sabato 23 agosto 2025

John Dickson Carr : La Corte delle Streghe (The Burning Court, 1937) - trad. Maria Luisa Bocchino. I Classici del Giallo Mondadori N.331 del 1979


 

DA LEGGERE SOLO DOPO AVER LETTO IL ROMANZO DI CARR. 

QUESTA è UNA RIFLESSIONE SUL ROMANZO, QUINDI PRESUPPONE CHE LO SI SIA LETTO: infatti vengono elencate le soluzioni, e spiegate, indicando il colpevole. 

CHI NON L'ABBIA ANCORA FATTO, NON LO LEGGA ORA, E SEMMAI LO FACCIA DOPO AVER LETTO IL ROMANZO DI CARR.

 

 

Il romanzo è del 1937, e alla metà degli anni ‘30 si ascrivono i maggiori capolavori di Carr. In quello stesso anno Carr pubblicò: un suo lavoro che esiste in due versioni, una di racconto, l’altra di romanzo breve: The Third Bullet, che in qualche modo è collegato al primo; il romanzo della serie Merrivale, The Peacock Feather Murders, Il mistero delle penne di pavone; e il racconto soprannaturale, Blind Man's Hood (Il Cappuccio del Cieco). Tre lavori emblematici. Che ben accompagnano The Burning Court.

Innanzitutto perché Carr intitolò così il suo romanzo? Il titolo inglese è l’esatta traduzione di quello francese originale: La chambre ardente. Ovviamente il tiolo italiano è d’effetto ma c’entra solo indirettamente col titolo.  Cosa era La Chambre Ardente? Era un tribunale speciale che in Francia giudicava casi eccezionali e che esercitava pertanto poteri eccezionali: era così chiamato perché la sala in questione era sempre illuminata, giorno e notte da fiaccole. Si occupò prima di giudicare gli Ugonotti, poi dell’Affare dei veleni, e infine si occupò di verificare la correttezza dei Fermiers généraux (gli esattori territoriali che per conto dello Stato, esigevano tasse dalla popolazione). L’affare dei Veleni, fu la cospirazione scoperta in seguito alla morte di Gaudin de Sainte-Croix, che direttamente chiamò in causa Marie d’Aubray, la Marchesa di Brinvilliers, e poi in seguito alle indagini di Gabriel Nicolas de la Reynie , capo della polizia di Francia, fu sgominata una vasta rete di avvelenatrici e avvelenatori, che avevano eliminato familiari senza prima destare sospetti. Numerosi aristocratici furono giustiziati. L’affare giunse al culmine con l’arresto de La Voisin, che chiamò in causa nobili, abati e preti indegni che organizzavano Messe nere, l’assassinio di neonati (frutto di aborti anche) e la loro eliminazione attraverso forni crematori, la profanazione di ostie consacrate. La Voisin che non venne mai torturata, per paura che sotto tortura rivelasse nomi di aristocratici della Corte Reale, fu arsa come strega nel 1680, e solo dopo la sua morte, si seppe della Montespan (amante di Luigi XIV) e del suo possibile tentativo di regicidio grazie ai veleni (cosa che venne messa a tacere, perché avrebbe coinvolti molti altri aristocratici e avrebbe generale un pericolosissimo scandalo).

Carr quindi intitola un suo romanzo, collegandolo all’Affare dei Veleni e alla sua origine, e quindi a la Marchesa di Brinvilliers, personaggio storico, amante del Cavaliere Gaudin de Sainte-Croix che alla Bastiglia avrebbe appreso come trattare alcune sostanze venefiche al fine di produrre veleni. Tramite lui avrebbe ucciso suo padre (che precedentemente aveva fatto arrestare e rinchiudere alla Bastiglia Gaudin), due suoi fratelli e tentato di uccidere una sorella e anche suo marito, il Marchese Antoine Gobelins de Brinvilliers (i Gobelins erano gli storici produttori di arazzi). La Brinvilliers fu arrestata dopo che il suo amante morì durante un esperimento, quando la sua maschera di vetro si ruppe e lui aspirò dei vapori mortali, e dopo che furono trovate una serie di lettere che la chiamavano direttamente in causa. Da qui, il suo arresto e l’accusa di pratiche negromantiche e di stregoneria, e la condanna alla tortura. La Brinvillers fu arsa nel 1676.

Il romanzo si apre con Edward Stevens consulente di una casa editrice che dovrebbe pubblicare il nuovo libro di Gaudan Cross sui processi celebri. In treno sfogliando il manoscritto, la foto di una certa Marie d’Aubray ghigliottinata nel 1861, lo sconvolge, perché quella donna è sua moglie, Marie. Edward vive assieme alla moglie in un cottage vicino alla proprietà dei Despard, il cui capostipite era stato un tale molto vicino alla Brinvilliers. L’ultimo dei Despard è Miles che vive nella proprietà dopo anni di vita all’estero, assieme a tre nipoti, figli di un fratello: Mark, Ogden e Edith. Mark è sposato con Lucy, gli altri due sono singles. Malato di gastroenterite, malattia conseguenza degli eccessi di vita, Miles è morto due settimane prima. Ted trova a casa Despard non solo l’amico Mark, ma anche Tom Partington, medico e amico d’infanzia di Mark, e che aveva avuto anni prima una storia con Edith, prima di dover scappare per aver praticato un aborto alla ragazza che lo assisteva nel suo ambulatorio. Tom è ritornato, a rischio di essere arrestato, perché richiamato dall’amico Mark, che è seriamente preoccupato: si è convinto che lo zio è stato ucciso dall’arsenico, e che sia in atto una macchinazione infernale: vicino a lui è stata trovata una cordicella con nove nodi, un particolare che rimanda alle streghe, e sul pavimento dell’armadio ha trovato un bicchiere in cui era stato versato del latte, ed una coppa antica di argento contenente una strana mistura di tuorlo d’uovo, latte e porto. Oltre al micio di Edith morto probabilmente avvelenato, ha fatto esaminare i due manufatti ricavando come responso che nella coppa ci sono due grani di arsenico. Intanto in casa Stevens, qualcuno ha aperto la borsa contenente il manoscritto di Gaudan Cross e ne ha fatto sparire prima la foto compromettente, e successivamente l’intero capitolo relativo all’esecuzione della Marie d’Aubray del 1861.

Mark riesce a convincere Ted e Tom ad accompagnarlo, assieme al Maggiordomo Henderson, nella cripta di famiglia, dove è stato sepolto Miles in una bara di legno, diversamente da tutti i suoi avi, inumati in bare di acciaio. Pensa di poter trovare prove che indichino se la causa di morte sia l’arsenico. Tuttavia la sorpresa che coglie tutti, è che il cadavere del vecchio Miles (solo 56 anni !) è scomparso: eppure la cripta è di granito e per accedervi, hanno dovuto rompere alcune pietre e poi sollevare una pesante lastra di pietra che nasconde l’accesso al vano sotterraneo. Dove è finito Miles?

Intanto a casa Despard, scoppia un nuovo caso: la signora Henderson, la governante, afferma che la notte della morte di Miles, lei da una fessura fuori alla porta della camera da letto di Miles, ha visto una donna, con un abito molto simile a quello che una figura sfregiata in un quadro della villa, indossa, e che si ipotizza sia stato quello della Marchesa di Brinvilliers. Proprio in quella notte, Lucy e Edith e Mark erano ad un ballo mascherato, l’infermiera signorina Corbett era da un’amica, e Ted e Marie erano nel loro cottage, e Lucy indossava un abito assolutamente uguale a quello sfoggiato dalla misteriosa visitatrice. La donna nella stanza si muove stranamente e sembra che la sua testa non sia attaccata al collo, e ad un certo punto, dopo aver dato una coppa a Miles, era uscita da una porta che non esisteva più da duecento anni, quando la parte cui comunicava era stata distrutta da un incendio. Per saggiare le dichiarazioni molto strane della donna e fugare ogni dubbio, con un’ascia si cercherà di vedere se la porta tra le due finestre esista, e invece si apre un varco sull’esterno della villa.

Intanto è comparso lo scrittore Gaudan Cross e Marie che è sospettata per la sua somiglianza con la D’Aubray, va via da casa e va a trovare Gaudan. Contro Marie si appuntano i sospetti di alcuni dei presenti, innanzitutto Edith e Ogden, in virtù di una serie di indizi che farebbero pensare a reincarnazioni di non morti, e uno di questi potrebbe essere Marie, sempre che si creda ad ipotesi fantastiche.

Ad aver coordinato le indagini è l’Ispettore Frank Brennan, che non sa come spiegare la scomparsa del cadavere e l’ipotetica presenza di un non morto, ossia la misteriosa donna velata: sarà salvato da Gaudan, sua vecchia conoscenza, il quale elaborerà una ipotesi in grado di spiegare tutti i fatti strani e misteriosi accaduti sino a quel momento.

Dividerò le 2 soluzioni fornite da Carr e accennerò ad una terza inserita nel suo saggio da Doug Greene

1^ SOLUZIONE : RAZIONALE

In sostanza Gaudan Cross accusa di assassinio l’infermiera, la signorina Corbett, che non è altro che Jeannette White, ritornata e che ha riallacciato la relazione con Mark Despard e con costui ha progettato l’omicidio del vecchio Miles, cosicchè Mark erediti. In sostanza la donna fantasma si potrebbe spiegare, con le manie del vecchio Miles che ogni sera si chiudeva in camera e si provava i vestiti che aveva conservati nell’armadio e per farlo, siccome l’illuminazione nella camera era scarsa, spostava al centro, tra le due finestre, laddove pendeva un lume, il cassettone con lo specchio. Così la signora Henderson avrebbe visto la figura riflessa nello specchio , mentre non usciva da una porta immaginaria ma dalla porta di comunicazione tra la camera di Miles e quella dell’infermiera, che per sua stessa ammissione, aveva messo il paletto interno tra le due camere e modificato la serratura esterna sul corridoio, per poter rimanere sola al momento giusto e confezionare un abito esattamente uguale a quello di Lucy. Intanto Mark è scappato e non si sa dove sia finito, quando si è venuto a sapere della storia tra lui e l’infermiera. Mark a sua volta era stato accusato della sparizione del cadavere. Perché? Perché pur essendo complici nell’assassinio di Miles, mentre lui avrebbe voluto uccidere lo zio con l’arsenico ma accreditare la causa alla gastroenterite, lo scopo di Myra era diverso perché mirava a incolpare la povera Lucy dell’omicidio, sbarazzandosi della moglie e così unendosi per sempre a Mark, che però non nutre pari odio per Lucy e vuole pertanto salvarla. E per far questo, dopo aver creato dei presupposti di mistero, convince i suoi amici della necessità di esumare il cadavere di Miles per provare il suo avvelenamento: questo solo per portare alla luce che il cadavere è scomparso dalla cripta. In realtà, nella ricostruzione di Gaudan, è stato lui a nasconderlo, un attimo dopo che la bara è stata messa nella nicchia: con la scusa di voler stare un attimo da solo con lo zio, in un minuto (dico un minuto!) ha spostato la bara dalla nicchia, aperta la bara, preso il cadavere, aperta una delle due urne in marmo presenti nella cripta dove si mettevano i fiori, infilato il cadavere dopo aver preso dei fiori e buttati per terra, richiusa l’urna, richiusa la bara e rispostata nella nicchia. Tutto questo in un minuto! Poi quando Ted e Parrington vengono inviati in casa a procurarsi due scalei (probabilmente per appoggiarvi la bara vuota), Mark dice a Henderson di procurarsi il telo incerato che è sul campo da tennis, per coprire con l’ausilio di quattro grosse pietre da mettere agli angoli, l’apertura che porta dal pavimento della cappella alla cripta; e mentre quegli si avvia, lui prende all’urna il cadavere e lo appoggia  a casa di Henderson, pensando che quegli ci metta più tempo e lui possa con tutta calma eliminare il corpo nella caldaia. Ma l’arrivo imprevisto di Henderson lo costringe ad improvvisare, mettere il cadavere sulla sedia a dondolo, sollevare la mano bianchiccia del cadavere e muoverla come a salutare il povero Henderson, che dirà di aver visto Miles vivo.

2^ SOLUZIONE : FANTASTICA

Accanto a questa soluzione razionale, che chiama in causa Myra Corbett, aiutata secondo lui da Mark, nell’Epilogo, Carr fa seguire una soluzione assolutamente irrazionale, basata sul fatto che uno dei personaggi della storia (Marie) sia la reincarnazione della Marchesa di Brinvilliers, voglia far diventare un non morto Edward, abbia ucciso Gaudan Cross, che era la reincarnazione di Gaudin de Sainte-Crox e che voleva ritornare ad essere suo amante (ma purtroppo era vecchio e non si rendeva conto che Marie ama Ted), che non può morire (in quanto anche lui un non morto) e che quindi ritornerà sotto altra identità, e abbia fatto in modo che  Myra fosse accusata di aver assassinato Miles al posto suo, mentre Mark è scappato e non si sa che fine abbia fatto: è scappato quando si è saputo che aveva ripreso da un anno la storia con Jeannette White, la ragazza su cui Partington anni prima aveva praticato un aborto (il bambino di cui era incinta molto probabilmente era di Mark), riapparsa come Myra Corbett, l’infermiera di Miles . Inoltre la sparizione di Miles è da addebitare al fatto che egli stesso sia un non morto, mentre quella di Mark vivo si spiega secondo me col fatto che sia stato eliminato e buttato nella caldaia. Secondo questa ricostruzione, così come è plausibile che la donna vista dalla Sig.ra Henderson sia Marie (moglie di Ted) vestita come la sua ava, e sia davvero suscita da una porta non più esistente, è anche plausibile che dalla cripta Miles sia scomparso, perché come aveva predetto Marie avendo saputo che sarebbero scesi nella cripta, Miles “non lo troverete nella bara”. Sempre secondo questa ricostruzione, troverebbero spiegazione sia il terrore che Marie ha degli imbuti, sia il fatto che tutta la discendenza di Paul Desprez abbia disposto di essere sepolta in bare di acciaio, materiale che le streghe non amano, sia il rinvenimento di cordicelle con nove nodi, anche nella bara di Miles.

Un altro particolare su cui bisognerebbe ben riflettere è la bara di legno. Osserviamo che quando i quattro scendono nella cripta, vedono alla luce della lampadina tascabile di Mark le nicchie contenenti delle bare di acciaio e una sola bara di legno quella di Miles. Secondo il discorso che fa Mark, era stato Miles a gridare di volere una bara di legno e l’aveva fatto promettere a Mark che una bara di legno sarebbe stata ad accogliere la sua salma. Abbiamo quindi due fatti ben distinti: le bare in acciaio e la bara di legno. Chiediamoci: perché le bare in acciaio? Ci viene detto che le streghe non amano acciaio e pietra ma adorano il legno. Quindi tutti i discendenti di Paul Desprez compreso lui stesso avevano paura che le streghe potessero turbare il loro sogno. E questo insinua un chè di soprannaturale nella storia. Miles voleva la bara di legno. Era stato molto tempo all’estero (in Francia?): aveva conosciuto dei Non morti? Era diventato lui stesso un non morto? E’ per questo che voleva la bara di legno? Se accettiamo la soluzione fantastica, potrebbe essere accettabile. Ma..c’è un ma. Tutto questo noi lo sappiamo dalle parole di Mark: e se Mark invece avesse riferito queste parole attribuendole a Miles solo perché una bara di legno oltre che essere molto più leggera di una d’acciaio, sarebbe stata più facilmente apribile in poco tempo? In questo caso vediamo che una stessa affermazione e uno stato di cose possono avvalorare due possibili soluzioni, e spiegare determinate cose. Qui però anche se attribuissimo la richiesta di Miles alla precisa volontà di Mark di confondere le acque, comunque sia ci troviamo dinanzi alla realtà di una fila di bare in acciaio che preesistevano a quanto accaduto o non accaduto a Miles. Quindi in sostanza ancora una volta, la possibilità del soprannaturale viene lasciata lì a far pensare. A riguardo di tutto ciò e della sostituzione di Francois Desgrais- Desgrez, con Paul Desprez, interpellato da me, perchè Doug Greene a lui mi aveva mandato, Dan Napolitano, che curerà la pubblicazione prossima di The Burning Court da parte di Crippen & Landru, con note e digressioni varie, mi ha detto che "It's possible that JDC was playing with his readers who were more attentive to historical details, e.g., people like you and me, and that it's a clue" e che "In the forthcoming book from C&L, in one of the commentaries, I discuss the business about the wood coffin, including JDC's inspirations and source materials. You're right, this is a very important little detail". Se questo era un gioco di Carr coi suoi lettori, più attenti ai particolari storici, a questo gioco appartiene anche un altro particolare, che sarà sfuggito ai più: Gaudan Cross prima della sua soluzione, afferma di essere stato incarcerato alcuni anni per un crimine commesso, e che grazie all'accondiscendenza del Direttore del carcere , è riuscito a leggere molto sui grandi processi del passato, sfruttando la biblioteca del carcere. Ora questa è la sua versione, se accettiamo la sua soluzione razionale; e in effetti i suoi trascorsi con Frank Brennan, testimoniano che deve essere diventato una specie di esperto, di cui la polizia deve essersi servita in alcune occasioni. Tuttavia, nel caso in cui Gaudan lo vedessimo come un Non morto, reincarnazione di Gaudin de Sainte-Crox, la sua confessione di essere stato incarcerato assumerebbe altra aura: infatti Gaudin fu incarcerato alla Bastiglia, prima che lui e la marchesa di Brinvilliers decidessereo di avvelenare una serie di persone. Cioè in sostanza, una stessa affermazione, senza che sia modificata con bugie, può valere per le due soluzioni, a seconda di come la si accetti.

 

3^ SOLUZIONE : in appendice al lungo saggio di Douglas Greene

Doug ha pubblicato in appendice al suo celebre saggio su Carr, The Man Who Explained Miracles, una terza soluzione, fornitagli da suo fratello: Marie non sarebbe stata una strega, reincarnazione della d’Aubray, ma sarebbe stata in realtà pazza, e in quanto tale, il suo desiderio di far diventare Ted un non morto, sarebeb stato il vaneggiamento di un folle. Infatti Ted molti anni dopo ( 36!) non sarebbe ancora morto e diventato un non-morto, ma sarebbe stato ancora vivo. La ragione è che, ambientando nel 1937 la storia nel 1929, Edward Stevens si ritrova in un romanzo del 1965, Panic in Box C.

Strano questo collegamento: un personaggio presente in due romanzi diversi ! Comunque sia, questo fatto lo svincolerei dal romanzo in oggetto, e lo ascriverei ad un procedimento più ampio seguito da Carr (e da altri scrittori, innanzitutto Ellery Queen) per cui uno stesso personaggio o una determinata situazione, sono presenti almeno in due romanzi diversi, appartenenti anche a serie diverse, come a creare una tessitura, un disegno segreto eppure presente, che collega vari momenti narrativi assieme. Non so però come si potrebbe spiegare: Edward Stevens è presente in The Burning Court e Panic in Box C (serie Fell); Jeff Marle è presente in The Lost Gallows (serie Bencolin) e in Poison in Jest;  Sir James Landevorne è un personaggio ricorrente nella serie Bencolin: nei racconti The Shadow of the Goat, The Ends of the Justice, The Murder in Number Four e nel romanzo The Last Gallows; Patrick Butler in Below Suspicion (serie Fell) e Patrick Butler for the Defense; Grimaud che appare in The Three Coffins (serie Fell) e appare citato qui in The Burning Court.

Abbiamo accennato all’inizio, che Carr si rifece alla vicenda della Marchesa di Brinvilliers, trasferendo nel suo romanzo alcuni personaggi, opportunamente trasformati linguisticamente: Marie d’Aubray è la Marchesa, ma è anche una donna accusata di omicidio nel 1861 e lo sarebbe anche ora (Gaudan Cross nella sua spiegazione dice che non è in realtà Marie d’Aubray, ma è una trovatella che è stata adottata proprio per la grande rassomiglianza con la d’Aubray), Gaudan Cross sarebbe la reincarnazione di Gaudin de Sainte-Croix, e Desprez, Paul Desprez il capostipite dei Despard (Desprez era stato anglicizzato in Despard) si legge che nel lontanissimo passato era stato in contatto con madame la Marquise. Qui però vediamo un’incongruenza, strana, molto strana: John Dickson Carr è famoso in quanto scrittore, per essersi sempre estremamente documentato, quando scriveva soprattutto una trama storica: questo non è un romanzo storico, ma i riferimenti storici abbondano. Dove li avrebbe trovati? Innanzitutto in Dumas padre che scrisse La Marchesa di Brinvilliers, in cui espose la vicenda dell’assassina e negromante. E anche in un racconto di Conan Doyle, l’Imbuto di cuoio (The leather funnel, 1900). Il racconto di Doyle è tetro e opprimente e ben si adatta ad una vicenda piena di sofferenza come quella dei delitti della Marchesa e della tortura dell’acqua che dovette subire (in The Burning Court si legge che Marie era spaventata solo dalla vista dell’imbuto). Mentre il lungo racconto di Dumas padre, è uno scritto anche ironico e con una sua verve. Probabilmente il racconto di Conan Doyle venne scritto sull’onda delle emozioni provate leggendo quello di Dumas padre.

Nel lungo racconto di Dumas padre, si leggono non solo le gesta di una donna dissoluta, che reagì alla crescente indifferenza anche sessuale del marito, collezionando amanti (un cugino di secondo grado, il Marchese di Nadaillac con cui aveva peccato duecento volte; un servitore, La Chaussée, esperto anche lui in veleni, e il precettore dei suoi figli, Briancourt) ma anche le gesta omicide della Brinvilliers e del suo amante, il Cavaliere Gaudin de Sainte-Croix. A cui pose fine un bellissimo ufficiale del re, tale Francois Desgrais, che per arrestarla, dopo la morte accidentale di Gaudin, essendo lei fuggita prima in Inghilterra e poi a Liegi in un convento dove non poteva essere toccata dal potere secolare, in virtù della sua avvenenza maschile a cui la Marchesa non era indifferente, travestitosi da prete, la attirò all’esterno del convento e lì la fece circondare da armigeri e trarre in arresto. Lo stesso Desgrais trovò le prove della colpevolezza della Marchesa in un plico di fogli dove ella stessa con scrittura minuta, aveva confessato tutte le sue malefatte. Ecco, orbene nel racconto di Dumas padre, si parla di Desgrais, accanto agli altri, rei e vittime. E alcuni di questi, coi loro nomi originali vengono citati da Carr, ma non Desgrais, che diventa però Desprez: perché? Eppure Carr era estremamente pignolo quando si documentava per i suoi romanzi mystery ambientati in altro tempo. Ma qui invece non usa il cognome originario. Io ho pensato che ci fosse stato un errore in fase di passaggio dalla battitura del testo a macchina alla pubblicazione, e un Desgrais-Desgrez fosse potuto diventare un Desprez. E l’ho chiesto a Doug Greene, il quale era anche possibilista, ma che per tagliare la testa al toro mi ha spedito a chiederlo ad un altro esperto come Dan Napolitano, il quale è stato subito solleticato dalla domanda. E mi ha dato una risposta che apre un’altra domanda: la prima bara, quella del fondatore della casata non era Francois Desprez (e allora in questo caso avrei avuto ragione) ma Paul Desprez. Cioè in altre parole, un’altra persona. Magari quando Desgrais era venuto in America, aveva cambiato proprio il suo cognome, e Paul era un suo discendente o un suo parente prossimo, forse il fratello, chissà. O forse proprio Paul era Francois che aveva cambiato il suo cognome per pausa di una vendetta postuma della strega. E questo spiegherebbe l’uso dell’acciaio per le bare dei discendenti di Paul. Mentre la bara di legno, che era stato un desiderio di Miles, si potrebbe spiegare con il suo mutato spirito. Non era stato forse lui a mostrarsi dubbioso che non potessero esistere creature che non fossero vive o morte, ma fossero una specie di Nonmorti? Aveva avuto esperienza diretta che lo aveva convinto della loro esistenza?

Un altro motivo per accettare la soluzione fantastica, è la paura irrazionale di Marie per gli imbuti. Perché? Richiama la tortura che era stata applicata a lei, quella dell’acqua, la cosiddetta "Question donné avec l’eau": il reo veniva legato su di un cavalletto, e l’acqua veniva fatta ingerire a litri forzatamente tramite un imbuto. La tortura poteva essere ordinaria (cavalletto alto circa 60 cm e 6 litri di acqua o altri liquidi, anche urina) o straordinaria (cavalletto di oltre un metro e 12 litri d’acqua). Nel caso della marchesa per l’enormità dei suoi crimini, si stabilì che dovesse subirle entrambe. Nonostante il trattamento, non confessò altro. Dopo aver ingerito tant’acqua ( lo stomaco si era spaventosamente gonfiato), si infagottava il condannato legandolo e lo si metteva vicino al fuoco. Tuttavia pare che la Brinvilliers entrando nella camera di tortura, avesse spavaldamente detto la sua su quei secchi colmi d’acqua, che sarebbero serviti in altra occasione per farsi il bagno. E poi c’è la ricorrente comparsa di cordicelle con nove nodi, oggetti magici di appartenenza a streghe. Ma quello che più complotta per decretare la maggiore attrazione del lettore verso la soluzione fantastica rispetto a quella razionale, è che la soluzione inventata da Gaudan si basa su tempi troppo ristretti di attuazione indicandoli agli astanti come sufficienti per attuare una serie di azioni che forse neanche Flash Gordon sarebbe riuscito a realizzare nella tempistica annunciata. E poi per quale ragione Marie allontanandosi da casa sua, pur sapendo che concentrerà su di lei l’attenzione di tutti coloro che sono coinvolti nel dramma, va a trovare Gaudan? Troppi interrogativi senza risposta, che danno modo al lettore (per me) di accettare con animo più convinto proprio la soluzione fantastica.

La terza soluzione è invece quasi un divertissement. Ipotizza la non sanità mentale di Marie (quindi rifugge dalla prima, quella razionale), spiegando la catena di omicidi non con l’appartenenza della donna ad una entità amorale, che si reincarna, non morendo mai del tutto, ma con l’insanità mentale della stessa, spiegandola col fatto che Edward a distanza di 36 anni, non sarebbe morto, o almeno non sarebbe diventato un non morto, apparendo come personaggio in romanzo dell’ultima stagione narrativa carriana di Gideon Fell.

Questo è quanto penso della soluzione. Ma il romanzo non è solo questo, o meglio non tende solo a questo. E’ anche il modo con cui ancora una volta Carr, esplorando un tempo non suo, lo fa con una padronanza storica e di fonti alternative, veramente strabiliante. Mantenendo la tensione sempre su livelli molto alti.

Carr è un assoluto maestro per quanto riguarda introspezione psicologica, ricerca storica e ambientazione in periodi del passato, e soluzione di crimini apparentemente impossibili. Ma oltre a questo, i suoi romanzi sono appassionanti perché il suo modo di scrivere e di suscitare la tensione è magistrale. In passato, quando è capitato, mi son dilettato a individuare nei suoi romanzi, dei modi per suscitare  tensione emotiva.  I suoi, sono i metodi dei padri della letteratura poliziesca, ben diversi da quelli contemporanei. Qui ne ho riconosciuto uno, di cui parlai quando all’epoca introdussi il primo romanzo con Bencolin, It Walks By Night: in sostanza Carr, quando descrive una certa situazione per ottenere una tensione crescente e farla arrivare ad un livello spasmodico, non può seguitare per molto su uno stesso binario, ma deve usare la tecnica dell’elastico, cioè allungare, poi fermarsi, poi dare un nuovo strappo, poi fermarsi di nuovo e magari ritornare sui suoi passi, per poi tornare alla carica e dare un ultimo strappo. In questo modo riesce a tenere incollato il lettore finchè non ha raggiunto il climax, l’apice della sua scena. Accade nella scena in cui Miles muore e chiede prima una bara di legno: l’apice è il ritrovamento del micio morto nell’armadio vicino alla famosa coppa con l’intruglio; accade nella scena in la sig.ra Henderson assiste dalla tenda sulla porta finestra della veranda a ciò che accade dentro la camera di Miles prima che egli avverta i fatali dolori all’addome, e l’apice è che il collo della misteriosa visitatrice non sembrava del tutto appoggiato al corpo. In ambedue i casi e in tante altre scene, Carr all’apice non dice da cosa esso sia rappresentato, ma fa in modo che lo capisca il lettore, sulla base di quello che ha fatto intuire prima: il micio morto presuppone avvelenamento da qualcosa, il collo fa pensare alla Marchesa di Brinvilliers che fu decapitata prima di essere arsa. In questo modo, non spiegando lui qualcosa, ma facendolo capire al lettore, mantiene anche là il livello della tensione alto, perché instaura un chè di ambiguo: non è lo scrittore che chiude una situazione definendo ciò che non è o che è, ma fa diventar interprete il lettore, che siccome non è lo scrittore, deve pure mettere in conto di poter sbagliare nell’attribuire qualcosa a qualcuno. Così nel caso del collo non perfettamente attaccato al collo, il lettore è portato a credere che sia un’apparizione soprannaturale, dimenticando che tutto è nelle parole della sig.ra Henderson, che quindi può anche aver ecceduto in fantasia.

In questo milieu storico misterioso, che noi potremmo avvicinare per presa sul lettore, solo allo sceneggiato italiano “Il segno del Comando”, in cui il fantastico guida la storia, sino alla spiegazione nell’ultima puntata, che però appare molto deficitaria rispetto alla spiegazione fantastica degli avvenimenti, i personaggi che maggiormente emergono sono quelli femminili: tutte donne forti, da Marie (che la si guardi come strega o come un’orfana trovatasi al centro di macchinazioni a lei estranee), a Lucy (confusa come donna fantomatica presente nella camera di Miles prima della sua morte), a Edith (la donna oltraggiata dal gesto di Tom anni prima, quando aveva praticato un aborto, mettendo fine alla loro storia d’amore), a Myra (la donna su cui era stato praticato l’aborto da Tom, che si era sbarazzata del feto probabilmente frutto della relazione tra lei e Mark ). Tra le quattro, da dove si guardi, quelle che maggiormente presentano zone d’ombra sono Marie ed Edith: laddove Marie, mai fa riferimento ad una sua natura reincarnata (ma è fortemente interessata al manoscritto di Gaudan, tanto da aprire la borsa del marito per leggerne le parti più interessanti), ha tuttavia terrore di uno strumento così innocente come un imbuto; ed Edith, dal lato opposto invece, più volte mette in luce le fonti di una letteratura dei non morti, e nel tempo stesso (particolare  che emerge in modo estemporaneo) si apprende che era stata lei a procurarsi l’arsenico, per eliminare dei topi.

I personaggi maschili d’altra parte, mai riescono ad imporsi sugli avvenimenti e sulle donne presenti nella trattazione: sono dei deboli. Da Edward che non sa cosa pensare di Marie (talvolta replica alle accuse in maniera istintiva, non convinta pienamente), a Tom (che nasconde a tutti che Myra sia la ragazza su cui aveva praticato l’aborto, e che preferisce scomparire e distruggere la sua relazione con Edith pur di non “sputtanare” l’amico Mark (ma che razza di uomo è?), a Mark che in tutto quello che fa, non si comporta mai in maniera cristallina, ma dice e non dice, afferma e mente, e il più delle volte è reticente su quello che fa (intrattiene una relazione con Myra da più di un anno pur continuando a convivere e mentire a Lucy, non vuole dire in quali rapporti fosse stato il suo avo Paul Desprez con la Marchesa di Brinvilliers, etc..). Il solo maschio che ha una posizione e un’aura forte è Gaudan, che però vive una tragedia che non è solo personale (avvelenato da cianuro) ma è anche la tragedia del romanzo mystery: è il primo caso ma non unico si può dire, in cui il detective, che è l’eroe di una storia, muore, lasciando l’epilogo mutilo (e in questo stato ambiguo, ben s’inserisce il finale alternativo fantastico).

In un certo senso la morte del detective (che se vogliamo non è proprio unica: muore anche Poirot alla fine di Curtain, anche se lì la trama mai tocca la sfera soprannaturale) in un romanzo in cui il fantastico si affaccia ripetutamente e lascia il lettore interdetto, la sparizione di una donna in costumi antichi attraverso una porta murata secoli prima dietro cui c’è il muro perimetrale esterno della villa, la sparizione di un cadavere da cripta sigillata, farà dire a Todorov che questo è uno dei pochissimi casi in cui si affacci il senso di straniamento del lettore, nel romanzo mystery che è normalmente romanzo razionale, per cui si dice che in quel momento ci troviamo in un romanzo fantastico.

Il est un auteur qui mérite qu’on s’y arrête plus longuement, quand on traite de la relation entre romans policiers et histoires fantastiques : c’est John Dickson Carr ; et il y a dans son œuvre un livre qui pose le problème d’une manière exemplaire : la Chambre ardente. De même que dans le roman d’Agatha Christie, on est placé ici devant un problème en apparence insoluble pour la raison : quatre hommes ouvrent une crypte, où l’on a déposé quelques jours plus tôt un cadavre ; or, la crypte est vide, et il n’est pas possible que quelqu’un l’ait ouverte entre-temps. Il y a plus : tout au long de 1 histoire, on parle de fantômes et de phénomènes surnaturels. Le crime qui a eu lieu a un témoin, et ce témoin affirme avoir vu la meurtrière quitter la chambre de la victime en traversant le mur, à un endroit où une porte existait deux cents ans aupa¬ ravant. D’autre part, l’une des personnes impliquées dans l’affaire, une jeune femme, croit elle-même être une sorcière, plus exactement une empoisonneuse (le meurtre était dû au poison) qui appartiendrait à un type particulier d’êtres humains : les non-morts. « En bref, les non-morts sont ces personnes — principalement des femmes — qui ont été condamnées à mort pour crime d’empoisonnement, et dont les corps ont été brûlés sur le bûcher, morts ou vifs », apprend-on plus tard (p. 167). Or, en feuilletant un manuscrit qu’il a reçu de la maison d’édition où il travaille, Stevens, le mari de cette femme, tombe sur une photographie dont la légende est : Marie d’Aubray, guillotinée pour meurtre en 1861. Le texte continue : « C’était une photographie de la propre femme de Stevens » (p. 18). Comment la jeune femme pourrait-elle être, quelque soixante-dix ans plus tard, la même personne qu’une célèbre empoisonneuse du XIXe siècle, et de surcroît guillotinée ? Très facilement, à en croire la femme de Stevens, qui est prête à assumer les responsabilités du meurtre actuel. Une série d’autres coïncidences semble confirmer la présence du surnaturel. Enfin, un détective arrive et tout commence à s’éclaircir. La femme qu’on avait vue traverser le mur, c’était une illusion des sens provoquée par un miroir. Le cadavre n’avait pas disparu mais était habilement caché. La jeune Marie Stevens n’avait rien de commun avec des empoisonneuses mortes depuis longtemps, bien qu’on ait essayé de le lui faire croire. Toute l’atmosphère de surnaturel avait été créée par le meurtrier pour embrouiller l’affaire, détourner les soupçons. Les véritables coupables sont découverts, même si on ne réussit pas à les punir. Vient un épilogue grâce auquel La Chambre ardente sort de la classe des romans poüciers qui évoquent simplement le surnaturel, pour entrer dans celle des récits fantastiques. On voit à nouveau Marie, dans la maison, repenser à l’affaire ; et le fantastique resurgit. Marie affirme (au lecteur) que c’est bien elle l’empoisonneuse, que le détective était en fait son ami (ce qui n’est pas faux) et qu’il a donné toute l’explication rationnelle pour la sauver, elle, Marie (« Il a vraiment été très habile de leur fournir une explication, un raisonnement tenant compte des trois dimensions seulement et de l’obstacle des murs de pierre », p. 237). Le monde des non-morts reprend ses droits, et le fantastique avec lui : nous sommes en pleine hésitation sur la solution à choisir. Mais il faut bien voir que, finalement, il s’agit moins ici d’une ressemblance entre deux genres que de leur synthèse. Passons maintenant de l’autre côté de cette ligne médiane que nous avons appelée le fantastique. Nous sommes dans lé fantastique-merveilleux, autrement dit, dans la classe des récits qui se présentent comme fantastiques et qui se terminent par une acceptation du surnaturel. Ce sont là les récits les plus proches du fantastique pur, car celui-ci, du fait même qu’il demeure non expüqué, non rationalisé, nous suggère bien l’existence du surnaturel. La limite entre les deux sera donc incertaine ; néanmoins la présence ou l’absence de certains détails permettra toujours de décider.(Cvetan Todorov, Introduction à la littérature fantastique, 1970).

Quindi, per quanto riguarda l’impronta stilistica, a ben donde questo romanzo può dirsi un autentico capolavoro, e un caposaldo della letteratura mystery. E nell’ambito della produzione letteraria di Carr, questo è senza dubbio il miglior romanzo senza personaggio fisso.

Pietro De Palma