giovedì 27 marzo 2025

Roger Scarlett : Gli Omicidi di Beacon Hill ( The Beacon Hill Murders, 1930) - trad. Dario Pratesi

 


 

Per qualche notizia didascalica, rimandiamo al precedente articolo su romanzi di Roger Scarlett (vedasi Il Mistero della Piuma Bianca, The Back Bay Murders).

Il precedente articolo verteva sul secondo romanzo della coppia di autrici che scelsero come loro pseudonimo comune, Roger Scarlett, The Back Bay Murders, uscito sempre nel 1930. Oggi prendiamo in esame invece il loro esordio, pubblicato nel febbraio 1930: The Beacon Hill Murders (una volta tanto pubblicato in Italia con traduzione fedele del titolo): Gli omicidi di Beacon Hill.

L'ispettore Norton Kane della Polizia di Boston, è alle prese con un doppio delitto maturato a casa Sutton.

Viene avvisato dal suo amico Underwood, testimone indiretto dell'assassinio di Alfred Sutton, di recarsi a casa della vittima. E qui si snoda tutta l'indagine.

In sostanza Alfred Sutton, patriarca della famiglia, uomo privo di scrupoli, che si è creata una solida posizione del jet set cittadino, pur dal nulla e che ha fama di ricco parvenu, viene ucciso nel suo salotto, mentre sta conversando amabilmente con la bellissima e ben introdotta nei salotti cittadini, Signora Anceney, ricca vedova, di cui pare si sia invaghito. Per l'occasione della cena a casa sua, le ha regalato un ciondolo con un pezzo unico di giada cinese, incisa. Mentre stanno parlando, Sutton viene ucciso da un colpo di pistola al cuore, sparato da qualcuno che si suppone ragiovevolmente, in base alla traiettoria del proiettile, stia dove stava Anceney, che quindi viene sospettata dell'omicidio. Passa poco tempo relativamente, e la Signora Anceney, viene uccisa, sgozzata con un rasoio mella sua camera da letto,

Il problema, è che non si capisce come ciò sia avvenuto. Perchè a guardia della bellissima Signora Anceney, sospettata del primo delitto, è posto un agente, che sorveglia la porta. Che ha lasciato il suo posto di guardia solo quando ha portato del vino nella sua camera (ma la vittima era viva), quando è andato al bagno un attimo (un minuto) e quando è andato ad aprire la porta: ma comunque tempi brevissimi, in cui l'assassino avrebbe dovuto uccidere la vittima, lasciare il rasoio ben in vista e fuggire senza che nessuno lo vedesse. Aggiungasi che sia nel primo che nel secondo omicidio, le finestre erano ermeticamente chiuse. E che il secondo omicidio è una diretta conseguenza del primo: forse che la vittima del secondo, avesse visto qualcosa che non doveva vedere? Ma del resto come è possibile che fosse stato ucciso Sutton, se non era stata la Anceney ad ucciderlo? La balistica impone che l'assassino fosse stato dove era la Anceney, perchè la traiettoria del proiettile aveva una angolazione tale che il colpo per forza era stato sparato vicino all'angolo sinistro del camino.

E dove portano, la sparizione del ciondolo di giada e il ritrovamento casuale da parte di Kane, di un pezzo di stoffa insanguinata, tra le pieghe della tenda della finestra della stanza da letto della Anceney?

E oltre ai movimenti ambigui dei familiari (della moglie di Sutton, della figlia Katherine che amava molto il padre, del figlio James che non vedeva l'ora di divenire erede, del cognato Walton, un po' tocco, che si lamentava della poca sufficienza con cui era trattato da Sutton), c'è da valutare la presenza ambigua dell'amico di Sutton, Gilroy, che sembra avere interessi nella vicenda: aveva falsificato assegni con la firma dell'amico, e sperava di rientrare in possesso di una nota in cui si autoaccusava della vicenda, custodita in una piccola cassaforte murale. Gilroy si scoprirà che era il fratello della seconda vittima.  Tutti erano assieme nella sera in cui era stato invitato anche Underwood, l'amico di Kane. E proprio Underwood, assieme a Moran, sergente investigativo, assise nelle indagini Kane, che dopo aver trovato il ciondolo di giada in un cassetto segreto di una scrivania, e un pezzetto di piombo rimuovibile da una delle fnestre, elaborerà una teoria, e avvalendosi anche di una ricostruzione del secondo omicidio, inchioderà l'assassino alle sue responsabilità.

Questo primo esordio, sarebbe dovuto essere col botto, come si suol dire, perchè le due coautrici avevano pensato ad una vicenda che si snodasse avendo come due punti cardini, due delitti avvenuti in circostanze impossibili. E in effetti una buona parte del romanzo, quella che supporta l'assassinio delle due vittime, fino a che Kane non comincia a elaborare le sue teorie, è costruita in maniera spettacolare, avvalendosi addirittura di tre mappe: una del piano delle camere da letto, una della stanza dove fu ucciso Sutton e quella della camera da letto della Anceney. Il problema di questo primo romanzo è però nell'abbondanza di carne messa sul fuoco: ce n'è troppa. I troppi indizi, e per di più alcuni vengono trovati o pensati senza che siano stati spiegati (uno su tutti, la stoffa insanguinata trovata celata dal panneggio del tendaggio delel finestre: perchè si trovava lì si capirà, ma perchè una stoffa insanguinata, e da dove veniva, non viene spiegato. Ma poi anche pistola e rasoio che si trovano nelle stanze da letto, e la cui presenza viene spiegata come un gioco di prestigio, ma senza che se ne fosse avvertita la presenza subito: compaiono, come  caduti dal cielo), si possono spiegare come la volontà di creare una trama spettacolare, non avendo però le due coautrici ancora l'esperienza letteraria per riuscire a spiegare tutto ciò che mettono dentro. E' in altre parole, una meravigliosa opera acerba, che pone in essere due delitti spettacolari, che hanno punti di contatto con altre opere precedenti e successive.

Sicuramente, la balistica che entra in scena per spiegare il modus operandi del primo delitto, è una conseguenza dell'esordio di Van Dine, in The Benson Murder Case: anche lì la balistica ha una parte importante per spiegare la dinamica del'omicidio. Ma anche la spiegazione del secondo omicidio, ha punti di contato con altri romanzi: mi viene in mente per esempio la spiegazione, di un romanzo di qualche decennio fa di Paul Halter, A 139 pas de la mort.

Come dissi recensendo la seconda opera di Roger Scarlett, Norton Kane è sicuramente un eroe vandiniano, ma che non ha tutta l'enciclopedica cultura di Philo Vance. E' più un detective ibrido, un vandiniano holmesiano, direi molto vicino al Thatcher Colt di Abbot, o a Michael Lord di Daly King. Altri dati che affermano la paternità vandiniana dell'opera, è la coppia Kane-Underwood, che ricorda quella Colt-Abbot o Vance-Van Dine, in cui l'avvocato Underwood, nel nostro caso presente a casa Sutton in quanto esecutore testamentario della vittima, narra in prima persona, come fa anche nei suoi romanzi Van Dine. Mentre Moran fa il sergente Heath di Van Dine. Ed è troppo vicino nel tempo The Greene Murder Case, del 1928, per non affermare la filiazione di Beacon Hill dal romanzo di Van Dine, che ha anche un altro evidentissimo punto di contatto col suo genitore, che riguarda l'assassino. E sempre col romanzo di van Dine, questo di Scarlett condivide anche l'esistenza di cassetti segreti: là ce n'era uno che nascondeva la pistola, qui uno nella scrivania che contiene il ciondolo di giada.

Lo stile che imprimono le due co-autrici fa sì che la narrazione proceda fluida, nonostante le tante situazioni narrate, ma certo non è lo stile sontuoso di S.S. Van Dine. Devo dire in tutta sincerità, che circa 80 pagine prima della rivelazione, ho indovinato chi potesse essere l'assassino e il movente (che non è facile da immaginare), sulla base di un'astrazione per ciò che si dice all'inizio del romanzo. Possibile che...? Sì, è proprio così. Mentre il modus del primo e del secondo sono una genialata di chi ha scritto il romanzo (anche se il secondo mi sembra un po' tirato per i capelli: se davvero si fosse verificata così la cosa, si sarebbe dovuto pensare che la gente normalmente è cieca e sorda, oppure assai impressionabile come accade nel caso della pistola e rasoio che compaiono d'incanto laddove non c'erano prima). Insomma, si pretende che le cose vadano così perchè così devono andare.

Tuttavia anche se opera acerba, riesce a tratteggiare a tutto tondo i personaggi, dall'infido Gilroy, al malevolo e ridicolo Walton, dall'appassionata Katherine, alla succube Mrs Sutton, dal padrone di casa pieno di sè, alla sua fiamma, la Signora Anceney che rischia le proprie virtù per aiutare il fratello fetente. E riesce a dare anche un'immagine ben definita sia di Underwwod, il narratore in prima persona, anche troppo poco leone per stare accanto al grande Norton Kane, che invece riesce a dare la giusta luce, a degli avvenimenti che presi in sè, non direbbero molto.

In un blog americano che dà anche il punteggio in stelle, viene dato un voto di 4,25 su 5 mentre al secondo 4,50. 

Sono sostanzialmente d'accordo.

Un bel romanzo, ma non un capolavoro.

Pietro De Palma


 

domenica 2 marzo 2025

Anthony Berkeley: Caffè al veleno a Piccadilly (The Piccadilly Murder, 1929). Trad. Dario Pratesi. I Bassotti N.85, Polillo Editore, 2010

 

 


 

Nuovo appuntamento con Anthony Berkeley, questa volta su questo blog e la ragione è semplice: per quanto nessuno lo dica, The Piccadilly Murder, tradotto in Italia come Caffè al veleno a Piccadilly, è un romanzo con un delitto impossibile, anzi "un signor romanzo con delitto impossibile", probabilmente un capolavoro, il secondo capolavoro del 1929, quando il primo, lo ricordo, era stato il celeberrimo  The Poisoned Chocolates Case. E con quest'ultimo, The Piccadilly Murder, ha in comune due personaggi:  Ambrose Chitterwick, uno dei sei appartenenti al Club del Crimine (un club immaginario, ma neanche tanto, che sembra rieccheggiare Il Detection Club, da lui fondato nel 1928), quello che conclude con la sua, la serie delle sei ipotesi che stanno alla base del romanzo, individuando l'omicida (lui che prima di elaborarla è solo un personaggio insignificante, ma dopo viene accreditato dai suoi compagni di club, quale un criminologo) e l'Ispettore Capo Moresby di Scotland Yard; e un avvelenamento. In sostanza The Piccadilly Murder, concede la parte di primo attore, e i riflettori per tutto il romanzo, all'amico di Sherringham, il mite ed impacciato Chitterwick, che aveva saputo risolvere  il Caso dei cioccolatini avvelenati. E la dimostrazione del suo ingegno, è proprio questo romanzo (e Trial and Error, che apparirà prossimamente in Italia, finalmente tradotto): è come se Berkeley, non volendo inflazionare troppo la figura di Sherringham, avesse voluto sostituire ad essa quella di Chitterwick, riconoscendone la portata e il valore, in un caso in cui, ancora una volta, si parla di avvelenamento.

Ambrose Chitterwick, è nella sala del Piccadilly Palace Hotel (uno dei più lussuosi hotel di Londra), ed è intento a sorseggiare un caffè, quando la sua attenzione si fissa su una signora anziana, e sul suo ospite, un tizio coi capelli rossi, che all'interesse di Chitterwick replica con maligni sguardi. Tra l'altro pare che armeggi con una tazza di caffè. Ad un certo punto Chitterwick viene contattato da una cameriera a causa di una telefonata per lui, che si rivela falsa. Quando ritorna al suo posto, l'uomo è scomparso, e la donna è assopita. Come guidato da un sesto senso, Chitterwick va a vedere casomai si senta male , accorgendosi che invece è morta, e dal fatto che aleggia un odore di mandorle amare, ipotizza un avvelenamento con acido cianidrico. Chiede con insistenza il direttore, e gli intima di mettersi in contatto con la polizia, anzi con Scotland Yard, e siccome vorrebbero chiamare la Polizia metropolitana pensando ad un suicidio, visto che sul tavolino è presente solo la sua tazzina di caffè, lui chiama Moresby, Ispettore Capo di Scotland Yard che aveva conosciuto già nel Caso dei Cioccolatini Avvelenati. Ovviamente anche Moresby si ricorda di lui, l'amico di Roger Sherringham. E quindi Ambrose gli esprime le sue perplessità, sulla presenza di un uomo al tavolo della signora e di una tazzina da caffeè scomparsa. Oltretutto nella mano della vittima è stata trovata una fiala, ma non stretta ma adagiata, come se fosse stata messa dopo la morte. Chi è il misterioso uomo? Da una lettera che trovano nella borsetta, attraverso un ragionamento si è portati a pensare che sia Lynn Sinclair nipote di Miss Sinclair , la vittima, donna che aveva ereditato un notevole patrimonio, il cui unico erede è appunto Lynn. Lynn, viene arrestato nella sala : è lui l'accompagnatore dai capelli rossi. In seguito a tutta una serie di prove, quella testimoniale di Chitterwick, e quella fattuale (le impronte chiarissime dell'uomo sulla fialetta contenente resti di acido prussico). Lynn viene arrestato e accusato di omicidio premeditato. Il testimone a carico dell'accusa è Chitterwick. Ad un certo punto però inaspettatamente, dopo esser stato invitato a casa di una duchessa, Lady Milborne, che lo attira falsamente dicendo di essere stata compagna della zia di Ambrose, conosce il fratello di lei, detto Pulcino, che è amico strettissimo di Judy Sinclair, e la stessa moglie di Lynn. Messo alle strette, e implorato sia da Lord Milborne che da Lady Milborne e da Pulcino e ovviamente da Judy, Chitterwick, pur sapendo che dovrà testimoniare quanto visto, intraprende una indagine, coadiuvato da Judy e da Pulcino (Pulcino è innamorato di Judy e farebbe qualsiasi cosa per farla felice, anche salvare la vita di suo marito), per dimostrare l'innocenza di Lynn, in una strenua battaglia contro i mulini a  vento.

Riesce ben presto a scoprire dalla testimonianza di una cameriera, che sul tavolino era stato visto anche un bicchierino di liquore, che poi era scomparso; che la Signorina Groole, dama di compagnia di Miss Sinclair, usa un paio di occhiali falsi privi di lenti ottiche; che il caffè non era stato il mezzo usato per uccidere, perchè altrimenti la signora sarebbe morta sotto i suoi occhi presente l'uomo, essendo il veleno in quantità tale da provocare la morte in rapidissimo tempo; che la cameriera che era venuto a chiamarlo, non esisteva; che qualcuno doveva aver preso una stanza dell'hotel per travestirsi.

Ci sono quindi due persone che hanno concorso ad uccidere. Una sembrerebbe chiara, e anche l'altra ad un certo punto. Ma dopo che l'unico nipote oltre Lynn della vittima è ritornato dall'America, con lo scopo di difendere il cugino, Chitterwick, prima pensa ad una persona, per poi fare marcia indietro e individuare la mente diabolica che ha ucciso Miss Synclair, e che probabilmente se non fosse stata fermata avrebbe ucciso ancora, fino al raggiungimento del suo fine ultimo.

Il romanzo, è una perla. Indimenticabile, è uno dei migliori romanzi in assoluto di Berkeley. Si nota subito come tra le letture ispiratrici di Berkeley, vi sia stato un racconto di Chesterton (The Invisible Man). Perchè? Il racconto è  basato su un delitto impossibile, e la spiegazione di The Invisible Man è alla base poi del ragionamento di Chitterwick, che demolisce la testimonianza di quattro testimoni trovati da Moresby nella sala del Piccadilly, che giurano che nessuno si è avvicinato al tavolino della vittima dopo che l'uomo che stava con lei è andato via. Proprio perchè chi si era avvicinato faceva parte del contesto della sala: non era qualche persona estranea al personale, ma ne faceva parte. E quindi è come se fosse stato invisibile agli occhi dei testimoni, che affermavano che nessuno (oltre il personale che loro non consideravano) si era avvicinato al tavolino. Il problema è però: chi è la cameriera sotto mentite spoglie che ha portato il liquore al tavolo? E che poi l'ha portato via?

Il personaggio di Chitterwick è delineato amabilmente, nella sua goffagine e nella dimensione di un uomo qualunque, che ha un solo hobby: fare il detective dilettante, con una personale raccolta dei dati dei più celebri casi di omicidio e degli assassini, anche per fuggire il grigiore di una vita passata con una zia pestifera. Fin quando vive quest'hobby, è deriso dalla zia, ma quando comincia la sua ricostruzione degli avvenimenti al fine di salvare il presunto omicida dalla forca, per il solo fatto che sia stato accolto dalla nobiltà, dalla zia viene rivalutato, e vive il suo momento maggiore di gloria, quando in effetti salva Lynn. Stilisticamente Ambrose è l'antitesi di Roger Sherringham: laddove Sherringham è il detective dilettante à  la page, scrittore famoso nel bel mondo, ma che con la penna di Berkeley è caricaturizzato, Chitterwick a sua volta, che è la caricatura di uno scapolo della borghesia agiata, goffo e imbranato, nella realtà dell'indagine poliziesca, dimostra di essere un personaggio di grande caratura. E' un po' la rivalsa, dell'uomo mite, che vive nell'anonimato di una vita sempre eguale, ma che in un determinato momento sa sfoggiare la parte nascosta di sè, che lo qualifica un Super uomo.

Il romanzo è diviso in due parti ben distinte: una prima parte molto corposa, che corrisponde ai 4/5 della trama, dominata dall'indagine di Chitterwick e dalle deduzioni che egli fa sulla base degli indizi raccolti su come il delitto deve essere stato concepito, ed una seconda parte, molto più snella in cui le supposizioni riguardano i colpevoli. In sostanza, sembrerebbe fino all'inizio della seconda parte, che il romanzo non sia un whodunnit, ma un howdunnit, in quanto nel caso l'assassino non sia il marito di Judy, è chiaro (ma non lo si dice) che il più probaile ad avere ucciso Miss Sinclair per ereditare (il famoso Cui Prodest), sia l'altro cugino, quello che a parole rigetta l'eredità perchè vuole salvare Lynn. E quindi, si congettura e si ipotizza, quale possa essere stato il modus agendi di chi ha ucciso, se il cugino americano o la sua complice travestita da cameriera, ricostruendo un delitto che sembrava impossibile: come avrebbe fatto a morire solo dopo che Chitterwick era stato allontanato con un pretesto dalla sala, se il veleno come diceva lo stesso Ambrose e sostiene la polizia, fosse stato messo nel caffe? In questo caso la morte sarebbe stata quasi istantanea, ed invece fin quando Ambrose si era allontanato, la signora stava sorseggiando il caffè senza che dimostrasse di stare male. E allora come era stato possibile? E chi aveva messo della signora ormai morta, la fiala? E dov'era finito il fantomatico bicchierino di liquore?

Il romanzo è l'apoteosi del depistaggio e delle soluzioni multiple, di quella che in americano si dice misdirection, della creazione di false piste che dovrebbero portare a determinati risultati, ma che poi vengono abbandonate con un effetto sorpresa, che invece privilegia altre direzioni, altri indizi e altri colpevoli. In fin dei conti, era lo stesso modo di procedere adottato da Berkeley per il primo dei romanzi del 1929: in ambedue, sono contemplate delle soluzioni multiple ( si può pensare ad una coppia di romanzi inscindibili e legati oltre che da una straordinaria trama basata su avvelenamento, anche a personaggi presenti in ambedue, anche da una serie di soluzioni multiple assoluamente entusiasmanti e coivolgenti). Un po' quello che si dirà per Christianna Brand, molto tempo dopo: la regina dei romanzi dalle molteplici soluzioni. Non è un caso che citi la Brand, perchè parecchi non sanno che lei provò, quale appartenente al Detection Club (e quindi nella fantasia al Club del Crimine), a dare una settima deduzione in relazione a The Poisoned Chocolates Case, che non tutti sanno fu anticipato dal racconto The Avenging Chance (che però curiosamente fu pubblicato dopo il romanzo), la cui trama era la stessa del romanzo ma la cui soluzione era solo quella di Sherringham (la settima deduzione di Christiana Brand e un'ottava in cui si è cimentato lo stesso Martin Edwards, che firma l'Introduzione al romanzo, sono contenuti in quanto allegati, all'edizione di The Poisoned Chocolates Case, della British Library Crime Classics). Con uno stile che mischia ironia, leggerezza e acume sopraffino, Berkeley riesce a portare alla fine il lettore, sorprendendolo con una soluzione, che individua non uno, non due ma tre personaggi coinvolti nella messinscena, che agiscono in due differenti modi e tempi, in cui uno dei tre costrituisce una sorta di cerniera tra gli altri due: è in sostanza un doppiogiochista che trasforma una certa rappresenzatione in un'altra, ma a sua insaputa.

Un capolavoro di inventiva.

Pietro De Palma