Lo scorso numero di Novembre/Dicembre
2017 dell’Ellery Queen Mystery Magazine, ha visto il ritorno assieme ad altri
autori, di Soji Shimada, il grande scrittore giapponese, autore di alcuni dei
più grandi racconti contemporanei con delitti impossibili e del mirabolante
romanzo “The Tokyo Zodiac Murders” recentemente tradotto e pubblicato in Italia
da Giunti.
Il racconto di Shimada, pur presentato
alla fine del 2017 in Occidente, non è purtuttavia un’opera recente: infatti fu
già pubblicato nell’edizione giapponese di EQMM nel lontano 1985, come “The
Running Corpse”. E ci presenta come protagonista assoluto – nel ruolo di
risolutore di enigmi strabilianti – quel Kiyoshi Mitarai,
astrologo
già incontrato nella sua più famosa avventura, The Tokyo Zodiac Murders
(1981).
I
fatti si svolgono nell’appartamento di Genji
Itoi,
proprietario del jazz bar Zig-Zag. Ha invitato per un party a casa sua il narratore
e Puff, rispettivamente sassofonista e batterista di un gruppo chiamato The
Seven Rings, oltre che Asami, una giovane donna che ha lavorato allo Zig-Zag,
il rappresentante di commercio Nasami, il critico Onuki, il trombettista Aka, e
l’appassionato di jazz Kubo. A
catalizzare l’attenzione del gruppo è Namura, il rappresentante di commercio,
che propone un gioco di prestigio: ognuno dei partecipanti al gioco dovrà
prestare qualche oggetto di valore che ha addosso e che ha per lui un significato
affettivo, che dovranno essere messi assieme e a ognuno di essi dovrà essere
associato un numero. Poi i partecipanti scriveranno su un foglio di carta quale
dei sette oggetti li attragga di più e perchè e quale sia la loro
preoccupazione massima; poi il foglio verrà appallottolato, e in base a come cadrà
verso i numeri, ad ogni lancio da parte di ciascuno, Namura svelerà quale sia
la preoccupazione, senza aver visto cosa abbiano scritto gli attori che poi
hanno appallottolato il tutto.
Il
gioco comincia. E puntuale Namura rivela ad Asami poco dopo qualcosa che la
riguarda di natura sentimentale. Tutti sono sbigottiti, tranne Mitarai
l’astologo che ha rifiutato di dare qualcosa di sé. Tra gli oggetti c’è una
collana di perle, della moglie di Itoi, e un orologio Cartier di Onuki e poi
degli anelli e un altro orologio. Kubi, parecchio sbronzo, va al bagno, dopo
aver avuto un poco simpatico battibecco con Puff, e ritorna poco dopo mentre il
gioco si sta svolgendo. Dopo uno sguardo interrogativo rivoltogli dai presenti,
ecco che alcuni di loro, pur infuriando una tempesta di acqua e di vento fuori,
lanciano l’idea di improvvisare a
suonare i propri strumenti. C’è chi obietta che così si possa disturbare gli
altri condomini, ma il rumore della tempesta e del vento contribuisce a far
sentire meno i suoni degli strumenti, mentre gli altri ospiti stanno lì a parlare
o ad ascoltare.
Mentre
è lì questo concerto improvvisato, scatta la corrente e nel buio, entra Kubo,
il tale con il cappello di lana, e di corsa, approfittando del fatto che i
presenti siano impegnati o a fare musica o ad ascoltarla, strappa la collana di
perle e va via. C'è buio. C'è chi grida, c'è chi vorrebbe fare luce. Il tempo perchè la moglie di Itoi si sia procurata una torcia e che l'abbia puntata nell'appartamento, ed ecco che inquadra proprio Kubo mentre sta
imboccando la porta di casa, illuminandogli le spalle ed il cappello, prima che quello si chiuda la porta alle spalle.
Poco tempo dopo, il tempo necessario perchè qualcuno si muova in quel macello in cui i musicisti stanno suonando i loro strumenti, e Namura si lancia all'inseguimento di Kubo, e dietro di lui Aka e Puff, lungo il corridoio interno scoperto. Fino alla ringhiera oltre la quale Namura vede Kubo sparire saltando. Ma verso cosa? Verso dove? Non c'è nulla oltre la ringhera. Solo il vuoto. Dall'undicesimo piano.
Dopodichè
Namura e gli altri due si lanciano per
le scale, essendo l’ascensore fermo per il black out, ma quando arrivano giù,
non trovano nulla: Kubo si è volatilizzato. Mentre cercano intorno alle
macchine parcheggiate, sentono uno stridio di freni, che è prodotto dal treno
della sopraelevata.
Kubo
è scomparso. Letteralmente volatilizzato. Come ha fatto?
Ma
ancor più pazzesco appare il fatto quando la moglie di Itoi riceve una chiamata
telefonica: alla stazione Asakusabashi della sopraelevata,
vicino alla loro abitazione, hanno trovato il corpo di Kubo,
sfracellato da un treno: pare che si sia suicidato, buttandosi sotto.
Qui
cominciano le più strampalate ipotesi per spiegare come Kubo, saltato dalla
ringhiera del corridoio interno all’undicesimo piano, si sia trovato sui binari
della sopraelevata. L'ultimo inatteso colpo, è quando si sa
che Kubo è stato sì trovato sotto al treno, ma che prima di finirci sotto, era
già morto, essendo stato strangolato.
Come
è stato possibile ciò e chi ha ucciso Kubo? Evidentemente qualcuno dei
partecipanti al party! Ma come ha fatto?
Lo
indovinerà l’astrologo Kiyosahi Mitarai, che proporrà una
fantasiosa ma inoppugnabile spiegazione, individuando l’assassino.
Ci
troviamo dinanzi ad uno dei più mirabolanti esempi di delitto impossibile che
io abbia letto negli ultimi anni.
Come
ho detto altre volte nei miei articoli, ritengo che le storie con Camere Chiuse
o Crimini Impossibili migliori in assoluto, spettacolari, siano quelle non
compiute da un singolo, ma da una coppia, e quelle in cui vi sia una
messinscena: in questo caso, ricorrono entrambi i casi. C’è la messinscena,
cioè la messa in atto dell’impossibilità è stata allestita precedentemente, e l’atto
criminoso prevede che due persone concorrano insieme ad attuarla. Devo dire che
nel nostro caso, individuare l’assassino non è tanto arduo, quanto invece lo è
spiegare come abbia fatto a far sparire Kubo. Che ci siano due persone che
agiscono, è spiegato dalla duplicità di collane che spariscono: quella di
perle, che è servita al gioco di illusionismo; e quella di giada, che è stata
trovata nelle tasche di Kubo.
Ma spiegare come il corpo sia andato a finire
sulla sopraelevata è il vero gioco di prestigio. Anche in questo caso, avviene
che l’impossibilità massima, cioè la sparizione del corpo, si verifichi senza che lo stesso assassino
possa prevederlo: qui cioè il caso gioca la sua parte, e stravolge i piani dell’assassino. Perché è evidente che se il corpo non fosse
finito laddove è stato ritrovato, ma fosse effettivamente caduto dall’undicesimo
piano, sfracellandosi sul selciato della strada sottostante, nessuno e benchè
meno Kiyoshi Mitarai, avrebbe potuto immaginare l’utilizzo di una corda.
Lascio un indizio ai miei
lettori, che poi è un indizio lasciato da Shimada ai suoi, cioè anche a me. L’indizio
è contenuto nella prima piantina. Faccio una domanda. Per quale ragione viene indicata
la larghezza del balcone? Che forma ha il balcone?
Shimada
qui paga un pesante tributo mi sembra a tanti autori del passato.
Innanzitutto,
indossare un indumento in modo da far sembrare una persona un’altra mi ha
ricordato subito un celeberrimo racconto di Christianna Brand, in cui c’è anche
lì una messinscena, The Gemminy Cricket Case.
Poi mi sembra che Shimada guardi a Poe: Il pozzo e il pendolo.
A me sembra chiaro. Ah, già, non ho detto una cosa: il motivo della messinscena, che si collega ad un pendolo. Che non doveva servire per nascondere un assassinio, ma un furto. E poi…
Poi
c’è l’omaggio a Ellery Queen che è chiarissimo.
Innanzitutto
la simbologia: il numero sette qui ha la sua importanza. Sette è il numero
associato alla collana di perle, sette sono gli anelli del gruppo jazz di Puff
e del narratore, sette sono i minuti in
cui una volta Aka aveva raggiunto un treno correndo come un pazzo, Asami aveva
scelto il numero sette per la sua rivelazione durante il gioco di prestigio.
Poi
c’è la sfida al lettore.
Challenge
to the Reader:
For
those of you familiar with my work, this case might be too easy.
But
for those of you who are new readers, I issue the following challenge:
You
now have all the information you need to solve the mystery of the Running Corpse.
Good luck!
Sōji
Shimada
E
infine c’è il messaggio del morente, o meglio i messaggi dei morti.
Un assassino inseguito dal destino, dal fato: che non voleva uccidere. L'assassinio è avvenuto in seguito ad una lotta violenta, ad un litigio: noi diremmo, omicidio preterintenzionale. Poi l'ideatore di un furto, diventato assassino, si disfa del corpo del suo complice, non sapendo che quello aveva rubato una collana di giada della padrona di casa. E quindi sparendo due collane, e non una, si capisce che la storia è più complessa di come non dovesse apparire.
Un assassino inseguito dal destino, dal fato: che non voleva uccidere. L'assassinio è avvenuto in seguito ad una lotta violenta, ad un litigio: noi diremmo, omicidio preterintenzionale. Poi l'ideatore di un furto, diventato assassino, si disfa del corpo del suo complice, non sapendo che quello aveva rubato una collana di giada della padrona di casa. E quindi sparendo due collane, e non una, si capisce che la storia è più complessa di come non dovesse apparire.
Qui
il sovrannaturale compare con delle strane coincidenze che si collegano con il numero sette. Perché in definitiva sette? Perché è come se qualcuno
avesse voluto accusare l’assassino, con una simbologia numerica che portasse
direttamente all’assassino. Perché qui il numero sette è l’assassino.
Non resta che leggere il racconto per capirlo.
Non resta che leggere il racconto per capirlo.
Pietro De Palma
P.S.
Le piantine nel racconto in effetti non sono due ma tre: evidentemente non ho messo la terza, perchè è inserita nella soluzione.
P.S.
Le piantine nel racconto in effetti non sono due ma tre: evidentemente non ho messo la terza, perchè è inserita nella soluzione.
Chissà se un giorno potremo leggerlo in italiano.
RispondiEliminaSe "Gli omicidi dello zodiaco" avesse successo, la Giunti potrebbe anche pubblicare altre opere di Shimada (e di altri giapponesi che scrivono delitti impossibili come la serie Galileo di Higashino).
Io sono alquanto dubbioso che il tuo desiderio possa realizzarsi, perchè ci sono pochissimi traduttori dal giapponese, che è una lingua molto impegnativa. Molto probabilmente Tokyo di Soji è stato tradotto per l'edizione italiana non dal giapponese ma o dall'inglese o dal francese, perchè lì era già a disposizione del pubblico. E siccome altre opere sue non sono uscite in occidente con Kiyoshi Mitari (ne uscirà una , ma nel 2019)... Stessa cosa per altri scrittori made in japan: bisogna sempre vedere se siano stati già tradotti in inglese o francese oppure in spagnolo. Ced n'è uno Yokomizo, il più grande scrittore di mystery giapponese, il Carr giapponese, di cui un editore spagnolo sta riproponendo tutta l'opera, traducendo dal giapponese.
RispondiElimina