giovedì 20 giugno 2024

Paul Halter: The White Lady (LE MYSTERE DE LA DAME BLANCHE) - trad. John Pugmire. - Locked Room International , Agosto 2020

 


 

Il romanzo in questione è l’ultimo in ordine di tempo, della serie dedicata al secondo dei personaggi di Paul Halter: infatti è stato pubblicato nel 2020. La cosa strana, è che il romanzo è stato pubblicato prima in USA da Locked Room International nell'agosto 2020, e poi solo in seconda battuta in Francia nel Dicembre 2020.

La serie completa è data da 8 romanzi:

1 - Le Roi du désordre (1994)

2 - Les 7 merveilles du crime (1997)

3 - Les 12 crimes d’Hercule (2001)

4 - La Ruelle fantôme (2005)

5 - La Chambre d’Horus (2007)

6 - Le Masque du Vampire (2014)

7 - La Montre en or (2019)

8 - Le Mystère de la Dame Blanche (2020)

Così come Alan Twist è assistito da Archibald Hurst, Ispettore di Scotland Yard, così qui la coppia è più holmesiana, più classica: il detective, “la prima donna”, e l’assistente amico, “la spalla”. Owen Burns e Achilles Stock.

Paul quando inventò Owen Burns, prese a prestito la fisionomia e l’aspetto di Oscar Wilde, il dandy inglese. Infatti, nel suo sito francese, Paul introduce così il suo personaggio:

Calqué sur le brillant et immortel Oscar Wilde, le dandy détective Owen Burns cultive l’excentricité avec un soin jaloux. Il passe son temps à épater la galerie, irrite à profusion et provoque à plaisir. Critique d’art de son état, il met ses exceptionnelles facultés de déduction au service de Scotland Yard, mais il ne s’occupe que d’affaires hors du commun. Son seul souci étant la recherche du Beau, il exige des adversaires à la hauteur de son talent. Digne successeur de Thomas De Quincey, il professe que le crime parfait est une œuvre d’art, et son auteur, un artiste. Empreintes de mythologie, ses aventures baignent souvent dans une atmosphère fantastique.

Dopo un’introduzione, in cui si parla di quelle figure cui tradizionalmente è legato il significato di portatrici di sventura o addirittura di morte, e che serve a preparare il lettore all’atmosfera da incubo in cui vivrà, immergendosi nella lettura del libro, ecco la prima scena.

E’ il 13 settembre 1924, e siamo in un treno e nello scompartimento, siedono due donne e un uomo. L’uomo e una donna formano una coppia: sono John Peel e sua moglie Margot Richards, e poi c’è un’altra. Dopo un silenzio in cui si studiano, le due donne cominciano a dialogare: la prima a prendere parola è Margot, che rivela all’altra il motivo per cui hanno preso quel treno da Paddington per Buckworth: la sorella Ann l’ha chiamata per aiutarla, in quanto in famiglia si respira un’aria difficile: il loro padre Matthew Richards, vedovo, ha deciso di risposarsi e l’ha fatto con la sua avvenente segretaria, assunta poche settimane prima, Vivian Marsh. Settant’anni lui, trenta lei, quarant’anni di differenza sembrano non rappresentare nulla per loro. Ma per gli altri eredi sì. Per questo Ann e Peter Corsham suo marito l’hanno chiamata per fare fronte comune. Questo è quanto racconta all’altra viaggiatrice, oltre a vicissitudini personali legata alla morte presunta del marito e ad una nuova unione che sembrava pronta per dare felici esiti, quando John Peel dato per morto, si era ripresentato dopo anni di presunta morte. E così Margot aveva dovuto riaccogliere suo marito, a cui però difettava parecchio la memoria e i ricordi.

L’altra viaggiatrice racconta invece una storia immersa nella nera Africa, di una valigia piena di ricchezze, che il suo defunto marito africano portava con sè prima di essere ucciso. E la viaggiatrice porta con sé una valigia. Sarà quella? No, perché rivela alla sbalordita Margor che tutto quello che le ha raccontato sono solo panzane, e che lei, proprio lei, è la Vivian Marsh che ha irretito il vecchio Matthew.

Una sorpresa dopo l’altra.

La storia si sposta e inquadra tre ragazzi in un bosco: Harry, Bill e Jack. Stanno decidendo come trarre profitto dalle prede di frodo che i bracconieri catturano con le tagliole e di cui vendono il pellame, quando nell’incredulità generale  vedono una figura spettrale che avanza, bianca, vestita con un sudario, La Dama Bianca. Che si favoleggia abbia visitato il villaggio altre volte in passato, e che porti morte. Harry che è il più sfrontato e il più spaccone dei tre, ha masticato delle foglie di cicuta infischiandosene dei consigli degli altri due, e avverte un malessere; ma quando la dama si avvicina e lo tocca in fronte, lui cade stecchito. I ragazzi fuggono e chiedono aiuto, diffondendo il mito del ritorno della Dama Bianca, che precedentemente è stata vista al maniero dei Richards, proprio da Peter Corsham, vicino alla fontana.

Nel villaggio c’è anche un’indovina e una medium, Lethia Seagrave, che nel villaggio ha fama di strega o quasi e che vive con un cane, tre gatti, un coniglio, e un corvo, e che conosce molto bene Matthew Richards che se ne serve per consulti di carte. Alcuni però insinuano che abbia intrattenuto anche rapporti carnali col vecchio Richards, così come la giovane Vivian. Lei viene consultata a sua volta da Peter Corsham proprio sulla Dama Bianca.

Le apparizioni della figura spettrale continuano imperterrite al maniero: se in un primo tempo paiono innocue, poi in seguito instillano paura. Tanto che ad un certo punto viene interessato Owen Burns, che arriva col suo fido Stock e comincia ad investigare.

Su cosa?

Innanzitutto sull’ultima apparizione, avvenuta al castello, a fronte del quale, tutti i presenti sarebbero esclusi da avere un qualche ruolo nella vicenda, e che si è conclusa con un nulla di fatto. Ma dopo che Matthew e Viviana si sono coricati, ecco che l’apparizione si rifa’ viva, nella camera da letto, ma Vivian la tiene a bada impugnando il candeliere che tiene davanti al viso di Matthew quasi a difenderlo. Successivamente, per la paura Matthew ha un collasso, dal quale si salva. Ma non dura molto, perché qualche tempo dopo, una sera dopo cena, dopo che Matthew è uscito per la consueta passeggiata nel giardino, ecco che la sua assenza si protrae troppo tanto che Vivian sconvolta esce sbattendo il portone con violenza e dopo un po’ rientra annunciando che ha trovato Matthew morto..di paura. Unica cosa strana: Burns trova nei capelli del morto una strana polvere.

Da qui l’indagine si ramifica e coinvolge tutti i presenti, persino la governante Esther. Burns, avvalendosi dell’aiuto dell’Ispettore Lewis di Scotland Yard e di quello del Sovrintendente Wedekind, dopo anche la lettura del testamento di Rchards, che lascia metà del patrimonio alla moglie Vivian, e alle figlie, Burns:

scopre una diabolica congiura che coinvolge due soggetti insospettabili, legati da passione omicida;

spiega le apparizioni e come un soggetto poteva stare in due luoghi differenti nello stesso istante, durante l’apparizione nel castello;

spiega anche che chi ha ucciso Harry è altra persona, che al di fuori dei due ha impersonato La Dama Bianca;

e spiega come Matthew sia stato ucciso non dalla paura in se stessa, ma da chi ha approfittato delle condizioni critiche dell’anziano possidente, per farlo morire procurandogli un collasso da paura, usando due diverse pistole, e come lo sparo di una delle due, pur fragoroso non si sia sentito.

Inoltre spiega cosa c’entri la sparizione di un libro dal comodino di Matthew Richards, cosa c’entri la piuma di un corvo, e se uno dei figli di Samuel Ziegler, ex socio di Richards poi cacciato da lui, possa essersi infilato sotto un’identità fittizia a castello per vendicarsi del settantenne Richards responsabile della morte del padre, del suicidio della madre, e della rovina dei due figli. E cosa centri nell’affare anche una locanda nel centro di Londra dal nome evocativo The Peacock Feathers (Carter Dickson è il riferimento).

Il romanzo è stata una sorpresa, molto positiva. E’ il romanzo più recente di Paul che testimonia oltre ogni prospettiva che l’autore francese, a dispetto dei suoi sessantotto e passa anni, e dei 45 romanzi scritti, e nonostante a suo dire sia alla fine della carriera, è estremamente lucido e capace di creare trame complesse e affascinanti. Qui non c’è una Camera Chiusa tout court e neanche un omicidio impossibile, sempre che non si ritenga tale uno sparo che non si senta, e non perché venga usato un silenziatore, ma un problema di bislocazione. E’ un problema inserito nel novero delle situazioni impossibili. Da John Dickson Carr (The Black Spectacles) a Clayton Rawson (Death from a Top Hat), da Pierre Siniac  (Bilocation) a Noel Vindry (Le double alibi), da Anthony Boucher (Nine Times Nine) a Helen McCloy (Through a Glass, Darkly!), da Paul Halter (La quatrième porte) a Christianna Brand (Death of Jezebel), tutto il Gotha della letteratura poliziesca impossibile, ci ha provato con risultati diversi ma apprezzabili. Halter vi ci prova di nuovo, così come già nel suo passato, e sortisce un ottimo risultato: qui, la bislocazione non è affidata alla creduloneria, ma è un espediente ben attuato in combutta con un complice insospettabile (poi nel prosieguo si capirà il perché di questa collaborazione).

Al di là del problema, il romanzo è un tripudio di situazioni che affascinano e talora spiazzano il lettore: dal ritorno dell’erede, alla doppia Dama Bianca interpretata da due diverse persone non complici fra loro, dalla unione nascosta  tra due amanti (in quanto adulterina) a quella strana tra due persone così diverse in età (reale tra Vivian/ Matthew, presunta tra Matthew/Leitha che poi con i suoi sviluppi sorprende), dallo sparo esistente/inesistente alla morte di Harry così vicina a quella di Arlena di Agatha Christie, fino alla presenza ricorrente in romanzi di Halter, di ragazzi (ad es. vd. La malediction de Barberousse).

E oltretutto, l’atmosfera, uno dei tratti stilistici più caratterizzanti di Halter, qui è ai suoi massimi.

I colpevoli sono difficilmente individuabili in quanto si celano sotto ruoli diversi: nominalmente sono inquadrati in un certo modo, ma in realtà lo sono in maniera diversa. Essi concepiscono un piano diabolico, ma non capiscono che qualcuno li ha anticipati e così come sfugge al loro tentativo di incolparlo, così usa il proprio carisma per farli scoprire fornendo al momento opportuno alla polizia, gli elementi giusti. Mentre Lewis è troppo diretto per accorgersene, Owens alla fine mette questa persona con le spalle al muro pur riconoscendo che le proprie sono deduzioni non suffragate da prove ma solo da intuizioni seppure giuste.

Insomma un romanzo magnifico, tutto da gustare.

Pietro De Palma