Le serie di Edward D. Hoch sono 14, ma di queste, quelle più conosciute, sono principalmente 4, cioè quelle che hanno per protagonista: Nick Velvet, un ladro professionista, che ruba oggetti insignificanti per non meno di ventimila dollari ad impresa; il Capitano Jules Leopold capo della Squadra Crimini Violenti, che opera nell'inventata città di Monroe assieme ai suoi assistenti il Tenente Fletcher e il Sergente Connie Trent, che normalmente ha a che fare con precedurals, ma talora si trova a risolvere crimini impossibili e camere chiuse; il Dr. Sam Hawthorne, che risolve esclusivamente Crimini Impossibili e Camere Chiuse; Simon Ark, un uomo sui sessanta anni, che in realtà vive da 2000 essendo un apparternente alla chiesa copta, che sconta una maledizione: quella di non aver aiutato Cristo a portare la croce, e per questo deve cercare il male sulla faccia della terra e sconfiggerlo: ovviamente le storie in cui si trova coinvolto hanno caratteristiche sovrannaturali anche se poi risolve pur sempre omicidi umani.
Oggi presentiamo una storia col Capitano Leopold - che è contenuta in una splendida antologia di Bob Adey & Jack Adrian, pubblicata da Garden Editoriale, anzichè da Mondadori (chissà perchè poi !) e più precisamente nel volume 2 dei tre che furono messi in in vendita - dal titolo: Il Delitto Impossibile. Di questa storia vi sono due edizioni diverse: la prima in EQMM del Dicembre 1976, col titolo in inglese rispecchiante il titolo italiano tradotto : The Impossible Murder; la seconda apparsa altrove, col titolo Captain Leopold and the Impossible Murder. E' infine da notare come questa storia non appartenga alla raccolta pubblicata nel 1985, Leopold's Way (con introduzione di Nevins Jr.), che riuniva 19 storie di Captain Leopold.
Mentre sta tornando a casa, il Capitano Leopold viene avvisato dal suo assistente, il Tenente Fletcher, che in una complanare della superstrada, hanno trovato il corpo di un uomo strangolato, alla guida di un'auto, imbottigliata, come le tante di una interminabile fila, nel traffico di fine giornata.
A trovare il corpo era stato l'automobilista dell'auto che la seguiva che, innervosito dal fatto che l'auto davanti alla sua, ai ripetuti colpi di clacson non si muovesse, era sceso dalla sua auto e aprendo la portiera dell'auto aveva trovato l'uomo strangolato, con un pezzo di corda ancora stretto al collo. Non era stato possibile muovere alcuna accusa all'uomo, un idraulico, perchè l'automobilista dell'auto immediatamente dopo quella dell'idraulico aveva confermato la dinamica dell'accaduto, e per di più la morte dell'uomo risaliva a oltre mezzora prima.
Leopold si trova dinanzi un altro delitto impossibile, anzi il più impossibile dei delitti impossibili che gli siano mai capitati: quello di un cadavere che andava girando da solo in auto, a meno che non si consideri l'altra ipotesi, altrettanto strampalata, che cioè Vincent Conners, un agente di cambio che guadagnava molto bene, volendo suicidarsi chissà per quale recondito motivo, abbia deciso di farlo strangolandosi con una corda mentre guidava l'auto nel caotico traffico di fine giornata.
Non sapendo da che parte iniziare, Leopold va a casa della moglie di Vincent, Linda Cornell che, pur affranta dal dolore, gli racconta la storia della famiglia di Vincent e di come il padre di Vincent, a sua volta, fosse morto in auto, dissanguato dopo un incidente di caccia. Oltre lei,e i figli, i parenti più prossimi di Vincent sono le sue due zie, Zia Flag e Zia Gert, due vecchiette arzille, sorelle del padre: zia Flag è la più giovane delle due, e assiste da molti anni zia Gert, la più grande e l'unica che in casa, negli anni immediatamente posteriori alla seconda guerra mondiale, avesse un'automobile. Da questo e dalla sua osservazione della proprietà di famiglia, capisce che la famiglia di origine di Vincent, il padre e le due zie, era di estrazione abbiente. Qui gli viene confermata la storia della morte del padre di Vincent, dissanguato sul sedile posteriore dell'auto, che le due sorelle ancora conservano come un cimelio, in un vecchio garage monoposto vicino alla loro casa.
Leopold non sa che pesci prendere ma gli comincia a frullare una certa idea: e se qualcuno, sulla base del delitto antico, per qualche motivo avesse deciso di simulare un'altra morte in auto? Decidono di investigare sulla moglie e su un collega del marito, di cui hanno colto degli atteggiamenti molto confidenziali con la donna. Non approdano a nulla: la moglie sembra irreprensibile, e il collega del marito pure. Ma comunque vengono tenuti sotto controllo, e qualche giorno dopo lei viene beccata ad uscire dal retro per incontrarsi con qualcuno che però non è il collega del marito ma...
Leopold ha capito la dinamica dell'omicidio e come esso sia potuto diventare un delitto impossibile. Ma ha capito anche come sia avvenuto l'omicidio e non l'incidente di caccia, del padre di Vincent, molti anni prima. La molla del ragionamento gli era stata data da zia Flag: al momento dell'incidente, il fratello era con la moglie. Sulla base di ciò, lui sarebbe stato posto sul sedile posteriore e lì sarebbe morto mentre la moglie guidava per salvarlo, e questa è la storia che gira; tuttavia Leopold non pensa che sia andata così, e zia Flag dice che ad uccidere George era stata la moglie Jane, per poter essere libera di risposarsi, come in effetti aveva fatto successivamente. Interrogata Jane per telefono (risiede in Messico da molti anni), Leopold viene a sapere che ella non lo aveva ucciso, come aveva supposto zia Flag, perchè amava George, anzi.. lui era morto tra le sue braccia: e allora se lui era morto tra le sue braccia, chi guidava la macchina?
Leopold troverà così l'omicida di un delitto recente e scoprirà l'autore di un delitto affondato nel passato.
Il delitto presente collegato ad un delitto affondato nel passato non è un'idea originale. Un anno prima, Richard Forrest aveva pubblicato un bellissimo romanzo, A Child's Garden of Death, contenente un'altra bellissima camera chiusa - peraltro romanzo incluso nella Lista di Lacourbe e da me analizzato anni fa in un articolo sull'altro mio blog - in cui un delitto del passato si collegava a qualcosa che accadeva nel presente. Non mi pare fuori luogo, quindi, ipotizzare che Hoch avesse letto il romanzo di Forrest e avesse utilizzato l'idea base per un suo racconto. Tanto più che il racconto di Hoch come il romanzo di Forrest sono dominati da una nota melanconica di fondo, quella del delitto passato.
Da riscontrare nel racconto di Hoch, sono due cose:
-innanzitutto, che inizialmente, nessuno aveva pensato di inscenare un omicidio impossibile, ma solo un incidente che, come nel passato, avrebbe mascherato un omicidio: solo che l'incidente del passato si era potuto facilmente scambiare con un incidente perchè in battute di caccia, di incidenti talora ce ne sono, mentre nel caso si fosse trovato il cadavere non perfettamente carbonizzato, in seguito al premeditato incidente stradale che si voleva inscenare, come si sarebbe potuto spiegare lo strangolamento ? Quindi in sostanza che un delitto orchestrato non molto accuratamente, si trasforma per un caso, il traffico che dalla superstrada viene convogliato sulla complanare, in un delitto impossibile, dopo che l'omicida decide che in poco tempo deve necessariamente far fronte ad un diverso scenario. E' un po' quello che accade in molti altri esempi di Camere Chiuse e Delitti Impossibili in cui il caso, sotto forma di un accidente qualsiasi, modifica la situazione originaria, complicando la scena e al tempo stesso modificandola, cosicchè l'incidente che doveva aver luogo, non avviene più, e la dimenticanza (in questo caso aver tralasciato di togliere la corda dal collo della vittima) diventa il presupposto che si pensi ad un suicidio.
-che ancora una volta, perchè sia inscenata una situazione paradossale che sconfina nell'impossibile, siano necessarie più persone, che collaborino assieme, ognuna con un proprio compito, per realizzare un certo piano: nel nostro caso, che qualcuno, ucciso almeno mezzora prima, si possa trovare alla guida di un'auto, imbottigliato nel traffico di fine giornata di una complanare.
Il plot di Hoch è assolutamente geniale e spiega tutta la sequenza: per certi versi, si potrebbe pensare anche ad una filiazione di Hoch da Carr, il Carr di uno dei romanzi con Bencolin, il celebrato The Lost Gallows, in cui un cadavere, guarda caso strangolato, sembra che guidi un'auto (in quel caso l'automobile procede, e non sta invece ferma). Qui, per spiegare la dinamica, una persona deve fare quel che nel romanzo di Carr fa chi ha ucciso colui che è al volante dell'auto, e un'altra deve agire da supporto, guidando una seconda auto. Più non dico e lascio all'immaginazione di chiunque, riuscire ad individuare l'assassino del presente e quello del passato: quello del presente è più semplice di quello del passato, perchè l'interesse costituisce un movente più semplice di uno invece nascosto nel cuore di chi odia.
C'è solo un ragionevole dubbio che ha il lettore smaliziato che legga questo racconto: perchè il modus operandi dell'assassino si esplichi nella sua azione sarebbe necessario che l'auto col morto proceda solo secondo un moto rettilineo. Ma noi sappiamo che quando si guida, per arrivare a destinazione, è impossibile guidare solo andando dritti: sarà necessario ad un certo momento girare, a meno che la meta da raggiungere non sia lungo una sola strada e ci si arrivi guidando solo con un unico moto di marcia. Lo stesso accenno ad una complanare di un'autostrada, fa pensare al tragitto che si sia svolto per arrivarvi. Se davvero fosse stato come immagina Hoch, sarebbero state necessarie tre persone e non due per mettere in svolgimento il piano; a meno che il luogo dove avviene lo strangolamento non sia sulla stessa complanare, ma sarebbe la prima volta che so di una casa che sta non in una via ma in una complanare dell'autostrada.
Pietro De Palma
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