A 13 anni fa risale quella che io reputo una delle migliori
raccolte di racconti in assoluto, proposte da Polillo: Delitti di Natale. Fu tale il successo di questa raccolta (7
edizioni) , che qualche anno dopo fu proposto un sequel dal titolo “Altri
Delitti di Natale” che ebbe anche un discreto successo (3 edizioni). E’ una riprova – se mai ce ne fosse bisogno –
del fatto che quando qualcuno ha le
capacità e ha la voglia supportata dalla passione nel proporre qualcosa di
valido, la fortuna e il supporto di chi riconosce le fatiche e anche gli
investimenti, non mancano.
In questa raccolta furono raccolti molti celebri racconti:
di questi, via analizzerò alcuni, sia in questo blog, sia nell’altro che ho
aperto da poco.
In primis, parleremo di un racconto del meraviglioso John
Dickson Carr, firmato con lo pseudonimo Carter
Dickson: Persons or Things Unknown,
1938.
La genesi editoriale è piuttosto travagliata.
La raccolta originale
in cui è attualmente compreso The Department
of Queer Complaints, originalmente comprendeva sette racconti:
The New Invisible Man
Footprint in the Sky
The Crime in Nobody's Room
Hot Money
Death in the Dressing Room
The Silver Curtain
Error at Daybreak
in quanto altri due racconti, che originalmente avrebbero dovuto farne parte, The Empty Flat e William Wilson's Racket, furono espunti nell’edizione del 1941, riapparendo in un’altra collezione carriana The Man Who Explained Miracles del 1963.
Footprint in the Sky
The Crime in Nobody's Room
Hot Money
Death in the Dressing Room
The Silver Curtain
Error at Daybreak
in quanto altri due racconti, che originalmente avrebbero dovuto farne parte, The Empty Flat e William Wilson's Racket, furono espunti nell’edizione del 1941, riapparendo in un’altra collezione carriana The Man Who Explained Miracles del 1963.
Oltre però ai sette racconti
originali, della raccolta facevano parte anche quattro racconti di vario
genere:
The Other Hangman
New Murders for Old
Persons or Things Unknown
Blind Man's Hood
New Murders for Old
Persons or Things Unknown
Blind Man's Hood
Quando nel 1990 uscì ne Il Giallo Mondadori l’antologia “Dipartimento
Casi Bizzarri”, si apprestarono per essa i nove racconti originali del Colonello
March, riuniti nell’occasione, che avevano dato il nome alla raccolta originale;
tuttavia da essa furono espunti invece i quattro racconti di genere diverso,
forse per caratterizzare il volumetto
con una serie ben precisa. Tuttavia, quando si procedette nel 2001 a realizzare
il Supergiallo La porta sul delitto,
unificando in esso sia la collezione nota sotto il nome “La porta sull’abisso”
(The Door to Doom) pubblicata nel
1986 nella serie Altri misteri e
andata esaurita (e ricercata dai collezionisti), sia quella Department of Queer Complaints, in quell’occasione
si sarebbero dovuti recuperare i quattro racconti prima eliminati, ma invece
essi restarono fuori dall’edizione.
Conclusione ?
I quattro racconti, chi
voglia leggerli, è costretto a trovarli in quattro edizioni diverse:
Il cappuccio del cieco, traduzione Paola Campioli, Delitti
di Natale (brossura), Ed. Riuniti, 1995
Persone o Cose Sconosciute,
traduzione Dario Pratesi, Delitti di
Natale (brossura), I Bassotti, Polillo, 2004
L'altro
giustiziere, traduzione
Marcella Dalla Torre, Ellery Queen Inverno Giallo, Mondadori, 1975 o I
pericolosi anni trenta, Supergiallo Mondadori, 1997
L'orrore dei Marvell, traduzione
Roberto Sonaglia , in: Ellery Qeen Estate
Gialla , 1985
Il racconto che esaminiamo oggi fa parte quindi dei quattro
racconti eliminati. Perché nel 2001 sia
accaduto non lo so: ritengo che non si volesse spendere altri soldi commissionando
la traduzione dei quattro racconti restanti,
avendo già le due raccolte approntate (chi mai in Italia sarebbe andato
a controllare se nell’uovo ci fosse il pelo?).
E’ un racconto ambientato nel passato, senza personaggio
fisso, del filone che attinge ad un falso soprannaturale (ricordiamoci che poi
esistono romanzi e racconti di Carr che invece insistono nell’altro filone,
quello del soprannaturale: benchè siano sempre gialli, sconfinano nel
Fantastico): sono racconti in cui vi sono maledizioni, fantasmi, demoni e
quant’altro e che invece poi si risolvono in storie spiegabili razionalmente.
Nel nostro caso vi è una entità maligna.
Una grande casa, nei pressi di un bosco, nel Sussex, viene
venduta e il nuovo padrone di casa con un amico storico, ed un altro
vicecomandante di polizia metropolitana, vi si riuniscono con le rispettive
mogli per Natale. In occasione della sera di Natale, il padrone di casa
racconta una storia accaduta in quella casa, per cui – secondo alcune
testimonianze e cronache risalenti al 1660 –una entità maligna avrebbe ucciso un
uomo con tredici pugnalate senza che aggressore né tantomeno l’arma venissero
trovati.
In sostanza, tre secoli prima, all’epoca della
restaurazione, lo squirt del villaggio aveva promesso la propria figlia, Mary,
ad un possidente, divenuto ricco in seguito ad acquisizioni durante l’era di
Cromwell, tale Richard Oakley. Quando già i due
stavano per approntare seriamente le cose per sposarsi, era apparso nel
villaggio un damerino, Gerard Vanning, ricco e con tanto di futuro titolo, che,
avendo messo i propri beni al servizio della Corona affinchè ritornasse al
potere, ora che v’era ritornata, aspettava di ottenere i privilegi che gli
sarebbero stati dovuti. Pur essendo antipatico a parecchi e persino allo squirt
e a sua moglie, figurarsi alla figlia, man mano aveva conquistato terreno nei
confronti della ragazza, mentre l’altro stava perdendolo: sentiva il disagio
per un divario di classe sociale, cultura e..anche ricchezza. Oakley infatti
none era più sicuro, ora che era ritornato al potere il re (Carlo II), di
mantenere le sue terre, per cui si sarebbe impoverito.
Accadde però un giorno un fatto che avrebbe scombussolato di
nuovo le carte in tavola: Oakley in seguito ad una pronuncia dello stato
tendente a legalizzare tutto quanto successo fino a quel momento, mantenne le
sue proprietà, ridiventando un partito appetibile per la figlia dello Squirt.
Così accade che una sera, dopo la cena, mentre lo Squirt e sua moglie si erano
appisolati, e Oakley e la fidanzata erano su, nell’ultima stanza in cima alle
scale, La Stanzetta delle signore, dove esse si spogliavano, arredata con una
credenza, che esponeva una brocca dell’acqua, pochi piatti, un tavolo e poche
sedie, arrivasse Vanning, tutto spaventato, il quale ordinò ai servi di armarsi
di bastone e seguirlo per le scale: era lì perché intendeva supplicare Oakley,
che aveva maturato una fama anche sinistra, per certe sue passeggiate nel bosco
di notte, di togliergli la fattura e comandare ad una entità maligna che si era
annidata nel suo armadio, di andare via.
Allorquando era salito in camera dove erano i due,
improvvisamente la porta si era chiusa, la luce si era spenta, si erano sentiti
i rumori di una colluttazione, i rantoli, l’odore del sangue, le urla della
ragazza e poii quando finalmente gli occupanti della casa, servitori in testa,
avevano sfondato la porta della camera, si erano ritrovati dinanzi ad uno
spettacolo agghiacciante: Vanning era appoggiato alla parete, seduto sul
pavimento con una espressione terrorizzata, la ragazza aveva segni di sangue sulla
gonna, e infine Oakley giaceva per terra in un mare di sangue. Agli occupanti
della casa lì per lì era venuto in mente che unico responsabile fosse stato
Vanning e lo avrebbero trafitto se qualcuno non avesse rimesso tutto al
coroner, non essendosi trovata l’arma del delitto: se fosse stato Vanning,
giacchè era stato trovato dentro, ma anche l’arma vi si sarebbe dovuta trovare.
E invece nulla.
Con la ragazza svenuta tra le braccia, nonostante gli altri
avessero pensato ad altro rimedio, Vanning la portò dabbasso e la rianimò dopo
averle versato tra le labbra qualche goccia di brandy.
Per di più, avendo sprangato la porta e non volendo alcuno
dei presenti ritornare in quella stanza, si era offerto Vanning, uscendo però
da essa correndo via con lo sguardo terrorizzato però. E quindi le ipotesi
contro Vanning erano cadute. Per di più la fama sinistra di Oakley, quella
figura che alcuni giuravano di aver attraversato il villaggio, avevano
addossato al povero Oakley la fama di stregone. Ben presto venne dimenticato e
qualche tempo Vanning e Mary si sposarono. Col tempo nessuno avrebbe potuto
mettere in forse la bontà di quel matrimonio, perché i due andavano d’accordo e
Vanning stesso era diventato baronetto e ricco.
Tuttavia una sera, dopo che si era sbronzato, molti anni
dopo il primo assassinio, anch’egli fu ucciso, in sostanza sfasciando una
finestra con la sua testa, e facendo così che morisse dissanguato, sgozzato.
Alla fine della storia, sia il poliziotto che il padrone di
casa, concordano nella stessa soluzione che spiega quanto accaduto tre secoli
prima: chi avesse ucciso Oakley, chi Vanning, e quale arma invisibile sarebbe
stata utilizzata nel primo delitto tanto da non essere rinvenuta, pur dovendo
essere un lungo coltello con una lama larga due dita e mezzo.
Dico subito che ci troviamo dinanzi ad un altro
straordinario racconto di Carr: non è
innanzitutto un whodunnit, ma un howdunnit. Non è whodunnit perché è
chiaro chi possa essere stato ad uccidere e perché, in entrambe le occasioni (e
una entità maligna è da escludere, nonostante le conclusioni del coroner in
occasione della morte di Oakley avessero seguito questa falsa pista). In questo
il racconto in questione è molto simile nella struttura, howdunnit e non
whodunnit – poche persone sospettabili e quindi in sostanza sicurezza di chi
possa essere stato – ad altro racconto, sempre a firma Carter Dickson, La casa in Goblin Wood (1947). Come in quel caso sussiste però una
impossibilità manifesta che tinge la vicenda di un velo soprannaturale: in Goblin
Wood era stata la sparizione della vittima, nel nostro caso è la sparizione
dell’arma. Ci sono però delle differenze: lì la vicenda presenta una
altalenanza di situazioni prima comiche poi altamente drammatiche, qui una
conduzione che è dall’inizio alla fine avvolta da una cappa di terrore puro,
che si stempera, come nella catarsi alla fine della tragedia, nel finale
rivelatore. E’ una maniera di trattare il racconto che Carr conduce in parecchi
esempi della sua produzione: lo troviamo tanto per dirne una anche in Hag’s Nook(1933: un fatto attinente al passato, che attiene a
qualcosa di oscuro, viene raccontato nel presente: qualcosa che ad esso è legato, accadrà ancora.
Per quanto attiene alla soluzione, che è sensazionale, devo
purtuttavia ricordare che una tale soluzione
fu usata e adattata a seconda dei luoghi e delle occasioni: infatti, la
stessa soluzione, pur presentando differenze minime, viene utilizzata con
effetti veramente sorprendenti, anche in un radiodramma successivo, del 1944, The Dragon in the Pool, contenuto nella
raccolta THE DEAD SLEEP LIGHTLY (1983),
laddove l’arma usata è verosimilmente un pugnale, solo che di pugnali non ve
n’è neanch l’ombra.
Non dico qui quale sia l’arma e dove si sarebbe trovata se si fosse fatto un certo
ragionamento(tenuto conto che si setacciò la stanza senza trovare nulla, e che alle
due persone al di dentro della stanza, Mary e Vanning, non era stato trovato addosso alcunchè di
compromettente). Dico solo che anche
Carr risponde pienamente a quel detto secondo cui, se vuoi nascondere qualcosa così bene da non farla ritrovare devi
saperla nascondere mettendola sotto lo sguardo di chiunque. E gioca sempre
ad armi pari col lettore fornendo infatti tutti gli indizi: tra gli altri dice con
nonchalance una cosa, che il lettore esamina non nel suo giusto valore, proprio
perché Carr abilmente lo dissimula, quando afferma cosa accadde a Mary, la
promessa sposa , dopo la morte di Oakley. Se si esaminasse con occhio attento
quella sezione, ma la si dovrebbe esaminare almeno con l’occhio di Carr, si
troverebbe l’indizio centrale.
Ovviamente il lettore medio non è Carr. E quindi quando
viene risolta la questione, ognuno di noi si batte la fronte con la mano e
dice: Come ho fatto a non pensarci anch’io?
Perché noi non siamo John Dickson Carr, Il Magnifico.
Pietro De Palma
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