Prima di andare avanti, credo, per ragioni di esattezza, di spiegare per
quale motivo questo racconto abbia due titoli (ne avrebbe anche un terzo: Ministry
of Miracles). Il racconto propriamente detto, noto con l’accezione più
comune (che poi fu usata da Douglas D. Greene per intitolare un suo saggio di
fondamentale importanza proprio su Carr) fu pubblicato sotto lo pseudonimo di
Carter Dickson in E.Q.M.M. del marzo 1956. Successivamente, quando nel 1963
(curiosamente l’anno della mia nascita) Carr decise di pubblicare un’antologia
di racconti che si riferissero a Gideon Fell, H. Merrivale e al Colonnello
March, mutò il titolo del racconto in All in A Maze, per una ragione
semplice e nello stesso tempo accattivante: utilizzò il titolo originale del
racconto come titolo della raccolta, variandolo però, in quanto se
nell’accezione originaria The Man Who Explained Miracles è
ovviamente Merrivale, nell’antologia non c’è solo lui, ma vi sono anche gli
altri due soggetti; e allora il titolo fu cambiato in The Men
Who Explained Miracles.
Tutto comincia quando Tom Lockwood, vede una ragazza in preda al terrore
scendere le scale di St. Paul, correndo il rischio di rompersi l’osso del collo.
L’istinto innato di cavaliere prende il sopravvento e così si presenta alla
ragazza, peraltro abbastanza carina. Si chiama Jenny Linden, ed è pure lei
inglese. Però da quel che dice, sembrerebbe avere dei trascorsi francesi. Ed è
in preda al terrore: qualcuno la notte precedente ha cercato di ucciderla, e
pochi istanti prima, nella galleria acustica di St. Paul, ha sentito qualcuno
pronunciare una minaccia di morte rivolta a lei, nell’orecchio, anche se non
c’era nessuno che potesse farlo, tranne il sacrestano e un contadino che stava
mangiando un panino, del resto però troppo lontani perchè avessero potuto
sussurrarle qualcosa nell’orecchio.
Tom, che si qualifica come un giornalista, le offre un té in una sala
vicina e così lei gli racconta la sua storia: è inglese, figlia di genitori
inglesi, ricchi, trasferitisi anni prima in Francia, dove sua madre è morta
durante la guerra e suo padre poco dopo. Lei fu affidata ad un vecchio amico
del padre, il generale De Senneville, che gli ha fatto da tutore ed amministra
i suoi considerevoli beni. Ora, la ragazza, che ha venticinque anni, deve
sposare il figlio del generale, Armand de Senneville, un imprenditore, anche se
non lo ama, per una sorta di matrimonio combinato, con cui Armand acquisirà la
ricca dote della ragazza. Lei è venuta in Inghilterra, per vistare i suoi
monumenti e trovare i suoi parenti e a casa loro è ospitata: la vecchia e acida
zia Hester, la cugina Margot, e lo zio Fred. Armand non voleva che la ragazza
andasse in Inghilterra perchè ha paura di perderla, cioè ha paura che lei si
innamori sul serio di qualcun altro, però ha dovuto fare buon viso a cattiva
sorte ed acconsentire che lei andasse dove previsto. Ma qualcosa è andata
storta. Prima ha trovato sul tovagliolo un biglietto che le annunciava la sua
prossima morte, e poi, la notte seguente, qualcuno davvero ha cercato di
ucciderla, penetrando in camera sua, nonostante la porta fosse bloccata da un
pesante catenaccio e le finestre fossero chiuse dall’interno, e aprendo
il rubinetto del gas della stufa, per farla morire soffocata. Solo per un
miracolo si è salvata la mattina dopo.
Zia Hester, che sorveglia la ragazza, avendola vista in compagnia di unos
conosciuto, si precipita nella sala da té e qui apostrofa il giovane, facendo
una scenata. Intantyo Jenny è scappata via da una porta sul retro e quando Tom
la raggiunge, incontra un tipo che si qualifica come giornalista dell’Oeil,
che gli dice di aver spedito la ragazza da Sir Henry Merrivale, e poi gli
racconta la storia del tentato assassinio di Jenny, poichè lui, sì proprio lui,
Steve Lamoreux, un franco-canadese, ha salvato la ragazza, chiudendo il
rubinetto del gas: è sì un giornalista, ma è anche un segugio, una specie di
investigatore privato che lavora per Armand de Senneville, il quale lo ha
assunto per evitare che la ragazza incontri dei tipi inglesi. In quella veste
risiede a casa dei vecchi zii della giovane. Tuttavia non riesce a impersionare
fino in fondo la parte della carogna, e per questo sta cercando di evitare che
la ragazza soffra. Si offre di aiutare Tom. Siccome la ragazza potrebbe
riconoscere Steve, solo Tom va da Sir Henry Merrivale che dopo la guerra è
stato accusato di aver fatto spese indebite, e di avere troppi conti correnti
sparsi per mezza Europa, e così è stato messo nella condizione di dover
accettare di occuparsi dell’Ufficio Centrale Otto della Polizia Metropolitana,
costituito solo da lui, il cosiddetto Ministero dei Miracoli. Lì vanno a finire
tutti i casi più bizzarri che solo lui può risolvere. E non a caso quello di
Jenny Linden lo è. Da Merrivale ritrova la ragazza che, interrogata, racconta
la sua notte di etrrore e l’incidente nella galleria acustica di St. Paul.
Merrivale ascolta l’ennesima ricostruzione dei fatti e poi si
illumina. Poi fa una telefonata, chiedendo di parlare ad un certo Sam che ha
tolto dai guai una volta che era stato trovato con sedici fanciulle tutte nude
e a lui chiede se in giro ci siano dei vent…
I ragazzi credono trattarsi di ventilatori. Ma che c’entrerebbero poi dei
ventilatori? NO. Merrivale ha chiesto al conoscente se sulla piazza di Londra
vi siano dei ventriloqui, e quello tra gli altri gli fa il nome di un certo
Charley Johnson, e gli da l’indirizzo. Il tempo di arrivare da lui, di suonare
il campanello, ed ecco che la ragazza si ritrova dinanzi il contadino che aveva
visto nella galleria acustica, spalancare la porta, con in mano un panino e un
bicchiere di whisky, indossando una vestaglia sgargiante, e piomabre giù per
gli scalini, restando riverso lì in strada, con un coltello piantato nella
schiena.
Tutto daccapo?
Merrivale, nonostante si fosse offerto di ospitare la ragazza, fa
dietrofront e la rimanda a casa degli zii, dove dice che sarà al sicuro: suo
scopo è invece tenere d’occhio Tom, che in realtà non è uno squattrinato
giornalista, ma un rampollo con una rendita annua di dodicimila sterline,
figlio del Commissario di Polizia di Londra, in quanto teme che il misterioso
assassino possa attentare alla sua vita: ma… perchè?
Fatto sta che lui, Tom, e Steve decidono di tenere d’occhio la ragazza
penetrando nella tenuta degli zii, in tempo per vedere Jenny, scortata dai
parenti, passeggiare per i viali. Avrebbero dovuto fare silenzio ma come al
solito Il Grande Vecchio con le sue maniere istrioniche fa sì che i sorvegliati
si accorgano della loro presenza. Jenny dichiara il suo amore ricambiato per
Tom, e intanto proprio Armand de Senneville, a giudizio di Merrivale è in
agguato da qualche parte pronto a colpire: non è per nulla a Parigi, ma lì a
Londra, e non vuole assolutamente che la ricca dote gli sfugga. Ma perchè
mai allora avrebbe tentato di uccidere la ragazza?
Jenny vuole entrare nel labirinto del parco degli zii contro il parere
contrario degli stessi. Tom la segue, e nell’intrico dei rami e dei cespugli,
qualcuno cerca di accoltellarlo, finchè dopo un furioso corpo a corpo Tom ha la
meglio. In tempo perchè accorra Merrivale e smascheri l’assassino.
The Man Who Explained Miracles, conosciuto anche con
l’altro titolo All in A Maze è il solo racconto che Carr scrisse intorno
alla figura di Merrivale, oltre a The House in Goblin Wood (già
analizzato in questo blog).Il racconto è stato pubblicato in Italia come L’uomo
dei miracoli in: La rivista di Ellery Queen Mondadori n° 6, 1956; Trad. non
citata: L’uomo che spiegava i prodigi, in: Ellery Queen Inverno
Giallo 1973; Trad. Ermanna Bombonati: L’uomo che spiegava i
miracoli, in: “Delitti quasi perfetti” Omnibus
Mondadori, 1978; Nel labirinto in: Le camere chiuse
di Sir H. Merrivale –
Il racconto
presenta una serie di caratteristiche interessanti: innazitutto la Camera
Chiusa, risolta assai brillantemente (un qualche sentore comunque l’avevo
avuto). La trovata del gas è brillante. Ancor più quella dello spirito
sussurrante nella galleria acustica: Carr ricorre ancora una volta ai
ventriloqui, cui era ricorso più volte precedentemente. Accenni a ventriloqui
si trovano in svariati romanzi, da Four False Weapons a Death-Watch, da The Red Widow Murders a The Mad Hatter Mystery, a The Ends of Justice .
Il trucco della galleria, mi ha ricordato un’ altra volta in cui Carr parla
di un evento che accade in una galleria, che è quando in Fire, Burn!
scrive di una galleria in cui un uomo muore per una pallottola che non è stata
sparata da alcuna persona (almeno sembrerebbe così).
Ma ci sono
anche altri riferimenti: è come se Carr abbia inserito qui il meglio della sua
attività di scrittore in fatto di trucchi. Per esempio vi è uno sdoppiamento di
persona, ossia una persona che ha due identità, una vera ed una fittizia. Anche
questa è una rimembranza del Carr giovane che aveva scritto It Walks By
Night: infatti lì Laurent e Saligny sono due identità della medesima
persona. L’attentato nel labirinto di notte mi ha ricordato molto le atmosfere
di J.J. Connington (che Carr conosceva bene e che aveva inserito nei suoi
romanzi, primo fra tutti proprio It Walks By Night), e anche un suo
romanzo in cui un delitto è perpetrato in un labirinto: Murder in the
Maze, 1927.
Inoltre,
quando Carr parla dell’Ufficio di cui è a capo Merrivale, l’Ufficio Centrale
Otto della Polizia Metropolitana, ossia il cosiddetto Ministero dei Miracoli,
io credo che citi un altro suo personaggio, quel Colonel March che viene messo
a capo, nei racconti che lo riguardano, di un cosiddetto “Department of
Queer Complaints”. D’altronde, nella stessa raccolta in cui è contenuto All
in A Maze, sono contenuti anche due racconti col Colonnello March: William
Wilson’s Racket e The Empty Flat.
Il racconto
non è notevole però solo per le citazioni e per la soluzione (anche se dei due
racconti di Merrivale, è piaciuto sempre l’altro, un capolavoro assoluto, The House in Goblin Wood, per la serie di
trabocchetti e per la soluzione da Grand Guignol, che
in quel caso ricorda ancora una volta It Walks By
Night), ma anche per una caratteristica su cui abbastanza non ci si
sofferma, cioè l’umorismo in Carr: molto spesso Carr per non appesantire
eccessivamente l’atmosfera, che già di per sè è molto spessa greve, ricca di
particolari orrorifici ( fantasmi, sparizioni, cadaveri in putrefazione o
murati) , di drammi e delitti, inserisce spesso delle battute che sveleniscono
le varie scene. Quest’inserimento di battute, spesso spassose, non è tanto
presente nei romanzi e racconti con Fell (laddove il tutto cede il passo a
commenti salaci e pompose autocelebrazioni, oppure alle consuete esclamazioni (Poffarbacco,
Arconti d’Atene, etc..), ma in quelli con Merrivale laddove la
figura del detective, tratteggiata su quella di Churchill, ne è invece la
brutta copia, una copia sgraziata, ridicola, mancando del tutto invece in
quelli con March e Bencolin laddove le atmosfere sono le più tenebrose che Carr
abbia in assoluto inventato.
“– E’ stato a New York …che avete distrutto una stazione della
metropolitana e avete preso l’assassino giusto, con le prove sbagliate?”. –
Caro ragazzo, non so di cosa parliate-lo sguardo del vecchio era austero. – E a
Tangeri, mi pare, avete fatto saltare per aria una nave e avete lasciato
fuggire il vero colpevole solo perchè vi piaceva? – Visto come mi trattano?
…Non hanno rispetto per me!” (pag. 134-135).
“E perchè avete avuto dei fastidi con il governo? – insistette. – Sembra
che io abbia speso più del dovuto o, che mi venga un accidente, più di quanto
possa giustificare. Sembra anche – lo credereste? – che non avrei dovuto avere
un conto in banca a New York, a Parigi, a Tangeri, e a Milano. – E voi non lo
sapevate, naturalmente?. – Io ?” (pag. 135)
“A mettermi in croce è stato un vecchio amico. Per non fare il nome di quel
pidocchio, dirò soltanto che è il procuratore generale”
“..con le prove che ho in mano potrei farti pagare una multa di centomila
sterline o sbatterti in galera per cent’anni e rotti… – Vi sembra giusto? –
Certamente no! – “Comunque”, mi dice con una multa dimenticheremo tutto, A
patto che… – A patto che? – Mi costringono a star qui nel mio
vecchio ufficio, vedete? Devo occuparmi dell’Uffcio Centrale Otto della Polizia
Metropolitana. – Ma che cos’è questo Ufficio Centrale Otto? – Sono io, spiegò
Henry Merrivale.” (pag. 135-136).
““- Avete mai sentito parlare di Sir Henry Merrivale? – Sir Henry Merivale?
– Sì. – Ma è un uomo terribile! – esclamò Jenny – E’ grasso e calvo, bestemmia,
fa scenate e sbatte la gente fuori dalla finestra. – Forse non è proprio il
seduttore che crede di essere – ammise Tom. – Ma sa spiegare i miracoli (N.d.
R. : ecco il riferimento al titolo del
racconto!) –
Mi ero proprio sbagliata, a proposito del vostro Henry Merrivale! – Sì? domandò
Tom. – Sì,sì! Non bestemmia, non fa scenate e non butta la gente fuori dalla
finestra. E’ un vero micione. – Ehm! – Il grand’uomo faceva il modesto. –
Francamente… – Tom sbirciò il gufo imbalsamato dietro la scrivania – ..non mi
sembra il termine più adatto per lui” ….Il “micione” li stava guardando con una
malignità che fece drizzare i capelli in testa a Jenny” (pag. 122-137).
” – Io ho una casa, una moglie, due figlie e due fannulloni di generi che
mantengo da otto anni ( N. d. R. : per chi non l’avesse capito, le spese pazze
di cui si è parlato precedentemente probabilmente erano causate dalla
situazione familiare). Dunque potreste venire anche voi. – Volete dire.. –
esclamò Jenny….Non so proprio come ringraziarvi! – Zitta – le impose il
grand’uomo, in tono austero.” (pag. 138)
“Poi ci sono i vostri vestiti – riflettè Merrivale… – Avete un abito molto
carino (N.d.R. : Merrivale è sempre rattigno con le belle ragazze!)… – Già i
miei vestiti. Me n’ero dimenticata! – Non preoccupatevi – disse Henry Merivale,
con una punta di allegria satanica. – Manderò un poliziotto a ritirarli.” (Pag.
138).
- “Senti un po’ ragazza. Voglio parlare con Sam..Oh, sì che posso! Sono il
vecchio. Digli solo che l’ho tolto dai guai quella volta che era con sedici
fanciulle nude ed è arrivata la polizia. Sì, sì, il vecchio…- Sei tu, Sam? Come
stai?…Quanti “vent” ci sono sulla piazza, attualmente? … Tom alzò gli occhi al
ventilatore che ronzava sopra la sua testa, poi lui e Jenny si guardarono
sbalorditi. – Solo tre? Ne sei sicuro?….Per l’ultima volta – il tono di Tom era
disperato – volete dirmi che cosa c’entrano i ventilatori? Merrivale calò ancor
di più sugli occhi la falda del cappello. – E chi ha parlato di ventilatori? –
tuonò. Io no..! Io ho detto vent… che in gergo tratrale significa ventriloquo”
(pagg. 144-145).
“- Che vecchio ottuso, cacciatelo a testa in giù in una pattumiera”. Poi
capiscono quello che avevo in mente e allora urlano: “Tiratelo e fuori e
ripulitelo!; noi non ci saremmo mai arrivati!”. Per forza che non ci sarebbero
mai arrivati, i merli che stanno a guardare le stelle!” (Pag. 148).
“Lamoreux mandò Henry Merrivale su tutte le furie chiamandolo “papà”…. –
D’accordo, papà. Siete voi il capo.Ma siete sicuro di conoscere abbastanza la
storia di questo edificio da potercela illustrare? – Io? – Henri Merrivale si
offese. – Il palazzo di Hampton Court – muggì – iniziato dal cardinale Wolsey
nell’anno 1515… – Papà, buono! – Sono o non solo la guida? – domandò altezzoso
Henri Merrivale” (Pag. 151).
“Sir Henry Merrivale, di umore più esasperante del solito, sedeva su una
carriola rovesciata (N.d. R. : qui addirittura abbiamo una figura retorica: un
ossimoro= unione paradossale di due rtermini antitetici. Notare come per una
delle poche volte nel brano Hernry Merrivale viene indicato dal titolo
nobiliare Sir. La cosa viene inventata da Carr proprio per raggiungere un
risultato che opponga la nobiltà allo stare seduto su una carriola, cioè una
cosa ridicola)…..Dal passaggio a volta che portava al secondo cortile un
“Pssst! ” li chiamò, facendo balzare dalla carriola Sir Henry Merrivale” (Pagg.
147-150)
Inoltre,
anche qui, c’è la tendenza di Carr a sfoggiare conoscenze, date, nomi e
riferimenti storici:” – Alla nostra destra,
abbiamo i famosi giardini di Hampton Court, quanrantacinque acri di eleganti
spinaci, coltivazione iniziata da re Guglielmo Terzo e portata a termine nel
1734. – Per l’amor di Dio, state attento. Guglielmo terzo è morto nel 1702.
Henry Merrivale fece un mezzo giro sui se stesso, coi pugni dui fianchi. – E
credete che non lo sappia? Ho forse detto che fu quel vecchio seccatore a
portarli atermine? Ho detto che iniziò la coltivazione, giovanotto, e se non
chiudete la bocca e non la smettete di interrompermi, io vi… – Papà! Da bravo,
parlate piano! All’anima, vi si sente fino a Thames Ditton! “
(pag. 152).
Insomma, un
bellissimo racconto.
Pietro De Palma
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