venerdì 13 aprile 2018

William L. Fieldhouse : Il caso del colonnello assassinato (The Colonel Won't Attend, 1979) - trad. Italagent - Il Racconto Giallo, Raccolta estate n.6, Editoriale Corno, 1982

Dopo aver riallacciato i rapporti di amicizia da qualche mese su Facebook con Igor Longo, lui mi ha parlato tra le altre cose, di certi racconti inseriti in anonime antologie dell' Editrice Corno (una casa editrice famosa per aver pubblicato negli anni settanta gli albi della Marvel in Italia), talmente bistrattate da non essere minimamente considerate dagli addetti ai lavori. La ragione sta nelle molto approssimative copertine, nelle traduzioni quasi pessime,  e negli anonimi scrittori, sicuramente un tentativo neanche tanto nascosto di pagare poco i diritti editoriali, e di traduzione. E' vero che attirava l'attenzione del lettore, un racconto fisso di Brett Halliday, con Mark Shayne, ma è anche vero che non erano racconti originali bensì firmati da ghostwriters, quindi potremmo definirli degli apocrifi. Era purtuttavia un'iniziativa editoriale, che in origine prese inizio a partire dalla seconda metà degli anni '50 in USA, e che poi si evolse: inizialmente la MSMM pubblicava opere originali di Bretth Halliday, ma poi a partire dal 1977, anno della sua morte, cominciò a varare l'esperimento dei racconti scritti da altri con stesso personaggio Shayne. In Italia, a cercare di bissare il successo americano ci provò l'editoriale Corno, chiamata un causa da Luciano Secchi, che, conosciuto sotto lo pseudonimo di Max Bunker (Alan Ford, Kriminal, Satanik, etc..), aveva ad un certo punto tentato l'avventura nel giallo con Agenzia investigativa Riccardo Finzi, cosa ache aveva avuto successo. Successivamente aveva convinto l'editore Corno, attivo anche lui nel mondo dei fumetti, e che era il suo editore, a tentare la carta dell'albo con racconti gialli (del MSMM). All'inizio la cosa andò veramente bene, anche per il prezzo assai conveniente; in seguito, la cosa cambiò : 

https://nonquelmarlowe.wordpress.com/2016/04/29/secchi-e-corno-alla-conquista-del-giallo/.   

Era purtuttavia un modo per strappare qualche soldino ai lettori - che negli anni '80 erano tanti in Italia - di gialli.
Igor mi ha parlato di uno di questi autori anonimi, certo William L. Fieldhouse, un autore circa il quale ho dovuto penare parecchio per ottenere notizie biografiche. Si sa solo che attualmente vive e lavora a Las Vegas, ed è uno dei massimi autori popolari in america di Action e letteratura western (quindi al limite dell'hardboiled). Potremmo definirlo il Di Marino degli americani. Alla fine degli anni settanta inizio ottanta aveva cominciato la propria carriera nel campo della letteratura poliziesca, scrivendo dei racconti in ambito militare, che ben presto erano stati pubblicati sul Mike Shayne Mystery Magazine. Se ne annoverano 13, almeno io ne ho contati tanti. In Italia vennero pubblicati da editoriale Corno, prima che si trasformasse in Garden.
Sulla raccolta estate n.6 del 1982, figurava tra gli altri, un suo racconto , The Colonel Won't Attend, pubblicato originalmente su M.S.M.M. January 1979.
Protagonista di questi racconti e anche del presente, è il Cap. Lansing, del CID, Criminal Investigation Department, un ex poliziotto arruolatosi in esercito e poi passato per tramite della Polizia Militare, alla branca investigativa che si occupa di decessi nelle forze armate. Viene incaricato del caso del Colonnello Grant, comandante della caserma di Bradford Barrachs, trovato ucciso, garrotato, nel suo letto, al primo piano della caserma. Nessuno ha sentito nulla. E' stato trovato di mattina, da un sottotenente e un capitano, allarmati del fatto che non avesse risposto al telefono, essendo in programma la visita di un alto papavero del Congresso.
Lansing, accompagnato in camera, nota come la porta della camera abbia lo stipite fracassato e scheggiato, come se qualcuno avesse tentato di aprire la porta con la forza. Però trova nel contempo sul davanzale della finestra due profonde intaccature.
Comincia i vari interrogatori e li concentra su quattro sospettati, gente che per un motivo o per l'altro, aveva risentimento nei confronti del colonnello: un sergente, dei Berretti verdi, coinvolto in una rissa con coreani in una bettola del Vietnam, dove c'era scappato il morto; un ex elicotterosta; un maggiore chirurgo cardiaco, con cui aveva avuto frequenti motivi di dissapore, essendosi rifiutato di avvallare il suo trasferimento; e uno specialista E5 che aveva colpito in passato il colonnello ed era stato sottoposto a corte marziale e degradato. Quattro uomini che avevano risentimento nei suoi confronti; di cui due mancini, il soldato scelto E5 e il Maggiore. Perchè? perchè dall'autopsia era emerso il modus operandi dell'assassino che aveva tirato maggiormente il cavo metallico dal lato sinistro. Mentre vanno avanti gli interrogatori, si sa che un altro militare, un soldato, Peter David Howard, era morto la sera prima, ucciso nello stesso modo, garrotato. E' evidente che un collegamento deve esserci. Che Lansing trova, inchiodando l'assassino e costringendolo a venire allo scoperto.
In un finale ad effetto, l'assassino cerca di garrotare Lansing, che tuttavia chiede al medico legale di fargli una falsa gessatura al collo, tale che l'assassino come opererà per garrotare anche lui, sarà preso in trappola.
Ci troviamo dinanzi ad una novella interessante e mi spiego: lo stile non è certo quello di un autore consumato che del giallo ha fatto la sua professione (è lontanissimo da Carr), punta più sull'immediatezza e su un modo narrativo da giornale, senza fronzoli, senza inutili rimandi letterari, fatto di essenziale e basta. E' ovvio che questo sia uno stile letterario che punti al colpo da fare sul lettore, alla rivelazione, a catturare l'interesse con una trama accattivante e con dialoghi ad effetto, più che concentrandosi sui particolari. Questo però nuoce al plot in certo senso, perchè se è vero che il ritmo è scorrevolissimo ed è quasi un racconto action, è anche vero che il lettore esperto di gialli rimane qua e là sorpreso: è come se la trama prima di essere pubblicata non fosse stata limata, sgrossata dalle imperfezioni. Faccio un esempio. La porta dell'appartamento di servizio risulta essere stata danneggiata e scheggiata come se chi avesse ucciso il colonnello fosse entrato da lì. E' evidente che non può essere così, perchè se davvero la cosa si fosse verificata avrebbe fatto un fracasso d'inferno in una caserma e avrebbe richiamato l'attenzione non solo della vittima ma anche di altri militari. Quindi è di per sè un depistaggio. La via vera di penetrazione nell'appartamento sarà altra. Lansing pone attenzione a due intaccature nel legno del davanzale della finestra. OK. Lui capisce subito come possano essere state fatte, perchè ha fatto la guerra (in Vietnam) e quindi ipotizza l'azione dell'assassino. Però qui casca l'asino: come ha fatto l'assassino ad entrare in camera? La finestra era aperta o chiusa? Ha rotto il vetro o non ce n'era bisogno? Per Fieldhouse la cosa ha poca importanza: è una finestra e basta, serve a far prendere luce e aria alla stanza. Il resto non conta. Per un giallista esperto e navigato, sono cose che invece contano. Lui è attratto dal plot in sè, non dai particolari. Sono tentato dal pensare che non gli interessasse nemmeno etichettare i suoi racconti come "al limite dell'impossibile", anche se qualcuno di essi finisce per esserlo. E' attratto dalle scene di azione, arti marziali. La scena finale è per certi versi quella a cui tende tutto il racconto, non tanto per la rivelazione dell'assassinio e il modus operandi, quanto per come Lansing riesca ad evitare che l'assassino arrivato silenziosamente alle sue spalle, tenti di garrotarlo, proteggendosi con un'escamotage fantastico, ideato dal suo amico medico segaossi, efficacissimo e di uso quotidiano.
La scrittura è molto molto simile a quella di Stefano Di Marino, quando scrive action e romanzi di spionaggio: c'è un'immediatezza giornalistica, un modo sbrigativo di scrivere che dona molta fluidità. Peccato che così si tralascino dei particolari che altrimenti - secondo me - avrebbero fatto la differenza.
E' comunque un autore da seguire, anche perchè Igor mi ha detto recentemente - e non metto mai in discussione quello che lui dice ex cathedra sul mystery - che come Commings sta a Carr, Fieldhouse sta a Hoch.

Pietro De Palma

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