Pubblicato nel 1946 con nome e cognome propri, Within That Room!,
viene tutt’oggi, presso alcuni, definito più che un mystery, un romanzo
dell’horror. Ma più che altro è un romanzo mystery con una forte e
decisa connotazione di genere gotico.
John (Francis) Russell Fearn nacque nel 1908 a
Worsley nel Lancashire (U.K.). Pubblicò moltissimi romanzi, soprattutto
di ambito western e fantascientifico. In quest’ambito eccelse,
conquistando masse di lettori, con lo pseudonimo di Vargo Statten. Con
altri pseudonimi, firmò romanzi di genere diverso: Thornton Ayre, Polton
Cross, Geoffrey Armstrong, John Cotton, Dennis Clive, Ephriam Winiki,
Astron Del Martia, etc..
Fearn pubblicò anche 26 romanzi polizieschi sotto
molteplici firme, di generi diversi: tra questi, parecchi contenevano
Camere Chiuse.
Fearn morì nel 1960.
Within That Room! Parla in sostanza di una stanza che uccide. E’ il vecchio soggetto inventato da Eden Phillpotts con The Grey Room, e poi rinfrescato da altri autori, tra cui per esempio il John Dickson Carr, autore di The Door to Doom.
Qui c’è un’eroica infermiera dell’ Auxiliary
Territorial Service (ATS) che, immediatamente dopo il secondo conflitto
mondiale, eredita piuttosto inaspettatamente, da uno zio bislacco,
famoso entomologo, una proprietà circondata da un’aura strana ed
inquietante: Sunny Acres. Vera Grantham, non crede affatto alle vecchie
storie di fantasmi che circondano il castello ereditato dallo zio
Cirrus; eppure, si trova subito dinanzi all’ostilità della gente, quando
si sa in giro che è lei la nuova proprietà del maniero: nessuno vuole
accompagnarla, così la giovane, finisce con l’accettare l’offerta di un
giovane che non conosce, un aviere della RAF, reduce di guerra quanto
lei, Dick Wilmott, che sta tentando di aprire un negozio di riparazioni
radio. Sulla scalacagnata auto di lui, raggiungono il maniero, abitato
solo da due domestici, i coniugi Failworth, lui maggiordomo, lei cuoca e
governante.
La giovane, appena arrivata, si aspetterebbe di
trovare un’atsmosfera serena, ed invece da subito, comincia l’estenuante
e pressante richiesta dei due domestici, a che la ragazza venda la
proprietà, per evitare di avere problemi, così come ne aveva avuti lo
zio della ragazza, Cirrus Merriforth, che era finito per avere seri
problemi psichiatrici, indotti dal luogo e dall’atmosfera, e dalla
presenza di fantasmi. Più però, i due domestici, ed in particolare la
moglie, cercano di terrorizzare la giovane, più ottengono come risultato
la sua apatia. Una sera la ragazza sorprende senza essere vista, i due
servitori intenti in cantina a pompare un liquido misterioso da un
tombino nel pavimento di pietra della cantina e a riapre ogni sorte di
recipienti a loro disposizione: i due indossano delle maschere antigas,
per proteggersi dalle venefiche e mefitiche esalazioni, che convincono
immediatamente la ragazza che li sta spiando, a cercare un qualche
aiuto. Così l’indomani mattina si reca a Godalming, un posto vicino dove
sta il negozietto di Dick Wilmott e prega il giovane, che di lei è
segretamente innamorato, di andare con lei al castello, spacciandosi per
fidanzati. La signora Failworth non crede minimamente che i due lo
siano, ma deve fare buon viso a cattivo gioco, capendo ben presto che il
gioco del terrore e della vendita del castello non riesce nel modo
auspicato: la giovane non vende, anzi, assieme al giovane, vuole
visitare la stanza maledetta, quella che aveva portato alla pazzia lo
zio, e in cui si dice si manifesti un fantasma, e il 21 giugno, anche
uno spirito malvagio: fatta schiodare la porta, i cui stipiti sono
inchiodati e le cui fessure sono tappate con nastro adesivo, i due vi
entrano: è una stanza completamente vuota, piena all’inverosimile di
polvere e dominata da un grande camino, il cui fondo è franato. Ben
presto avvertono un’aria malsana e cominciano ad avere seri problemi di
respirare, ed inoltre vedono materializzarsi un fantasma ghignante.
Devono uscire dalla stanza, per ritornare a poter respirare e a poter
soprattutto riflettere mente fredda.
Sempre più convinti, dall’atteggiamento dei
domestici che essi siano coinvolti ij una specie di macchinazione ai
loro danni, vogliono andare in fondo e così, recandosi allo studio
legale che ha curato il passaggio di proprietà dallo zio alla nipote,
vengono a sapere che un tale chimico analista, Harry Castairs, ha
offerto per rilevare il castello e la proprietà intorno, circa
quindicimila sterline; collegando alla professione del compratore gli
indizi concernenti il misterioso liquido pompato dal sottosuolo e il
puzzo mefitico che accompagna l’estrazione, si convincono dell’esistenza
di qualche fonte sotterranea, corroborata dalla scoperta in un libro
della biblioteca del castello, di notizie riguardanti il castello,
costruito pare su un’antica faglia vulcanica.
I due sospettano ora che quelle sensazioni di
soffocamento e il puzzo di uova marce, sia dovuto ad anidride solforosa
ed acido solfidrico, due sostanza presenti nei gas vulcanici, e che il
gas venga fatto salire nella camera tramite il condotto della canna
fumaria del camino: provano innanzitutto che l’atmosfera malsana nella
camera non esiste quando i domestici sono impegnati in altra attività e
non sospettano che i due giovani siano penetrati nella stanza. Tuttavia
il fantasma si manifesta e allora per trovarne la spiegazione, prima i
due addebitano la causa ad una misteriosa sostanza presente sul soffitto
della stanza, poi aggrappandosi all’edera rampicante della torre, il
giovane si issa fuori fino a vedere dall’esterno il vetro della
finestra, e trovando disegnata una figura corrispondente a quella che si
manifesta nella stanza cosiddetta maledetta. Nel volume trovato nella
biblioteca del castello manca la piantina del maniero, strappata da
qualcuno, così il giovane si da da fare fino trovare presso un
conoscente, una copie del libro da cui accede alla pianta del castello e
così capendo che alle cantine non si accede solo dalla scalinata
principale , ma anche da una scaletta di servizio.
Accadrà ancora molto, e rivelazioni continue si
accavalleranno fino alla fine drammatica, nella stanza delle torture del
castello.
Romanzo con una grande atmosfera,e con un ritmo
serrato, non mantiene sino alla fine le promesse, sgonfiandosi presto, e
soprattutto dando le risposte troppo presto, cosicché l’attesa della
rivelazione finale viene sostituita da quella concernente la vita dei
due giovani. I colpevoli si sanno sin dall’inizio e comunque una qualche
sorpresina riguarda solo il ruolo di uno dei due coniugi rispetto
all’altro, e quello del chimico analista. Per di più, i due giovani non
vincono con pieno merito la tenzone con i colpevoli e assassini dello
zio, in quanto riescono ad avere la meglio solo perché uno dei due
coniugi si ribella all’atro mentre Dick e Vera sono inermi, incatenati e
sul punto di venire torturati con i tizzoni roventi.
Un finale liberatore, tuttavia dominato dalla
vetustà dell’impianto, anche piuttosto elementare e puerile: fantasmi,
cattivi domestici (ovviamente come nella tradizione del romanzo mystery
super-antiquato), eredità contese, tesori, radici misteriose, veleni
infernali. E tuttavia non appartenente ad un tempo lontano, e per questo
scusabile, ma addirittura al 1946, come se gli anni trenta non fossero
mai esistiti: Fearn realizza una ghost comedy, infilando il motivo della
camera che uccide, ma troppo presto rivelandone i meccanismi mortali, e
quindi togliendo mordente alla storia. Ed impostando il romanzo al modo
delle storie di Nancy Drew, in cui le donne sono sempre esseri
indifesi, i fidanzati sono cavalieri che accorrono in difesa della
pulzella e se vi sono castelli, sicuramente i domestici devono essere
persone infide.
E’ interessante leggerla solo per gli amanti delle
Camere Chiuse, che ne vogliano aggiungere un’altra, all’elenco delle
opere lette e conosciute. Rimandiamo il giudizio su Fearn ad altre
opere.
Pietro De Palma
P.S.
Di Fearn, alias Vargo Statten, alias innumerevoli
altri pseudonimi, mi aveva fato le lodi Igor Longo, dieci anni fa. Ma è
anche vero che Igor, citandomi i suoi capolavori (tutti editi da
Garden), non aveva fatto menzione di questo romanzo. Mi era rimasto il
dubbio che lui non lo conoscesse (essendo una Camera Chiusa): ora invece
so,che non me ne aveva parlato perché evidentemente non lo riteneva di
valore pari agli altri citati.
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