Di
John Russell Fearn abbiamo già parlato; pertanto, chi non lo
conoscesse, può andare a leggere le note che scrissi qualche mese fa
introducendo un suo poco conosciuto lavoro. Ricorderò in questa sede,
solamente, che fu un prolifico autore statunitense, versato non solo al
Giallo ma anche, e soprattutto, alla fantascienza, e che scrisse
utilizzando una moltitudine di pseudonimi diversi, i più noti dei quali
sono John Russell Fearn e Vargo Statten.
Black Maria è uno dei suoi romanzi con delitti impossibili: più precisamente è una Camera Chiusa, anche piuttosto carina.
Black Maria è la direttrice di un college femminile
britannico. Un bel giorno riceve una lettera da cui apprende che suo
fratello Ralph Black è morto suicida: infatti lo hanno trovato, nel suo
studio, con la radio ad alto volume, ucciso da un colpo di pistola,
rinvenuta peraltro per terra, accanto a del vino versato, e il tutto in
una stanza chiusa dall’interno. Il suicidio è l’unica ipotesi attuabile,
a detta della polizia. L’unico a non credervi è il figlio Richard
(detto Dick) che esterna i suoi sospetti alla zia, quando essa, dopo un
viaggio lungo dall’Inghilterra, arriva in America.
La famiglia è formata dalla moglie Alice
(sinceramente innamorata del marito, ma anche intenzionata a salvare i
figli da qualsiasi accusa che potesse nuocere loro) e dai figli: Dick,
Janet e Patricia. Dick gestisce un teatro e degli spettacoli di cabaret,
anche se è intenzionato a portare in scena un suo lavoro, che sta
scrivendo assieme alla fidanzata Jane Conway, tecnico del suono; Janet
invece è una cantante lirica, innamorata di Peter Wade un attore; e Pat
infine, ballerina, è innamorata a sua volta di Arthur Salter, un
contabile. Chi mai può aver ucciso Ralph e perché?
Ralph ha fatto fortuna con i broccoli in scatola,
mettendo su una serie di fabbriche e fondando un piccolo impero.
Tuttavia, è un uomo spietato, che non vede di buon occhio che i figli si
sposino con gente non ricca; e così sia la ragazza di Dick (il cui
fratello è stato rovinato da Ralph), sia il fidanzato di Janet, sia
quello di Patricia, vengono isolati. Siccome tuttavia non riesce ad
avere ragione del fidanzato della piccola Pat, ordisce nei suoi
confronti addirittura una falsa accusa di appropriazione indebita,
congiurando con un grosso pezzo della malavita, Onzi, e facendo finire
in carcere il povero contabile. Che tuttavia fugge, con l’aiuto di Pat,
nello stesso giorno in cui Ralph muore. Ralph, tuttavia, temendo che
qualcuno intorno a lui, voglia tramare ai suoi danni, ha scritto una
lettera alla sorella, affidandole l’incarico, qualora morisse di morte
non naturale, di investigare sulla sua morte, ricevendo, qualora
riuscisse a dimostrare la colpevolezza dell’assassino/a, la sua parte di
eredità. Così Black Maria, comincia ad investigare.
Saprà che Arthur e Patricia, prima che lui fosse
ingiustamente accusato di frode, si erano segretamente sposati; che Jane
è un tecnico del suono e che assieme al fidanzato stanno scrivendo un
lavoro teatrale basato sull’omicidio a distanza provocato dal suono; che
Janet spesso va a trovare il fidanzato, che abita in un quartiere
operaio, di periferia, ben diverso da quello ricco in cui dimora lei
abitualmente; e che nello stesso quartiere si nasconde Arthur, dopo
essere evaso, e che Patricia, ogni giorno lo va a trovare e gli porta da
mangiare. Non solo. Black Maria riuscirà, con l’aiuto di Pulp Martin,
un piccolo elemento della malavita, diventato la sua guardia del corpo, a
recuperare la documentazione in base alla quale verrà scagionato
Arthur; e scoprirà una serie di indizi determinanti per capire come sia
stato ucciso Ralph, perché e da chi : la molla di una macchina per
scrivere, un filo metallico di acciaio, del vino versato per terra, due
bicchieri rotti e la gabbia con un pappagallo, una radio ad alto volume,
un disco lasciato a metà sul piatto del grammofono, e un ordine al
maggiordomo di portare del vino che stride con una prima ricostruzione
del delitto.
Tanti avevano la possibilità e il movente per
uccidere Ralph: sarà stata Jane, tecnico del suono? O Dick che lavora e
che ama Jane? O Janet che lancia un acutissimo Do di petto nell’Alleluja
in Fa Maggiore di Mozart? O persino Peter che odiava Ralph Blach perché
non intendeva in nessun modo acconsentire al suo amore con Jane? Oppure
Mary, la cameriera di Jane, anche lei nutrente odio nei confronti di
Ralph, a causa della morte dei suoi genitori, il cui disastro
finanziario era stato causato dall’attività commerciale di Ralph?
Sembra quasi una congiura tipo Assassinio nell’Orient- Express:
tutti avevano avuto un motivo per odiare Ralph e per volerne la morte.
Ma chi di loro era stato? La rivelazione finale, alla fine di una
ricostruzione che l’inconsueta investigatrice terrà nella dimora del
fratello, sorprenderà tutti, anche il lettore.
Gran bel romanzo di Fearn, con una soluzione
impeccabile, mi ha ricordato quelle camere chiuse con meccanismi
mortali, già viste in romanzi di John Rhode, J.J.Connington, Eden Phillpotts; ma soprattutto mi ha ricordato un’altra Camera Chiusa famosa, in Death Has Many Doors
di Fredric Borwn, in cui l’assassinio è provocato da un meccanismo
mortale, per di più alla cui base c’è una diavoleria connessa ad una
legge fisica: mentre però capita la fonte, nel romanzo di Brown si
riesce a desumere se non cosa almeno il principio in base al quale la
morte è avvenuta, e quindi il colpevole, in quello di Fearn, anche
capito il principio alla base, sbandierato in tutte le salse (cioè che
una determinata nota, venendo suonata ad una determinata altezza,
determina un’onda sonica non percepita dall’orecchio umano ma capace di
rompere anche il vetro, in pratica un ultrasuono), non si riesce a
capire come sia potuta morire la vittima, senza aspettare la soluzione
finale, un vero culmine di intelligenza.
Al di là di questo, il romanzo si legge tutto d’un
fiato: 150 pagine facili facili, portate avanti da un certo ritmo (cui
contribuisce una vicenda a metà tra l’azione e il gangsterismo) che
unisce Mystery classico ad un certo finto hard-boiled, quasi che qui
Fearn avesse copiato la tendenza del giallo ibrido di Jonathan Latimer o
di Craig Rice, a suo modo s’intende, creando una figura macchiettistica
di direttrice di collegio imprestata alla detective fiction
(probabilmente guardando anche alla signorina e maestra detective di
Stuart Palmer, Hildegarde Withers), che andando a
procacciarsi guardie del corpo tra avanzi di galera, riesce a salvarsi
da tentativi di omicidio e ad inquadrare un complotto che si annida
nella sua stessa famiglia.
Questo primo romanzo, bene accolto al tempo, fu il primo di una serie di sei romanzi impersonati da Black Maria: Black Maria, M.A. (1944); Maria Marches On (1945); One Remained Seated (1946); Thy Arm Alone (1947); Framed in Guilt (1948); Death in Silhouette (1950).
L’unica nota stonata di questo bel romanzo,
pubblicato a suo tempo da Gerden Editoriale, riguarda la copertina: che
c’entrano Robert Vaughn e Ben Gazzara? Mah..
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