Più passa il tempo, più mi
accorgo che l'inversione delle citazioni e dei rimandi, è una delle costanti nell’opera halteriana. Certamente,
questa è solo una mia personale ipotesi, che potrebbe non essere
suffragata dalla prova dei fatti; però è veramente strano che una prima
opera, a cui lui deve in certo modo essere piuttosto attaccato
(sentimentalmente), sia finita preceduta dalla sua seconda opera,
determinando un equivoco di fondo (si potrebbe forse spiegare questa
inversione temporale solo se lo stesso autore magari riconoscesse di
aver proceduto in secondo tempo ad una revisione del testo originario).
Che del resto ben pochi conoscono.
Era
il 1986, quando l’allora sconosciuto autore alsaziano Paul Halter,
innamorato del Mystery classico ed in particolare di John Dickson Carr,
di Agatha Christie (e Clayton Rawson), ma che aveva letto molti altri
autori, tentò la carriera di romanziere di successo, pubblicando il suo
primo romanzo.
Il lettore attento e indefesso di blog anche
stranieri e di siti che vanno per la maggiore, obbietterà che il mio è
un errore di fondo: non era il 1986, ma il 1987. Già, perché molti siti
anche autorevoli, hanno sempre posto in evidenza come il primo romanzo
di Paul Halter, fosse stato La Quatrieme Porte, “La Quarta Porta”. E messo in evidenza come Halter, col suo primo romanzo, La Quatrieme Porte,già
vinse un primo concorso di letteratura. Questo si dice in giro, ma non è
detto che risponda per forza a verità. O almeno a tutta la verità.
Prima di diffondere delle cose, bisognerebbe esserne sicuri.
Eh sì, perché invece, miei cari lettori,
contrariamente a quanto affermato da alcuni siti anche abbastanza
interessanti, il primo romanzo scritto da Paul Halter, non fu La Quatriéme Porte bensì La Malediction de Barberousse, romanzo che fu scritto nel 1985 e autoprodotto, e col quale Halter partecipò “al
“Prix de la Société des Ecrivains d’Alsace et de Lorraine” nel 1986. E
lo vinse. Da lì cominciò la sua carriera, che poi ebbe un’impennata
quando l’anno dopo vinse con “La Quatrième Porte” il “Prix du Festival
de Cognac” e due anni dopo con “Le Brouillard Rouge” l’importantissimo
“Grand Prix du roman d’aventures”. Insomma, nel 1988, poteva dirsi
arrivato al successo, che poi non lo ha più abbandonato” (http://lamortesaleggere.myblog.it/archive/2012/02/18/paul-halter-la-maledizione-di-barbarossa-il-giallo-mondadori.html ).
E’ vero tuttavia che parecchi possono essere
incorsi nell’errore di fondo, di fidarsi di quanto Halter schizza
all’inizio del romanzo: Alan Twist, il personaggio principale creato da
Halter, viene presentato in La Quatriéme Porte come ex-ispettore, mentre in La Malediction de Barberousse, Twist
viene presentato invece come criminologo. In definitiva quindi, se
dovessimo fidarci dei ruoli creati dallo scrittore alsaziano, La Quatriem Porte dovrebbe essere il primo e non il secondo romanzo.
Così, a me parrebbe che Halter si
sia rifatto , in questa inversione temporale, a Ellery Queen, che nel 1930
aveva pubblicato la sua opera prima The Roman Hat Mystery, in
cui Ellery Queen veniva presentato come un tipo saccente, con una
cultura enciclopedica (ricalcando lo schema di successo in quegli anni
del Philo Vance di S.S. Van Dine) e anche sposato, padre di un bimbo, e
oramai residente in una villa in Italia. Fatto sta che nei romanzi
successivi, la figura di Ellery Queen viene per così dire riformulata e
ripensata, e addirittura il suo quinto romanzo The Greek Coffin Mystery (1932),
introduce il lettore alla rivelazione che questo fu la prima grande
avventura di Ellery Queen. In altre parole, Ellery Queen annunciava come
il suo quinto romanzo pubblicato (il quarto della serie incentrata
sulle avventure dell’omonimo detective) atteneva ad un tempo che
precedeva quello della sua prima apparizione editoriale, The Roman Hat Mystery.
Paul Halter procede in maniera simile ad Ellery Queen, divergendo però ad un certo punto: infatti, lui scrive prima La Malediction de Barberousse,
che partecipa nel 1986 ad un Concorso che potremmo dire “regionale”, in
un certo senso un concorso minore, fatto per provare le proprie qualità
e per farsi conoscere, ma identifica Twist come criminologo, cioè gli
attribuisce la qualità che avrà nella serie. Tuttavia il romanzo non
viene pubblicato ufficialmente, ed infatti nella sua lista bibliografica
viene ascritto al 1995 come pubblicazione. Invece il primo romanzo ad
essere pubblicato, non ad essere scritto – questo è l’errore di fondo – è
La Quatriéme Porte, in cui Halter fa esordire Alan Twist come
ex-ispettore. Ma, se vediamo bene, Halter non ricalca Ellery Queen nella
sua pensata: ricorre infatti ad una inversione della prospettiva: The Roman Hat Mystery
è il primo romanzo ad essere stato scritto e pubblicato, ma nella
realtà fittizia della cronologia delle avventure di Ellery Queen,
diviene secondo al quinto romanzo ad essere pubblicato; La Quatrieme
Porte pur essendo il primo romanzo ad essere pubblicato e in cui lo
stesso Twist è presentato con una figura professionale che ricorda una
sua precedente e non ricordata mansione lavorativa in polizia, è stato
in realtà il secondo ad essere stato scritto.
Tuttavia, è anche vero, come da me affermato in
altri frangenti, che Halter crea dei rimandi, che possono essere voluti o
inconsci, data la grande quantità di autori sulla lettura dei cui
romanzi, lui si è formato: Halter…
si è sempre professato estimatore di Carr, Christie (e anche Rawson). E
così, accade (ed è accaduto in passato) che parecchie volte egli abbia
citato i suoi autori preferiti. Io la penso così. In passato questa
posizione l’ho esternata parecchie volte a Igor Longo, che ho trattato
per molti anni, e che è il suo traduttore italiano ed un suo amico: più
che una semplice decantazione di espedienti inventati da altri, a me è
sembrata da sempre la consuetudine di un tributo ideale ai suoi miti.
Per questo, leggere un romanzo di Paul Halter, se è un piacere per
l’appassionato, diventa poi un piacere per il critico che potrà
riconoscervi i molti influssi mascherati. In parole povere, la semplice
lettura di un romanzo, diventa, nel caso di Halter, una meta-lettura.
Io, lo sapevo da parecchi anni: me ne parlò per la
prima volta proprio Igor Longo una decina di anni fa, che per primo mi
spinse a leggere l’opera di Halter. Igor è un amico di Halter, e come
tale, abbiamo trattato molte volte i soggetti delle opere tradotte in
Italia e di quelle che sarebbero dovute esserlo. Pochi tuttavia sanno
che Igor, pur essendo stato il patrocinatore della diffusione attraverso
Mondadori, sul mercato italiano, delle opere di Halter, poiché allora
non era ancora nella posizione che avrebbe avuto più tardi, lasciò che i
primi romanzi di Halter tradotti in Italia non lo fossero da lui ma da
Marianna Basile (il primo romanzo di Halter ad essere tradotto in Italia
fu Testa di tigre G.M. N. 2413, seguito proprio da La Quarta Porta N.
2438). In seguito Igor cominciò a tradurre gli Halter ( il primo fu
Cento anni prima N. 2503) anche se Il Cerchio Invisibile N.2538 figura
ancora con la traduzione di Marianna Basile. Da questo momento in poi,
tuttavia, il traduttore ufficiale di tutti i restanti romanzi di Halter,
sino ad oggi, è stato Igor Longo.
Proprio per accertare con assoluta sicurezza (sono
vicino ai cinquanta anni e quindi la memoria non è più come una volta)
la verità dell’inversione temporale deLa maledictiondeBarberousse rispetto a The Fourth Door, tempo fa l’ho confrontata con le conoscenze di John Pugmire, che alla mia domanda :
In theEnglish-language blogs showing thecomplete bibliographybyPaulHalter, “The Fourth Door”is placedin the middleof the listaspublished in 1995. But I knowthatit was not the first his work, but this was “La maledictiondeBarberousse”, a novel self-producedin 1986, ayear before “TheFourthDoor”.Success camewiththis last novelwhich thennormallyfiguresashis first publication. What can you tell about it?
così ripose:
The first novel Paul actually wrote was La
Malediction de Barberousse, but it was only self-published locally.
Then La Quatrieme Porte was published in 1986. I first learned about
Paul through Bob Adey’s book (1991 edition). I bought as many books as I
could in 1992 and decided to try translating one of them. Meanwhile the
publishers put me in touch with Bob and I sent him summaries of all the
books I’d read. Bob then put me in touch with Roland Lacourbe, who in
turn put me in touch with Paul (all this happened before the internet).
After I sent Paul my first translation: The Fourth Door, we started
communicating and I told him how much I liked the central puzzle in
Malediction. That was around late 1994 I think. No sooner had I said
that than Paul authorized Le Masque to publish it, based, he said, on
the fact that I liked it. It came out in 1995.
Cioè quello che sapevo io e quello che sa lui, è la verità.
Sarebbe
giusto, allora, a questo punto chiedersi, perchè mai delle notizie
imprecise vengono diffuse da parecchi soggetti e parecchi siti.
Passiamo ora però alla sostanza, “ad substantiam”, come dicevano i nostri lontanissimi antenati.
Cos’è La Quatriéme Porte nell’ambito della
produzione Halteriana? Sicuramente è una delle sue migliori opere, e
possiamo spingerci a definirlo un vero e proprio capolavoro.
Perché? La risposta è semplice e complessa al tempo stesso: se si legge La Malediction de Barberousse,
si capisce come sia un’opera in certo modo ancora acerba, pur essendo
già piuttosto ardita: il fatto è che lo è troppo, secondo quel modo di
procedere tipico di chi non sa se continuerà a scrivere romanzi e che,
per far colpo, crea una trama il più possibile mirabolante, che provochi
lo stupore del lettore, tuttavia però non riuscendo alla fine a fornire
delle spiegazioni fino in fondo rispondenti ai quesiti proposti, e
nello stesso tempo, nel suo omaggio ai grandi scrittori che lo hanno
preceduto, non riuscendo a incastrare le citazioni ed i rimandi
letterari in quella maniera mirabile, che poi è una delle sue
caratteristiche di fondo. Esse, invece, risultano essere troppe e talora
pure ridondanti : “ad esempio “per
creare la leggenda di Barbarossa, si serve di una serie di circostanze
derivate da altrettanti lavori di altri scrittori: per es. il soldato
ucciso in strada, è chiaramente derivato da Chesterton, così come il
tedesco ucciso sul tetto del ponte cita “il secondo problema del ponte
coperto” di Hoch; a Carr si riallaccia per il luogo dell’omicidio, una
torre (He Who Whispers o The Case of the Constant Suicides) e da esso
trae, variando al contrario da The House In Goblin Wood il tema del
cadavere portato nella casa anziché l’opposto; dalla Christie invece
trae spunti per la soluzione da The Murder of Roger Ackroyd, e da Evil
under the Sun (la vittima che si mette d’accordo col suo assassino
volendo giocare uno scherzo ad altri, non sapendo che la vittima sarà
lei)” (artic. cit.).
La Quatriéme Porte, invece, è un romanzo
con una trama perfettamente congegnata, e le cui citazioni sono
perfettamente incastrate nella trama, e pur riconoscibili all’occhio del
lettore dotto e attento (non tutti lo sono), sono però sempre inserite
non a caso: del resto, se non si sapesse che il dodicesimo romanzo ad
essere stato pubblicato (il nono nella serie di Twist) non è tale ma che
invece fu il primo ad essere stato scritto, non si capirebbe la
stranezza della immaturità di fondo del plot, tanto più strana in quanto
i romanzi che attorniano La Malediction de Barberousse, (pubblicato nel 1995), cioè Le Cercle Invisible (Il Cerchio Invisibile) del 1996 e Le Diable de Dartmoor (Il Demone di Dartmoor) del 1993 e A 139 Pas de la Mort
(A 139 passi dalla morte) del 1994, sono degli eccellenti romanzi,
assai mirabilmente costruiti e le cui spiegazioni sono perfettamente
rispondenti alla costruzione degli enigmi.
P. De Palma - fine 1^ parte
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