Oggi è la volta di un romanzo famoso di John Dickson Carr, It Walks By Night , “Il Mostro del Plenilunio”, cui sono
legato da filo doppio: con esso Carr cominciò la sua carriera di
scrittore di romanzi; acquistando una copia dei Classici del Giallo
Serie Oro di questo romanzo, io ho cominciato la mia carriera di lettore
appassionato di Carr.
It Walks By Night,
fu pubblicato nel 1930. Fu la prima opera di Carr di un certo spessore,
il primo romanzo. Precedentemente Carr aveva scritto e pubblicato dei
suoi racconti, in cui aveva già sperimentato alcuni dei temi che
avrebbe sviluppato in tutte le sue opere successive. In particolare uno
di questi quattro racconti, costituì la base che successivamente lo
stesso Carr avrebbe ampliato creando il suo primo romanzo. Cito un breve
estratto di un mio breve saggio, il primo, pubblicato sul Blog
Mondadori: “Per
quanto riguarda il romanzo breve, T.J.Yoshi, riporta nel suo “John
Dickson Carr: A Critical Study”, che “Grand Guignol”, fu un romanzo
breve, scritto e ultimato da Carr a Parigi; e che lo stesso, una volta
tornato Carr in patria, fu pubblicato sullo stesso giornale che aveva
pubblicato gli altri racconti, “The Haverfordian”, tra il marzo e
l’aprile del 1929: Grand Guignol non fu altro che la prima versione
semplificata di “It Walks By Night”, Il Mostro del Plenilunio. Nello
stesso 1929 Carr provvide a sviluppare il suo primo romanzo con Bencolin
(proprio utilizzando Grand Guignol), pubblicandolo nel 1930 ( Pietro De Palma: La prima produzione di John Dickson Carr: i quattro racconti di Bencolin
La
trama è particolarmente complessa, ed è un tripudio di situazioni
macabre, impossibili, e orrorifiche, quasi che Carr vi avesse messo
dentro tutto ciò che amava, non immaginando il successo che avrebbe
avuto, perché potesse essere associata a lui: insomma, un romanzo degli
eccessi.
Alexandre
Laurent è quello che ora definiremmo uno psicopatico, uno che uccide
per provar piacere alla vista del sangue. Al dottor Grafenstein che lo
ha esaminato, dopo il suo arresto seguito al suo tentativo di omicidio
ai danni della sua giovane moglie Louise, Laurent aveva detto di aver
sentito l’impulso di uccidere la moglie proprio perché l’amava: era
affetto da iperestesia, collegata ad un bisogno erotico: si eccitava in
maniera anomala pensando a situazioni oscene. Insomma…un maniaco
sessuale. E’ questo che Louise ha sposato, solo che se n’è accorta
troppo tardi. Fatto sta che Laurent viene internato in una casa
psichiatrica privata, dato che è di famiglia ricca, ma da lì fugge. Si
rifugia dal dottor Rothswold, un medico noto tra i criminali, perché si
dice possa cambiare i connotati delle persone con operazioni di
chirurgia plastica. Fatto sta che un giorno, di notte, un poliziotto
vede un tale che esce fischiettando dalla villa-ambulatorio del
chirurgo, portando due valigie, e che lo saluta allegramente. Poche ore
dopo, allertata dalle segnalazioni di vicini che parlano di strepiti di
gatti, la polizia irrompe nella villa e non vi trova né Laurent né
tantomeno il dottore, ma solo..la testa di Rothswold dentro uno dei suoi
catini, su uno scaffale: del corpo nessuna traccia. Forse in quelle due
valigie che portava Laurent?
Ora
Laurent è scomparso, ma un bel giorno ricompare allorché il Duca di
Saligny, un appartenente al bel mondo parigino, ricco, famoso e anche
sportivo indefesso, e grande tennista (a pag. 6 del romanzo originale si
legge : “It was always, The Duc of Saligny, is expected to give Lacoste
a strong fight in the seminfinals at Wimbledon tomorrow”), decide di
impalmare Louise. E minaccia il duca di farsi da parte, per non cadere
vittima della sua vendetta.
Saligny
non vi presta attenzione e sposa Louise, la ex moglie di Laurent..
Fatto sta che a quel punto si verifica un fatto che avrà ripercussioni
nel finale della storia: la sposa, alla presenza di Bencolin, Giudice
Istruttore e Capo della Polizia, e dei suoi testimoni, tra cui Jeff
Marle, il narratore, e lo stesso dottor Grafenstein, rivela che Laurent
le è apparso a casa dell’avvocato Kilard durante una festa, nel bagno di
casa, mentre impugnava una cazzuola da muratore. Nell’altra camera
c’erano Saligny ed un suo amico carissimo, Edouard Vautrelle, che poi
Bencolin scoprirà essere un nome fasullo, adottato per nascondere la
vera identità: infatti è un impostore, che si atteggia ad esule russo,
fuggito in seguito alla rivoluzione bolscevica, un maggiore del decimo
cavalleria cosacca dell’esercito imperiale dello Tzar Nicola II, senza
esserlo. Come poteva Laurent scomparire in un attimo da una stanza,
senza che altri lo vedessero, penetrare ed uscire da una casa in modo
assolutamente straordinario? Il fatto è questo: Laurent si è vantato in
passato proprio di fare questo. Possibile? Grafenstein pensa che la
signora abbia avuto un’allucinazione, ma vi è una prova, asserisce
Louise: una cazzuola da muratore, che prima dell’apparizione, in quel
bagno non c’era. E perché mai del resto, una cazzuola si sarebbe dovuta
trovare in un bagno?
Ma
accade il primo delitto. Da Fenelli’s, un ristorante con tavoli da
gioco, musica, ballo e quant’altro, viene ritrovato il duca ucciso,
decapitato, in una saletta da gioco: il duca vi è entrato, e ovviamente
siccome nessuno ha visto nulla, l’assassino doveva essere già appostato
lì. Il problema è uno: come ha fatto ad uscire? Le uscite erano
sorvegliate a vista da Bencolin stesso e da uno dei suoi uomini più
fidati, François. E l’unica finestra dista più di dieci metri dalla
strada. Impossibile. Nessuno sarebbe potuto fuggire, ma in fin dei conti
si è volatilizzato. Come ha fatto?
La
moglie non era lì vicino ed il suo amico Vautrelle, di cui per un
momento si sospetta il coinvolgimento, viene in pratica scagionato
proprio da François, con cui stava chiacchierando probabilmente mentre
il Duca veniva decapitato; per di più anche lui testimonia che da quella
uscita, dove era appostato il poliziotto, nessuno è uscito. A
sconcertare è l’ora della morte: infatti, ci si è accorti dell’omicidio,
perché qualcuno ha suonato un campanello nel fumoir per chiamare un
cameriere; che poi, scoperto l’assassinio, ha dato l’allarme. Per quale
motivo, quindi è stato suonato il campanello? E se è stato suonato, e la
cosa è certa, può essere che sia stato suonato non da dentro ma da un
qualche altro posto qualunque? Ma compare un nuovo personaggio: proprio
da Jeff Marle, viene scoperta, completamente nuda, una donna bellissima,
al buio, in una stanza esattamente sopra quella in cui è avvenuto
l’omicidio: è Sharon Grey, amica di Raoul, e di lui segretamente
innamorata, ma anche ufficialmente amante di Vautrelle: proprio lei,
conferma a Bencolin alcuni suoi indizi: qualcuno le è apparso al buio,
poco prima, dicendole che Raoul non sarebbe più venuto perché aveva “un
appuntamento coi vermi”: aveva le mani sporche di sangue. Lei parla
della calma glaciale della vedova, e quella dell’abilità di Laurent di
trasformarsi in una persona che lei e Saligny avrebbero potuto
conoscere: in pratica, reindirizza le indagini nei confronti di
Vautrelle. Che però, anch’egli viene ucciso. Nella villa di Sharon Grey a
Versailles. Da Laurent? O da qualcun altro?
Intanto
qualcuno è rientrato nella notte dell’omicidio di Saligny in casa sua
perché il maggiordomo ha sentito dei rumori: dallo scrittorio dello
studio son stati sottratti documenti, ma non il milione di franchi che
era nella cassaforte. E dal mazzo di chiavi, manca solo la chiave della
cella dei vini, in cantina. Qui, accanto ad una parete sgombra da vini,
viene scoperta della calce e per terra una cazzuola da muratore: con
pochi colpi di piccone viene sfondato il muro, e da lì emerge l’occhio
vitreo del volto di un uomo. Il corpo nella cantina è però così
decomposto da poter essere stato ucciso solo almeno tre settimane prima
del ritrovamento: chi è?
Bencolin
ha capito chi possa essere, e quindi poco dopo saprà inchiodare
l’omicida. Che ha ucciso Saligny e Vautrelle ma non quell’altro uomo.
Tre omicidi, due assassini. Un finale memorabile.
Il romanzo di Carr è un’opera acerba senza dubbio, ma anche – dicevamo –un romanzo degli eccessi.
Innanzitutto
è un romanzo gotico. E si sa, tutto o quasi il ciclo di Bencolin ha
atmosfere gotiche. Ma qui l’atmosfera macabra è opprimente, e genera una
tensione palpabile. Che se realmente insostenibile, risulta poi alla
fine in qualche modo falsa: come dice il proverbio “il troppo stroppia”.
Carr usa tutti i trucchetti del mestiere, come se fosse uno scrittore
di lungo corso: i vari avvenimenti di solito si verificano di sera, i
delitti avvengono al chiarore delle candele o a quello della luna; morti
nascosti dietro muri, sparizioni e macabro a volontà. Chi ci richiama?
Poe. Che è citato nel romanzo. E poi emulato in uno dei suoi racconti
più famosi, La Botte di Amontillado.
Poe
maestro di atmosfere, di terrore, di paura, di tensione; Carr maestro
di atmosfere, di terrore, di paura, di tensione, ma anche di
originalità, sapiente miscelatore di gotico, col fantastico e col
raziocinio al suo massimo splendore. Anche se qui, le atmosfere sono
troppo orrorifiche.
Già
il primo capitolo ci introduce a queste atmosfere: si chiama “Il
patrono dei becchini”. Comincia con la descrizione di una creatura
fantastica in cui si sarebbe potuto trasformare chiunque, donna o uomo,
nella Parigi medievale: un licantropo. Il testo è contenuto in un libro
di proprietà di Alexandre Laurent, un pazzo che Bencolin deve fermare
prima che ne vada di mezzo il Duca di Saligny. Ma è utile far notare che
Carr introduce un licantropo, per parlare invece di Laurent. Ed è in
una Parigi rischiarata dai lampioni, così simile alla Londra di Jack the
Ripper, che una creatura infernale, della notte, colpisce, e si
identifica in Laurent. Le descrizioni orrorifiche abbondano, ma io
controcorrente, invece di citare quelle che citano tutti, indico due che
mi hanno particolarmente colpito. Perché non solo sono espressione del
gotico, ma anche di un’altra delle caratteristiche di Carr : saper
miscelare gli elementi in maniera tale da generare tensione e da
accrescerla senza mai strafare.
Fine 1^ parte
Fine 1^ parte
Pietro De Palma
La seconda parte, domani, 25 dicembre
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina