I sospettati si avvicendano. Prima è il custode, un tipo stolido, che commercia il alcool per raggranellare qualche soldo, che viene sospettato, anche perché si trovano nel suo spazio, delle scarpe da donna, appartenenti alla Halloran, e nel sotterraneo lui ha il suo rifugio. Poi però le indagini, cominciano a girare in altre direzioni: c’è una compagna di stanza, con cui la Halloran aveva vinto alla lotteria, che sembra poter essere sospettata; un’altra compagna che fugge e fa perdere le sue tracce, la Withers che sempre nel sotterraneo sfugge ad un tentativo di omicidio per puro miracolo, e altre direzioni di marcia interessanti si affiancano a quelle già note: dall’autopsia emerge che la vittima era destinata a morire perché le ossa erano affette da anemia perniciosa, ma una formica morta nell’aula di chimica grazie ad un composto petrolifero, fa sorgere seri sospetti che qualcuno l’abbia somministrato alla Halloran prima che venisse uccisa, e che lei accorgendosi di essere stata quasi uccisa, avesse lasciato un misterioso messaggio musicale sulla lavagna.

Ma grazie ad uno stratagemma, la Withers fermerà in esxtremis un diabolico assassino.

Fra tutti i romanzi di Palmer, con personaggio principale, questo è forse il più tetro. Stefano Benvenuti, storico curatore delle collane gialle Mondadori, affermava che Palmer è l’iniziatore del romanzo giallo umoristico, poi attuato da Craig Rice (con cui collaborò) e in tempi recenti da Donald E. Westlake. Tuttavia a me il romanzo non sembra affatto umoristico, se non per i battibecchi tra lei e il tronfio Augustin Pfaffle. Non so Benvenuti su quali basi poggiasse la sua teoria, perché se c’è una cosa che invece è Palmer, è l’essere stato uno dei primi seguaci di Van Dine: e l’essere un vandiniano, lo si riscontra in diverse cose presenti in questo romanzo.

Innanzitutto la coppia: Withers-Piper, replica quella Philo Vance-Markham, narratore-Tenente Lord, Ellery Queen-Richard Queen, Abbot-Thatcher Colt.

Poi l’intitolazione dei romanzi almeno fino agli anni ’40, che segue la falsa riga di quelli di van Dine: là, The Case of, qui The Puzzle of.

Poi altri riferimenti, che vanno più nella scia di Queen che di Van Dine: innanzitutto, il messaggio del morente, che è la caratteristica queeniana per eccellenza, qui è il messaggio in forma musicale, lasciato sulla lavagna. E poi anche l’avvelenamento della Halloran, avviene con un composto estremamente velenoso tratto per raffinazione dal gasolio, il tetraetile di piombo, come in The Roman Hat Mystery, primo romanzo di Ellery Queen, e anche come in quel caso, viene mischiato con whisky. Poi come sottolinea il mio amico Mike Grost, ci sono anche altri riferimenti che avvicinano questo romanzo per es. ad altri di Daly King, un altro vandiniano:

 



L'atmosfera horror di questo romanzo ricorda un po' il successivo The Curious Mr Tarrant di C. Daly King. C'è la stessa enfasi sugli spazi nascosti, lo stesso interesse per gli scantinati, la stessa apparizione di uomini dal nulla e uno sguardo simile verso gli assassini pazzi e diabolici. Anche gli armadietti artigianali  nel romanzo di Palmer sembrano in qualche modo ricordare il caveau e le sue mostre in "The Vanishing Harp" di King. Anche gli schemi di titolazione di Palmer e King sembrano paralleli, con "Riddle of" e "Puzzle of" di Palmer che riecheggiano in "Episode of" di King.

Dicevamo che tra i romanzi con la Withers questo è uno dei più tetri. All’inizio, almeno fino alla scoperta del cadavere, c’è una notevole tensione che culmina con la scoperta del cadavere che ancora brucia nella caldaia. Nel romanzo italiano, questa atmosfera è molto slavata, anche per effetto della traduzione approntata da Giorgio Monicelli, fratello del più noto Mario, padre della Commedia all’Italiana, che tagliò parecchie pagine, una cinquantina. Oltretutto, nella versione originale, oltre che essere i 21 capitoli, ognuno intitolato, nel terzo, c’è anche una pianta dell’edificio che se la tradizione fosse stata integrale sarebbe stata essenziale per capire la dinamica della vicenda e comunque anche nell’edizione italiana, sarebbe stata utile.

La teatralità del romanzo, con personaggi che scompaiono e ricompaiono – l’assassino e la stessa Whiters che scappa dalla classe, che viene rincorsa per le scale senza che venga trovata e poi riappare scendendo dal secondo piano – si sarebbe potuta maggiormente apprezzare se la traduzione fosse stata integrale, e quindi si capisce come in questo caso in particolare, lo sfoltimento di pagine, che toglie principalmente atmosfera, ha nuociuto alla godibilità del romanzo. In particolare non si apprezza l’iter della sequenza iniziale, che è poi fondamentale: l’assassino che simula il passo della vittima, esce dalla scuola e riappare altrove, e anche come l’assassino possa portare con sé il cadavere della vittima, senza che nessuno lo veda. Questo è possibile solo immaginando che l’assassino abbia una perfetta conoscenza dei luoghi e come raggiungerli senza poter essere visto. Ecco, proprio questa capacità, che nel volume originale c’è (la didascalia della mappa dice “Miss Whiters disegna una mappa della Jefferson School”), viene sottratta al lettore nell’edizione italiana, che quindi non può seguire personalmente l’iter descritto, ma affidarsi in toto a quello che dice il narratore.

L’unico punto che mi appare debole del romanzo, molto bello devo dire, è il fatto che l’assassino simuli il passo della vittima indossando i suoi sandali, molto più piccoli del suo piede: io non ce lo vedo un assassino, che deve fare una cosa nel più breve tempo possibile, per evitare che altri si accorgano del delitto, a camminare con dei sandali da donna, con il rischio anche di cadere. A meno che non sia donna. Ma poi nella soluzione si vedrà che non lo è.

La differenza nella titolazione questa volta non è così abominevole come in altri romanzi, perché entrambi i titoli centrano due aspetti fondamentali del romanzo: cioè che l’assassinio non sia di impeto ma che sia invece premeditato. Infatti il titolo originale è una sorta di messaggio in codice della vittima rivolto a chi quel messaggio musicale avrebbe potuto decifrarlo (e chi potrebbe essere stato non si dice) oppure è una sorta di liberazione inconscia, mentre quello italiano, fa riferimento al fatto che la Whiters trovi nell’aula di chimica una formica morta in un bicchiere che il resto di un liquido, e si ponga la domanda come quella formica sia potuta morire così presto.

 

Pietro De Palma