lunedì 23 maggio 2022

WILLIAM HEIDENFELD: UN DRAMMA AL CLUB DEI BRILLANTI SECONDI (The Unpleasantness at the Stooges Club , 1953)

 


Prima di parlare di questo insospettabile racconto, e direi anche straordinario racconto, una vera sorpresa, vorrei spendere qualche parola per il suo autore, che non fu affatto conosciuto per l’attività letteraria, quanto per un’altra, affine solo alla logica: la passione per gli scacchi.

William Heidenfeld, nacque a Berlino nel 1911, da famiglia ebrea. Negli anni ’30 emigrò in Sudafrica e per otto volte vi vinse il campionato nazionale di scacchi. Data la sua conoscenza del tedesco, durante la Seconda Guerra Mondiale, aiutò in parecchie volte gli Alleati a decodificare i messaggi tedeschi. Nel 1957 si trasferì in Irlanda, dopo averla visitata nel 1955, e lì chiese la cittadinanza. Partecipò ad un campionato europeo e a numerose olimpiadi, rappresentando l’Irlanda. Non accettò mai il titolo di Maestro internazionale, pur avendo batture alcune volte campioni mondiali di scacchi. Fece più attività oltre a giocatore di scacchi: fu giornalista, e anche scrittore di testi specialistici per il gioco degli scacchi. Elaborò e scrisse anche libri sui cruciverba. Pochissimi però sanno che scrisse anche racconti gialli: 4 per l’esattezza (pubblicati anche su EQMM), e anche un pastiche sherlockiano.

Tra i 4 racconti, uno merita di essere ricordato: l’ha fatto Roland Lacourbe in una sua antologia, dedicata ai Crimini in Camere Chiuse, e ora ne parliamo noi.

Il racconto in questione si chiama originariamente The Unpleasantness at the Stooges Club ed è del 1953. E’ quella che si può certamente definire una parodia del genere, oltre che essere uno scritto in cui l’ebreo per una volta scrittore fa morire sulla carta il male per antonomasia,, per ogni ebreo come lui, e che quindi possiede anche uno spirito graffiante e stranamente premonitore di tante inchieste venute dopo. Il titolo, come viene ricordato nelle note, è a sua volte un riferimento ad un romanzo del 1928 di Dorothy Sayers, The Unpleasantness at the Bellona Club.

In sostanza in questo racconto, agisce non uno ma numerosi investigatori letterari, che sempre hanno avuto la parte di “secondi”, di aiutanti, che hanno aiutato spesso inconsapevolmente i più famosi investigatori di cui sono stati la spalla: così troviamo il dottor Watson, così come “il narratore delle gesta del cavaliere Auguste Dupin che è anonimo nei racconti di Edgar Poe”, il capitano Hastings spalla di Poirot e l'ispettore Parker sempre superato da Lord Peter Wimsey
nei romanzi di Dorothy L. Sayers; incontriamo anche Nikki Porter, segretaria e confidente di Ellery Queen (soprattutto nei radio drammi) e il signor Ricardo che è l'assistente dell'ispettore Gabriel Hanaud della Sûreté.

Perché proprio “I secondi” ? Perché i più conosciuti investigatori di cui “I secondi” sono la spalla, sono tutti in viaggio alla volta dell’India, su una nave che trasporta solo loro, chiamata “Investigation” per un congresso che li radunerà. Ecco allora che, mancando i più nominati, saranno i loro secondi, a cercare di risolvere un crimine, occorso in una delle tenute di campagna dello “Shining Seconds Club”.

E’ stato il cap. Hastings che, camminando in questa tenuta, ha trovato una villetta e qui, da una finestra, sbirciando dentro, ha visto che in una delle stanze, giaceva il corpo di un uomo completamente nudo, con una ferita di pistola sul torace, un uomo con la pelle giallastra e completamente glabro. Come mai era riuscito il misterioso assassino a lasciare il cadavere di un uomo, ucciso altrove - perché nella stanza e sul pavimento non vi era la più piccola traccia di sangue, oltre che mancava il proiettile, penetrato all’altezza del cuore e uscito dalla schiena - in una stanza ermeticamente chiusa dall’interno da chiavistelli e serrature varie, e le cui finestre erano serrate da sbarre e grate?

Tutti i maggiori secondi si muovono, e ognuno dice la propria. Tanto più che l’assassinio sembra essere una sfida: infatti la stanza, che è un studio, ha le pareti tappezzate di libri gialli, e moltissimi tra questi trattano l’enigma della Camera Chiusa, in una stanza in cui è stato attuato a sua volta un delitto da camera chiusa. Al di là delle serrature e delle sbarre che chiudono la porta e le finestre, anche il camino in cui qualcuno ha precedentemente acceso un fuoco, è a sua volta un riferimento letterario, perché allude al famoso camino de I delitti della Rue Morgue di E.A.Poe in cui opera per la prima volta Dupin. Tuttavia in questo caso, è stato acceso un fuoco nel camino, e nessuno sa perché, tanto però per far capire che il fumo sì è uscito dalla canna fumaria. Ma che da essa nient’altro sarebbe potuto uscire, fosse anche un nano, data la piccolezza della canna fumaria.

E allora come è uscito l’assassino?

A quel punto l’ispettore Parker, cita la famosa Locked-Room Lecture del Dottor Fell di Carr, enunciando tutti i possibili metodi che l’assassino avrebbe potuto seguire per attuare il suo crimine, tanto però per arrivare al dunque di eliminarli tutti quanti. E siccome nessuno riesce a giungere al benchè minimo risultato, il caso si chiude senza una possibile soluzione e col tempo viene dimenticato.

Solo anni dopo perviene una lettera al dottor Watson portata da un ragazzino, in cui l’assassino rivela come ha fatto ad uccidere: innanzitutto rivela l’identità dell’uomo, completamente nudo e glabro, con una sola ferita di arma da fuoco. E’ il dittatore tedesco Adolf Hitler, fuggito dal Reichsbunker, ed entrato clandestinamente in Inghilterra. Lui, ha cercato di farselo alleato, ma siccome i fini di quello non erano i suoi, allora ha preferito eliminarlo in maniera sicuramente più civile di quanto l’altro avesse fatto durante la sua esistenza: lo ha semplicemente abbattuto. E perché lo ha nascosto in una camera chiusa dall’interno? Per mettere alla berlina, “gli illustri cretini” (tra cui evidentemente inserisce anche Watson) che cercando di risolvere il problema alla maniera dei loro più illustri “amici” in viaggio, hanno tralasciato di considerare l’escamotage più ovvio.

 

 


Ovviamente non vi dirò né chi mai avesse cercato di farsi amico Hitler per poi ucciderlo, né tantomeno come avesse fatto ad uscire dalla stanza ermeticamente chiusa da numerosi chiavistelli e le cui finestre erano impenetrabili.

Dirò solo che il racconto è una vera bellezza. Non solo per la parodia, che rivela purtuttavia l’amore dello scrittore per il genere, ma anche certe precognizioni non da poco : immaginare che il Führer possa essere fuggito in Inghilterra – come H. Hesse – quando girava la storia che fosse stato assassinato nel Bunker (gira ancora, ma contemporaneamente ci sono state parecchie inchieste, tra cui una americana che ha investigato sulla fuga di molti pezzi grossi del nazismo in Argentina, Paraguay e Cile alla fine della guerra e nei primi anni ‘50), rivela una notevole fantasia e anche farlo uccidere in una stanza chiusa dall’interno, è senz’altro una sfida all’intelletto, ma rivela anche una sorta di vendetta personale, di un ebreo che almeno idealmente si prende una sorta di rivincita personale ,facendo uccidere il male per antonomasia per ogni ebreo, lasciandolo completamente nudo e togliendogli i baffi. Rimane purtuttavia la domanda base: come ha fatto ad uscire l’assassino? In questo Heidenfield ha inventato un escamotage al limite e certamente fantastico quasi, ma che è al di là della Locked-Room Lecture di Carr, e l’ha fatto precorrendo anche un romanzo (del luglio 1965) la cui soluzione è sicuramente presa dal suo racconto, tanto più che esso fu pubblicato su EQMM del febbraio 1953. E se quel romanzo, essendo un apocrifo queeniano, non è da tutti conosciuti, figurarsi questo racconto, che è solo presente nell’antologia di Lacourbe , Les meilleures histoires de chambres closes.

Oltretutto, al di là poi della realizzazione della camera chiusa, che dovrebbe essere applicabile in qualsiasi momento, mentre qui si può solo pensare che sia stata realizzata non da un uomo ma da una organizzazione in quanto più persone sarebbero dovute essere impegnate per realizzare il trucco, sulla carta, il racconto , che vuol essere una boutade, riesce nel suo intento, consegnando uno stratagemma che è anche una paraculata, ad un racconto parodistico e pastiche sherlockiano, che è a sua volta una paraculata. Ma scritto benissimo, e che meritò la pubblicazione su un EQMM.

 

Pietro De Palma

 

 

mercoledì 18 maggio 2022

Stephen Barr: The Locked Room to End Locked Rooms, 1965.

 

 


 

Nato nel 1904 a Londra da genitori americani, studiò in Inghilterra ma arrivò da adolescente con la sua famiglia negli Stati Uniti: Qui Stephen Barr iniziò dal 1925 la carriera di disegnatore commerciale, professione alla quale rimase fedele per tutta la sua vita, non disdegnando di scrivere di tanto in tanto piccoli gialli.
La sua prima opera risale al 1948 e gli valse un premio nella categoria di
autori principianti in concomitanza con una pubblicazione nelle pagine dell’ E.Q.M.M. 

Dopo aver lavorato come artista commerciale e disegnatore di architettura per gran parte di nella sua vita, Stephen Barr divenne uno scrittore a tempo pieno nel 1955, contribuendo con numerosi articoli e racconti a ben pagati periodici come Vogue, Playboy, Mademoiselle, Harper's Bazaar e The Atlantic (Mensile). Fu anche un collaboratore di numerosi magazine di fantascienza e riviste di mistero, in particolare Ellery Queen's Mystery Magazine

Aveva interessi professionali nel comporre musica e creare puzzle. Proprio il suo interesse ai puzzles, portò alla pubblicazione di diversi volumi di successo sull'argomento:

Experiments in Topology (1964); A Miscellany of Puzzles, Mathematical and Otherwise (1965; ristampato come Intriguing Puzzles in Math and Logic, 1994); Second Miscellany of Puzzles, Mathematical and Otherwise (1969; ristampato come Mathematical Brain Benders: 2nd Miscellany of Puzzles, 1982); e Puzzlequiz: Wit Twisters, Brain Teasers, Riddles, Puzzles, and Tough Questions (1978).

"The Locked Room to End Locked Rooms" fu pubblicato per la prima volta nell’agosto 1965 dell’ Ellery Queen's Mystery Magazine; fu poi ristampato come "The Locked House" in Best Detective Stories of the Year (New York, Dutton, 1966).

Nel Regent’s uno dei tanti club di Londra, è in atto una discussione tra due soggetti, indicati come Lo Scrittore e Il Logico. Una discussione senza una fine. Perché discutono della letteratura di genere partendo da due visioni opposte. Lo Scrittore dice che esistono solo due tipi di letteratura poliziesca: Il Whodunnit e l’Howdunnit (questo indicato soprattutto dagli Enigmi della camera Chiusa). Quando sisposta il discorso sugli enigmi della camera chiusa,iIl Logico tenta di smontarne la validità delle storie, finchè interviene nella discussione il Preside del Club, il dottor Sylvan Moore, che racconta una storia, quella di Petrus Dander, per insegnare come, per risolvere un problema, non ci si deve attenere solo ai fatti logici, ma andare oltre, tentare altre vie.

Petrus Dander era un esploratore e un militare di carriera che si era fatto apprezzare durante la prima guerra mondiale. Proprio il dottor Moore aveva fatto conoscere a dander la sua futura moglie Lily Maynard e di questo si era sempre pentito, perché proprio da ciò nacque la tragedia. Dander era un egocentrico. Era ricchissimo avendo ereditato da sua padre una fortuna. La sposò e poi partì per la guerra, ma invece di tornare a casa, nel 1918, continuò le sue missioni incurante di sua moglie e di suo figlio Jonathan, nato mentre lui era al fronte.

Tra il figlio e la madre ci fu sempre un fortissimo attaccamento, tanto forte da farlo disprezzare dal padre. La mancanza di Petrus, che era sempre all’estero, fece cadere in depressione la moglie, che morì nel 1931, mentre lui era impegnato in una missione nel Deserto del Gobi.

Il figlio ritenne il padre la causa della morte della madre per cui ciò nutrì il suo odio verso di lui, alla stessa maniera di come il padre riteneva il figlio debole, fragile e pusillanime. Caduto in uno stato precario e accolto in casa di amici di famiglia, Jonathan fu ricondotto nella casa natia dove si era spenta la madre, dal padre che pretendeva che il figlio superasse di slancio la morte della madre. Obbligò il figlio a stare in quella casa, con lui, e la fece rimodernare dotandola di ogni comfort, di serrature antiscasso porte e finestre, aumentando l’isolamento termico della casa, dotandola di tutta la tecnologia ultimo grido e anche di un impianto termico centralizzato.

Un bel giorno del padre e del figlio non si ebbero più notizie. Finchè qualcuno cominciò ad indagare sul fatto che fuori alla soglia di casa, si accumulassero le bottiglie del latte che veniva lasciato ogni giorno, e nella buca delle lettere aumentasse la corrispondenza

Poiché lui era in sostanza un agente del servizio segreto del Ministero degli Esteri, la polizia fu autorizzata a forzare la porta e così si trovò Petrus Dander morto, in avanzato stato di decomposizione, decapitato, sul letto: la testa sul cuscino e il corpo lì disteso. Ci sarebbe dovuto essere il figlio, ma di lui nessuna traccia. Eppure doveva essere stato lui per forza. In quanto tutte le porte e finestre risultavano essere chiuse dal di dentro.

Vicino al letto fu trovato un flacone vuoto di sonniferi, usato dalla vittima. L’ascia, un reperto di famiglia risalente alla Crociate, era stata trovata in cantina, sporca di sangue e dei capelli grigi della vittima.

Come aveva fatto mai ad uccidere il padre, il figlio Jonathan, di cui non si trovò mai nessuna traccia e si ritenne fosse scappato all’estero?

Il racconto è una bellezza. Nella sua semplicità, illustra un problema insolubile, affrontato e risolto dal Dottor Moore giovane,e poi ricordato al Regent’s. In sostanza Moore approccia il caso applicando il teorema sherlockiano secondo cui Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità.

E risolve il caso esaminando il caso della scomparsa di Jonathan sotto una prospettiva diversa, e così facendo risolve anche il caso della morte del padre.

La soluzione è talmente risolutiva e evidentemente giusta, che acquista una importanza tutta sua, in quanto propone uno dei pochissimi casi non contemplati nella famosa “Locked-Room Lecture” del Dottor Fell in The Hollow Man.

Il racconto è stato raccolto recentemente in due antologie: prima in Les Meilleures Histoires de Chambres Closes, curata da Roland Lacourbe, nel 1988; e poi più recentemente nel Black Lizard Big Book of Locked Room Mysteries, curato da Otto Penzler e pubblicato nel 2014.

La domanda rivolta ai miei lettori è la seguente: se la casa, dotata di ogni tipo di diavoleria tecnologica, è stata trovata chiusa ermeticamente da dentro, porta e finestre, con il padrone di casa decapitato da un’ascia antica trovata poi in cantina, come ha fatto il figlio a scappare dalla casa? La risposta è unica, e non è mai stata utilizzata da nessun altro all’infuori di questo stesso autore.

Ai lettori capaci di andare oltre l’impossibilità, l’ardua sentenza.

 

Pietro De Palma